La Corea del Nord, spiegata da Loretta Napoleoni

Nell’immagine: presentazione del libro Kim Jong-un. Il nemico necessario. Corea del Nord 2018. Da sinistra: Loretta Napoleoni (autrice del libro Kim Jong-un. Il nemico necessario. Corea del Nord 2018), Frediano Finucci (giornalista televisivo La7). Roma, 30 gennaio 2018, libreria Feltrinelli situata nella Galleria Alberto Sordi.

Da alcuni anni, la Corea del Nord è tra i Paesi più discussi al mondo, soprattutto perché il regime dittatoriale che la governa vuole dotarsi di armi nucleari.

Per saperne di più su uno dei Paesi meno conosciuti al mondo, è utile l’analisi fatta da Loretta Napoleoni nel proprio libro Kim Jong-un. Il nemico necessario. Corea del Nord 2018 (Rizzoli editore, 2018).

Loretta Napoleoni, nata a Roma nel 1955, è economista, scrittrice, consulente di governi e organizzazioni internazionali, e ha insegnato alla Cambridge University (Gran Bretagna). Dagli anni Ottanta, vive tra Londra e gli Stati Uniti. Nei suoi libri (pubblicati sia in Italia sia nei Paesi anglosassoni) si occupa di economia e politica internazionale, con una attenzione specifica al terrorismo internazionale.

Frediano Finucci, aprendo la presentazione di ieri del libro Kim Jong-un, ha notato come «i libri di Loretta Napoleoni sono importanti perché fanno vedere il mondo in maniera diversa e più approfondita».

Prendendo la parola, Loretta Napoleoni ha spiegato alcuni fatti fondamentali per capire la Corea del Nord di questa epoca: «Per capire la Corea del Nord, bisogna capire cosa è la Juche: si tratta di una ideologia para-religiosa, creata negli anni Cinquanta dal dittatore nord coreano Kim Il-sung (1912 – 1994), alternativa sia al comunismo russo sia al comunismo cinese. La Juche è complessa e contraddittoria: secondo la Juche, l’uomo è padrone di sé stesso ma il leader va seguito sempre e comunque. Secondo questa ideologia, la dinastia Kim è una dinastia superiore alle altre. In Corea del Nord, il potere si tramanda per via dinastica e non per via politica. Bisogna tenere presente che in Corea del Nord c’è un sistema sociale basato sulle caste e non c’è mobilità sociale. Nonostante il regime dittatoriale, i disertori nord coreani sono pochissimi. Dal punto di vista anagrafico, Kim Jong-un è nato nel 1984, e dunque appartiene alla generazione dei Millennials, che operano in maniera diversa rispetto alle generazioni precedenti. Kim Jong-un ha capito che per mantenere il potere deve migliorare le condizioni economiche del popolo. E ha introdotto la tolleranza del mercato formale: una tolleranza che può essere cambiata in qualsiasi momento. Questa flessibilità ha permesso al regime nord coreano di sopravvivere fino ad oggi. Inoltre, Kim Jong-un ha modificato anche lo storico sistema della corruzione vigente nel Paese: mentre in passato la corruzione era diffusa soltanto all’interno della élite che governava il Paese, da alcuni anni la corruzione si può praticare anche al livello popolare. Kim Jong-un è un dittatore che va a contatto con il popolo e stringe mani. Nonostante il regime dittatoriale e le sanzioni applicate al Paese, in base ai dati della Banca Centrale della Corea del Sud, l’economia della Corea del Nord sta crescendo ad un ritmo del 4 per cento all’anno. In realtà, la Corea del Nord vuole diventare una potenza atomica fin dagli Sessanta del secolo scorso, e la bomba atomica viene percepita come una indispensabile arma di difesa contro le minacce esterne. Peraltro, avere la bomba atomica è un motivo di orgoglio per il popolo nord coreano. Chiaramente, nell’epoca contemporanea bisogna produrre un nuovo paradigma per il controllo degli armamenti nucleari. Oltre alle potenze che hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale, al giorno d’oggi ci sono anche altri Paesi che stanno lavorando allo sviluppo della bomba atomica, come ad esempio il Pakistan e l’India. Dal 1989 ad oggi, ovvero dalla caduta del Muro di Berlino in poi, l’esportazione del libero mercato e della democrazia non ha prodotto i grandi risultati che erano attesi. La Corea del Sud sta cercando di arrivare ad una pacificazione con la Corea del Nord, ma questa situazione va discussa all’interno di un ragionamento globale sugli assetti politici ed economici del mondo, anche con la partecipazione di altri Paesi».