Come ci sentiamo adesso?

Eccoci nel 2016, anno bisestile, con una domanda che aleggia nell’aria: la fase peggiore della crisi è passata?

Di sicuro, questi lunghi anni di crisi ci hanno reso più pragmatici, e in un certo senso gli italiani sono “inventori” da sempre, perché nel corso delle epoche storiche hanno dovuto, devono e dovranno inventare sempre nuovi modi per arrivare a fine mese. Una nota di merito, peraltro, va riservata a chi riesce a fare qualcosa in questi anni in Italia. Gli osservatori più attenti hanno notato come, a livello globale, si stia formando un nuovo tessuto industriale, che in alcuni Paesi viene sostenuto, mentre in altri, ad esempio in Italia, manca di investimenti adeguati. Capire le persone, capire il mercato, capire la relazione tra mondo fisico e mondo digitale: su questi tre grandi direttrici, si sviluppa buona parte dello sviluppo futuro.

Pensiamo alla vita di una persona nata nel 2000: cresciuta con la comunicazione digitale distribuita tra pc, smartphone e tablet, negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza ha vissuto/vive una delle più violente crisi economiche e culturali degli ultimi 70 anni, non ha memoria di cosa fossero le ideologiche politiche del Novecento, ha visto di cosa è capace il terrorismo globale, sa che l’incertezza sul lavoro è la sua prospettiva di vita lavorativa. Quando sarà diventata adulta, come ragionerà questa persona? Di cosa avrà bisogno a livello pratico e umano?

Durante quest’anno, inoltre, accadranno tre eventi globali: due sportivi (le Olimpiadi di Rio de Janeiro, in Brasile, e l’Europeo di calcio in Francia) e uno politico (l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti). Per chi ama i fumetti, il 2016 è anche l’anno del trentennale di Dylan Dog. Naturalmente, i fatti di economia e finanza continueranno a tenere banco, così come la tecnologia avanzerà ancora. Al giorno d’oggi, per molte persone, potersi scollegare dal mondo del web è diventato un vero e proprio lusso.

Nel frattempo, cosa si può fare per migliorare in Italia? Osare, innovare, non arrendersi, pensare in grande sono le quattro azioni strategiche proposte da Elisa Di Battista, giornalista e autrice del sito LaureatiArtigiani.it, nel quale racconta storie di laureati italiani che hanno scelto di dedicarsi a lavori di tipo artigianale/manuale in Italia e nel mondo.

Un libro intriso di spirito imprenditoriale è Live Your Dream. Manuale di coraggiosa sopravvivenza per le giovani generazioni di Franco Denari, Lupetti editore 2015. L’autore è co-fondatore, assieme ad Oscar Farinetti, di Eataly Net, e ha avuto diverse esperienze in qualità di imprenditore, che lo hanno portato a capire quali sono le opportunità da cogliere nei momenti di difficoltà.

Il territorio italiano, d’altra parte, ha una serie di “perle nascoste” su cui, lavorando con intelligenza, si possono sviluppare progetti interessanti. Come ad esempio, I Pozzi Parlanti: installazione – parte di un progetto più ampio, diffuso sul territorio di Acquaviva delle Fonti (Bari) – che inaugura un percorso di sette installazioni audiovisive dedicate ai pozzi narranti. Il progetto è stato sviluppato da Studio Azzurro (collettivo milanese di progettazione creativa) e Gal Seb – Gruppo d’Azione Locale del Sud-Est Barese, in collaborazione con il Comune di Acquaviva delle Fonti. L’idea è quella di creare un ecomuseo diffuso sul territorio che racconti la storia dell’acqua di Acquaviva delle Fonti, paese nel cui sottosuolo si trovava, e si trova ancora, una grande quantità di acqua.

Già, il Sud. Qual è la rappresentazione mediatica che se ne dà? Due sociologi dell’Università del Salento (Lecce), Valentina Cremonesini e Stefano Cristante, hanno condotto una ricerca di tre anni su questo tema, che è confluita nel libro, da loro firmato, La parte cattiva dell’Italia. Sud, media e immaginario collettivo, Mimesis edizioni 2015.

Trattando i temi del territorio, dell’innovazione, dell’imprenditoria, sono valide ancora oggi le idee di Adriano Olivetti (1901 – 1960) sulla relazione tra lavoro e vita delle persone che lavorano. Desidero rivolgere un pensiero di vicinanza alla Fondazione Adriano Olivetti (Roma / Ivrea) per la perdita di Laura Olivetti (1950 – 2015), venuta a mancare il 19 dicembre 2015. Era la quarta tra i figli (la più giovane) di Adriano Olivetti, e presiedeva la Fondazione Adriano Olivetti. Madre di tre figli (Nicola, Giacomo e Beniamino de’ Liguori Carino), era nata a Torino ed era romana d’adozione. Laureata in Lettere e Filosofia, si era dedicata anche agli studi psicoanalitici e, assieme al fratello Roberto, aveva costituito l’Archivio Storico Olivetti di Ivrea. Dal 1997, era presidente della Fondazione Adriano Olivetti, e ne ha diretto le attività verso le aree dell’economia, della politica, della cultura e degli studi di comunità. Nel luglio 2015, la Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco le aveva attribuito il Premio Unesco alla Cultura.