Dibattito in corso sugli assetti istituzionali per il futuro, fra Unione Europea e Stati Uniti d’America

Convegno Il futuro dell’Europa: quali insegnamenti dall’esperienza americana. Da sinistra: Sabino Cassese (giurista, Giudice emerito della Corte Costituzionale Italiana, docente alla LUISS School of Government), Erik Jones (docente di European Studies e International Political Economy alla School of Advanced International Studies della Johns Hopkins University, USA), Marta Dassù (Vice Presidente Centro Studi Americani, Direttrice della rivista di politica estera Aspenia), Sergio Fabbrini (docente di Scienza Politica e Relazioni Internazionali all’Università LUISS “Guido Carli” di Roma, Direttore LUISS School of Government dell’Università LUISS “Guido Carli” di Roma), Kelly Degnan (Chargé d’Affaires dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia). Roma, Centro Studi Americani – Center for American Studies, 14 settembre 2017.

In tempi di incertezza politica ed economica, può essere utile un momento di riflessione su come l’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America stiano affrontando – dal punto di vista istituzionale – le vicende internazionali di questi anni.

Se ne è parlato ieri a Roma, al Centro Studi Americani – Center for American Studies, in occasione del convegno Il futuro dell’Europa: quali insegnamenti dall’esperienza americana.

Durante l’evento, è stato presentato il libro Sdoppiamento. Una prospettiva nuova per l’Europa di Sergio Fabbrini (docente di Scienza Politica e Relazioni Internazionali all’Università LUISS “Guido Carli” di Roma, Direttore LUISS School of Government dell’Università LUISS “Guido Carli” di Roma), Laterza editore, 2017.

Partendo dalla consapevolezza della crisi “esistenziale” che l’Europa sta attraversando in questi anni, il dibattito ha visto un confronto di idee sui possibili assetti istituzionali futuri nel mondo occidentale.

Paolo Messa (Direttore Centro Studi Americani) ha introdotto l’incontro, dando il benvenuto e ricordando l’avvio del programma autunnale di eventi al Centro Studi Americani.

Kelly Degnan (Chargé d’Affaires dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia) ha affermato: «Da tempo, gli Stati Uniti stanno dando un contributo per una Europa più forte e che condivida i nostri valori. L’Unione Europea deve affrontare numerose sfide. Il Centro Studi Americani è un luogo prezioso di incontro con gli Stati Uniti. L’Ambasciata ha apprezzato il lavoro del professor Fabbrini contenuto nel suo libro Sdoppiamento. Neanche noi abbiamo un modello perfetto, e possiamo imparare dall’Europa. Insieme, possiamo migliorare la nostra democrazia».

Marta Dassù (Vice Presidente Centro Studi Americani, Direttrice della rivista di politica estera Aspenia) ha coordinato il dibattito, ricordando come «La lezione americana sia una lezione di metodo nella costruzione di un assetto federale. Ovviamente, l’Unione Europea non avrà lo stesso assetto federale degli USA, ma dovrà comunque modificarsi, anche per via dei cambiamenti in corso nel rapporto con gli Stati Uniti».

Prendendo la parola, Sergio Fabbrini (docente di Scienza Politica e Relazioni Internazionali all’Università LUISS “Guido Carli” di Roma, Direttore LUISS School of Government dell’Università LUISS “Guido Carli” di Roma) ha spiegato: «Ho iniziato il mio percorso di studioso negli Stati Uniti, studiando gli Stati Uniti. Gli USA possono dire qualcosa all’Europa che forse l’Europa non è ancora in grado di capire. Nell’epoca moderna, gli Stati Uniti sono stati il primo esempio di patto per la pace. E anche l’Unione Europea è nata come patto per la pace. Negli ultimi anni, sono entrati nell’Unione Europea, Stati che hanno prospettive diverse sull’integrazione: queste differenze di orientamento non sono tutte riconducibili ad un unico quadro generale. La crisi dell’Europa è una crisi di prospettive. Gli Stati Uniti sono il primo tentativo riuscito di creare una unione federale. Ma il modello di unione federale non va confuso con lo Stato federale. Negli Stati Uniti, il presidente Trump deve negoziare con istituzioni di governo che non dipendono da lui. In Europa, bisogna costruire un sistema di equilibri in cui all’interno dei singoli Stati rimanga il più possibile. Abbiamo di fronte a noi un periodo storico interessante».

Sabino Cassese (giurista, Giudice emerito della Corte Costituzionale Italiana, docente alla LUISS School of Government) ha commentato: «Il fattore tempo è fondamentale. Il grande compromesso dei padri fondatori degli Stati Uniti è stato scegliere il modello federale, che in quell’epoca era un modello originale. La politica e l’economia sono collegate. Forse, in Europa si sta sperimentando un nuovo modello di democrazia, che prevede cambiamenti del paradigma democratico».

Erik Jones (docente di European Studies e International Political Economy alla School of Advanced International Studies della Johns Hopkins University, USA) ha osservato: «Gli europei stanno faticando ad identificarsi con il progetto europeo. La storia dell’integrazione europea è una storia di continui adattamenti. L’Unione Europea sta vivendo una crisi strutturale. È difficile creare un messaggio politico rassicurante per i cittadini di tutti i Paesi dell’Unione Europea. All’interno dell’Unione Europea ci sono almeno due grandi questioni in corso di svolgimento: le differenze di approccio politico fra i Paesi dell’Europa dell’Ovest e quelli dell’Europa dell’Est, e il disallineamento economico fra i Paesi debitori del Sud Europa e i Paesi creditori del Nord Europa».

Pier Ferdinando Casini (Senatore, Presidente della Commissione Affari Esteri ed Emigrazione del Senato della Repubblica Italiana) ha dichiarato: «Ci stiamo calando in un mondo complesso, dove l’Europa subisce gli effetti della globalizzazione. È evidente che al giorno d’oggi ci sia una crisi della politica. Nel contesto mondiale, l’Europa si trova in difficoltà. La Brexit ha mostrato la vulnerabilità dell’Unione Europea. Ciò che sta accadendo nel Mediterraneo è segno di un cambiamento nella politica estera degli Stati Uniti. Nell’Unione Europea, sono stati accettati Paesi che propongono ricette sovraniste e quasi anti-europee. I partiti populisti stanno galoppando. Le sfide aperte sono molte. Non penso che l’Europa possa andare avanti così. Bisogna cambiare qualcosa».