Nell’immagine: Gennaro Formosa, titolare della Sartoria Formosa.
Tra le realtà simbolo del Made in Italy c’è anche la Sartoria Formosa.
In questi giorni, la Sartoria celebra 60 anni di attività nel campo dell’abbigliamento su misura fatto a mano.
Dal 1965 a Napoli, Formosa ha rappresentato un punto di riferimento per chi cerca la qualità dei tessuti e il comfort di un abito cucito su misura.
Il fondatore Mario Formosa ha dato vita a una sartoria che non si limita alla realizzazione di abiti ma crea un’esperienza unica, una “seconda pelle” per ogni cliente. Ogni cucitura è pensata per adattarsi perfettamente al corpo del cliente, esaltando la sua personalità.
Nella bottega in via Cavallerizza sono stati cuciti abiti indossati da campioni di Formula 1 come Fernando Alonso, dal Principe ereditario di Svezia Daniel Westling, da Sir Anthony Bamford, e da manager internazionali.
«Mio padre Mario aveva solo otto anni quando sognò di lavorare in una sartoria. Da quel sogno nacque una vocazione che ha attraversato oltre mezzo secolo, formandosi accanto a maestri leggendari come Tamburrini e Roberto Combattente. Io non sono un sarto come lui ma sono il custode della sua eredità, porto avanti il suo nome e la sua visione dell’eleganza napoletana» ricorda Gennaro Formosa, oggi alla guida dell’atelier.
«Noi cerchiamo di trasmettere ai giovani che si avvicinano a questo mestiere tutto il sapere possibile. Perché l’eleganza, per noi, non è ostentazione: è educazione, rispetto, autenticità. È Napoli che sa diventare mondo senza smarrire la propria anima. È Napoli che si fa mondo senza perdere la propria anima», sottolinea Formosa.
Il metodo ideato da Mario Formosa e oggi custodito da suo figlio ha peculiarità precise: un taglio modellato sulle caratteristiche di chi indosserà l’abito; l’abbandono dei cartamodelli a favore di un approccio interamente manuale; e una filosofia fondata sul dialogo autentico con il cliente.
«Ogni creazione nasce dall’incontro tra come il cliente desidera vedersi, la sua fisicità e la nostra visione sartoriale. Quando queste tre dimensioni si armonizzano, prende forma qualcosa di veramente unico», spiega Formosa.
In questa sartoria, si costruiscono identità e si difende un patrimonio culturale immateriale che rischia di scomparire sotto il peso della produzione industriale di massa.
«Sessant’anni non sono solo un anniversario ma la prova che un sogno può diventare eredità, un’arte può diventare identità. Questa celebrazione non riguarda soltanto il passato ma il futuro che vogliamo continuare a cucire, punto dopo punto», commenta Gennaro Formosa.