Chi avrebbe mai detto che un giorno Morgan Stanley – una delle maggiori banche d'affari del mondo – avrebbe organizzato un concorso per chiedere agli studenti di economia e finanza di tutto il mondo di trovare soluzioni d'investimento improntate alla sostenibilità?
E' quanto accade dal 2011 con Sustainable Investing Challenge: il concorso gestito da Morgan Stanley per unire, in maniera creativa, gli strumenti di investimento con le sfide sociali ed ambientali del mondo contemporaneo. Acqua, energia, cibo, mobilità sociale, cambiamento climatico, educazione, sanità e salute sono i principali temi di questo concorso in cui viene chiesto di utilizzare l'intera gamma di strumenti, stili e classi d'investimento per ideare proposte innovative d'investimento nelle aree della sostenibilità sociale ed ambientale.
Possono partecipare studenti di ogni Paese del mondo che siano iscritti a corsi di laurea specialistica o di specializzazione in economia e finanza, con un massimo di quattro persone per ogni team, provenienti anche da diverse università/business schools. All'interno di ogni team, è ammessa soltanto una persona iscritta ad un MBA (Master in Business Administration).
E' necessario presentare un prospetto di due pagine con le idee originali proposte, dal 3 febbraio al 25 febbraio 2014 (scadenza del concorso). I materiali saranno valutati da esperti di investimento sostenibile, con particolare attenzione da parte degli investitori istituzionali, sempre più attenti all'aspetto della sostenibilità negli investimenti. Qui alcuni prospetti e presentazioni degli anni scorsi.
I teams vincitori si aggiudicheranno un premio complessivo di 15 mila dollari e le dieci squadre finaliste presenteranno le loro proposte in un incontro nella sede di Morgan Stanley a New York il 4 aprile 2014.
In un mondo come quello attuale, in cui la gestione delle risorse sulla Terra e l'aumento della popolazione mondiale sono due fatti ormai noti, la sostenibilità negli investimenti è un tema sempre più attuale, in considerazione anche del fatto che i capitali sono diventati molto più "fluidi" sui mercati rispetto al passato e la prospettiva globale è ormai inevitabile (o quasi) quando si tratta di investimenti.