I due temi del titolo di questo post sono sempre più dibattuti fra chi si occupa di comunicazione.
Ad esempio, Derrick de Kerckhove (noto studioso canadese di comunicazione, italiano d’adozione, direttore scientifico della rivista italiana Media Duemila) e Carlo Freccero (esperto di media e attualmente membro del CdA Rai) ne hanno parlato alcuni mesi fa in occasione di un dibattito pubblico in Italia.
Quell’incontro ha generato anche un pamphlet: Un futuro digitale. Confronto tra Carlo Freccero e Derrick de Kerckhove a cura di Antonio Ruggieri, edizioni Il Bene Comune 2015.
Il libro è stato presentato questa mattina a Roma, nella sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana.
Il giornalista e curatore del libro, Antonio Ruggieri, ha evidenziato come “il futuro ci abbia ormai circondato“.
Erano presenti in sala sia de Kerckhove sia Freccero, che sono tornati a confrontarsi sul rapporto fra il web e i media. Loro due partono da idee diverse sulle prospettive della Rete, ma durante il dialogo sono emerse considerazioni che li avvicinano.
Ha spiegato de Kerckhove: “Nei big data non c’è nulla finché non si fa una domanda. Per la prima volta nella storia dell’umanità, abbiamo più risposte che domande. Verso quale tipo di essere umano stiamo andando? Non ho una risposta esatta per questa domanda. I big data rilevano il battito del cuore della società in un dato momento. Il cambiamento che sta arrivando è di tipo epistemologico. Essere a favore o contro i big data, non serve a nulla. I giovani non sono molto interessati al tema della privacy digitale. Per quanto riguarda l’istruzione e l’educazione, bisogna cambiare il modo di pensare dei ragazzi. Nel giornalismo, c’è e ci sarà bisogno di disegnare le news con un’ottica da media designer, e il media design è un’area dove si stanno sviluppando professionalità“.
Parola a Freccero: “Da una settimana, ho lasciato Facebook: è impegnativo e ho molte cose da fare durante le mie giornate. Il potere religioso e quello digitale sono tra i poteri più importanti di questa epoca, mentre il potere politico ha perso ogni legame con il sapere. Il digitale è più di un medium e tra qualche anno vedremo il vero potere della Rete. Il nuovo che ci sta avvolgendo ci sta però espropriando dell’interiorità. Non sono né apocalittico né integrato: nel mio lavoro, utilizzo il metodo dello straniamento. Tra i nativi digitali esiste soltanto la dimensione del tempo presente, senza passato né futuro. La Rete è contaminata dal mercato, con il marketing che ha colonizzato il mondo del web. Al giorno d’oggi, il potere non riesce più a progettare niente perché ha perso la dimensione critica“.
Molti gli stimoli su cui riflettere.