Mario Monti e l’occasione italiana

Tricolore
14 novembre 2011. L'economista Mario Monti è il Premier italiano incaricato di formare un governo per gestire la delicata posizione dell'Italia all'interno dello scenario politico ed economico internazionale.

Ed oggi è anche il compleanno "ufficiale" del web: 14 novembre 1991.

A livello climatico, siamo in inverno. Ma si intravede qualche avvisaglia di primavera. Se non verrà sprecata l'occasione che l'Italia ha per iniziare una impegnativa risalita nel panorama mondiale.

Negli ultimi vent'anni, sono cambiate molte cose: la società italiana non è più ancorata alla triade: tutti bianchi/tutti nati in Italia/tutti cattolici. E si è indebolito anche un altro binomio italiano storico: tutti con il lavoro fisso/tutti con una famiglia tradizionale.

La storia italiana, soprattutto dal Risorgimento in poi, è stata una continua lotta tra la buona Italia e la mala Italia. Il capitalismo italiano ha la forma di un artigianato che è riuscito a diventare industria nel secondo dopoguerra e a generare quelle che oggi vengono chiamate le "multinazionali tascabili". Il rapporto tra Stato e mercato è sempre stato conflittuale in Italia: un Paese uscito dalla povertà di massa soltanto dagli anni Sessanta del Novecento e che ha vissuto in maniera lacerante tutte le contraddizioni dello sviluppo capitalistico.

L'Italia non è un paese facile da comprendere, per chi non è cresciuto nello Stivale. E' un misto di vizi e virtù che non ha, probabilmente, paragoni nel resto del mondo. C'è un alto grado di disomogeneità interna, ma su alcune questioni il Paese è in sintonia su tutto il territorio, soprattutto quando si toccano determinate corde a livello emotivo. In un Paese di cultura latina e mediterranea, questo è comprensibile.

Ciò che il resto del mondo non comprende, è il labirinto italiano: l'insieme di complicazioni che ostacola l'azione di chiunque abbia voglia di fare qualcosa di buono in Italia.

I cambiamenti avvengono con molta lentezza in questo Paese: ma accadono anche qui.

Dagli anni Novanta ad oggi, il mondo ha iniziato a correre e l'Italia si è fatta trovare, in larga parte, impreparata di fronte al primo vero confronto con la globalizzazione. Quando l'economia italiana si è trovata a fronteggiare la concorrenza di sistemi economici più competitivi, è andata in difficoltà. Ed è venuta alla luce la mancanza di lungimiranza del ceto politico italiano, non attento alla crescita complessiva del Paese.

Imprenditori capaci, ma senza il sostegno istituzionale del proprio Paese: all'estero, molto spesso, è questo il pensiero sul tessuto produttivo italiano.

Culturalmente, gli italiani sono abituati a sperare sempre nello "stellone" durante i momenti di difficoltà. Ma, stavolta, affidarsi alla buona sorte e alle scorciatoie non produrrà risultati. Per risollevare il Paese, sono necessari sacrifici veri.

Nel frattempo, il mondo è diventato sempre più globale e con il web e le tecnologie di comunicazione, chiunque, oggi, può conoscere fatti e situazioni in tutto il mondo. Per l'Italia, aprirsi maggiormente al mondo è fondamentale. Non si tratta di perdere la propria identità: è, prima di tutto, una necessità di sopravvivenza economica.

E le reti digitali sono un alleato straordinario per poter diffondere le migliori qualità italiane nel mondo. Ma l'occasione non va sprecata, perdendosi in beghe da cortile.

Un paio di anni fa, ho avuto modo di ascoltare Mario Monti durante un suo intervento a Roma. Ne avevo scritto qui (su questo NòvaBlog). In quelle parole del 2009, si trovano già alcune analisi ed indicazioni utili per capire come affrontare la crisi e guardare oltre.

  • Gabriele Caramellino |

    @ Ioana
    E’ auspicabile un maggiore equilibrio nel rapporto economico entrate/uscite. Vedremo quali saranno le misure in tal senso.

  • Gabriele Caramellino |

    @ Ioana
    E’ auspicabile un maggiore equilibrio nel rapporto economico entrate/uscite. Vedremo quali saranno le misure in tal senso.

  • ioana |

    chiedo scusa a chi lege per la mia ortografia incoreta ,non sono italiana di nascita . io penso che abasando le tase sul lavoro,e in generale riducendo la presione fiscale lo stato guadaniera lo steso e gli italiani potrano aumentare i consumi che portera beneficio allo stato, e qualcuno di fori pensera anche di investire in italia. ad aumentare la presione fiscale ,introdure nove tase non portera che alla poverta del popolo e ad un scontento generale ,chi vive con un stipendio avra dificolta a pagare ancora di piu .per che un paese stia bene debono star bene queli che la abitano, e non potrano farlo se il 60%del loro guadanio la debono dare allo stato .
    grazie !

  • ioana |

    chiedo scusa a chi lege per la mia ortografia incoreta ,non sono italiana di nascita . io penso che abasando le tase sul lavoro,e in generale riducendo la presione fiscale lo stato guadaniera lo steso e gli italiani potrano aumentare i consumi che portera beneficio allo stato, e qualcuno di fori pensera anche di investire in italia. ad aumentare la presione fiscale ,introdure nove tase non portera che alla poverta del popolo e ad un scontento generale ,chi vive con un stipendio avra dificolta a pagare ancora di piu .per che un paese stia bene debono star bene queli che la abitano, e non potrano farlo se il 60%del loro guadanio la debono dare allo stato .
    grazie !

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