Più di 800 imprese, 13.700 addetti, oltre 13 miliardi di euro di fatturato stimati nel 2022: numeri in crescita per il settore del biotech italiano.
È quanto emerso oggi nell’evento, online, di aggiornamento annuale del report ENEA-Assobiotec “Le imprese di biotecnologie in Italia”, giunto all’ottava edizione.
Secondo questo nuovo report, rimane prioritario il peso delle biotecnologie per la salute umana (74% del totale) ma negli ultimi due anni sono soprattutto le applicazioni per la bioeconomia (industria, ambiente, agricoltura, zootecnia) a registrare importanti tassi di crescita.
Le imprese di micro o piccole dimensioni sono oltre l’82% del totale, mentre le realtà con più di 250 addetti rappresentano poco meno dell’8% del totale.
Le regioni più rappresentative del comparto – Lombardia, Lazio, Toscana e Piemonte – rappresentano oltre il 90% del fatturato, l’80% degli investimenti in R&S intra-muros e l’80% degli addetti. Le regioni settentrionali mostrano una marcata specializzazione nelle applicazioni delle biotecnologie ai processi industriali, con il Lazio e la Toscana fortemente specializzate nelle applicazioni per la salute, mentre al Sud, che rappresenta circa il 20% in termini di numero di imprese, spiccano la Campania (poco meno dell’8%) e la Puglia (poco più del 4%).
«Superato il picco della pandemia e dei suoi effetti sul sistema economico, il settore delle biotecnologie ha avuto una forte ripresa della crescita del fatturato nel 2021, con un forte aumento delle attività per l’industria e per l’agri-zootecnia negli ultimi due anni. Oltre il 25% del fatturato deriva da applicazioni in questi ambiti e il loro sviluppo è alla base della diffusione territoriale dell’industria delle biotecnologie che sta interessando ormai da alcuni anni le regioni del Nord-Est e del Mezzogiorno con Puglia e Campania in testa», commenta Gaetano Coletta, Responsabile del Servizio ENEA Offerta e Valorizzazione Servizi di Innovazione.
«L’Italia del biotech ha numeri ancora piccoli, se paragonati ad altri Paesi con i quali pure siamo in competizione, ma ha uno straordinario potenziale se consideriamo che un recente studio di EY afferma che a livello globale il biotech triplicherà il proprio valore fra il 2020 e il 2028. Finalmente in Italia ci sono oggi diversi elementi che possono fare crescere il settore: a partire dal PNRR che, oltre a mettere a disposizione grandi risorse economiche, chiede al Paese di riformare le regole di funzionamento dell’intero ecosistema di riferimento; inoltre nuovi capitali pubblici e privati che oggi credono di più nelle nostre realtà; e il lancio di un Piano Nazionale per le Biotecnologie, recentemente annunciato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Sono tutti tasselli importanti che possono aiutarci a competere nello scenario internazionale. Ora è necessario renderli operativi al più presto per recuperare i ritardi nei confronti degli altri Paesi sviluppati e poter competere a livello globale», spiega Fabrizio Greco, Presidente di Assobiotec-Federchimica.