Pensioni da e per l’estero: l’analisi della Fondazione Migrantes e dell’INPS

Nell’immagine: un momento del convegno @Migrazione. Da fenomeno sociale a fattore identitario. Roma, Palazzo Wedekind, 23 gennaio 2025.

Gli italiani all’estero sono oltre 6 milioni, e questo fatto ha implicazioni anche dal punto di vista pensionistico.

Se ne è discusso questa mattina a Roma in occasione del convegno organizzato da INPS e Fondazione Migrantes.

Aprendo i lavori, il presidente dell’INPS, Avv. Gabriele Fava, ha affermato: «Il tema dell’emigrazione non può e non deve essere analizzato solo mediante dati numerici, perché dietro ci sono scelte personali. L’obiettivo prioritario, per l’INPS, è di consentire al lavoratore migrante di affrontare con serenità il trasferimento e l’inizio di una nuova attività lavorativa, tutela fondamentale per rendere effettivo il diritto alla libera circolazione dei lavoratori».

Massimo Colitti, Dirigente della Direzione centrale Pensioni INPS, ha approfondito il tema delle pensioni pagate all’estero dall’Istituto, che nel 2023 sono state oltre 310.000, per un importo complessivo di circa 1.6 miliardi di euro. Il pagamento delle pensioni all’estero interessa circa 160 Paesi, la maggior parte localizzati nel continente europeo, in America settentrionale, Oceania e America meridionale. Il suo intervento è stato l’occasione anche per fare chiarezza sulla tipologia di pensioni pagate all’estero, che comprendono sia le pensioni in regime nazionale, liquidate sulla base dei soli periodi assicurativi italiani, sia le pensioni in regime internazionale, liquidate totalizzando i periodi assicurativi italiani ed esteri, in applicazione dei Regolamenti UE o degli Accordi/Convenzioni bilaterali di sicurezza sociale stipulati dall’Italia con Paesi extra UE. Le pensioni in regime internazionale sono state nel 2023 circa 682.000, di cui circa 245.000 (pari al 36%) pagate all’estero per un importo di poco più di 562 milioni di euro.

Delfina Licata, coordinatrice del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, ha evidenziato come l’unica Italia realmente dinamica e in crescita sia quella che va a vivere all’estero. L’Italia, d’altra parte, è strutturalmente legata alla mobilità in entrata e in uscita. Dopo la brusca frenata dovuta alla pandemia, nell’ultimo anno anche le famiglie hanno ricominciato a spostarsi (il 14,7% sono minori) così come gli anziani (il 5,5% ha più di 65 anni). Se da 2006 la presenza italiana nel mondo è cresciuta di oltre il 97%, quella delle donne italiane, in particolare, è più che raddoppiata (+106%). Articolati i profili, molteplici le motivazioni, complesse le storie: la mobilità italiana si caratterizza per essere eterogenea, bisognosa di analisi costanti, multidisciplinari e interculturali.

Mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore generale della Fondazione Migrantes, ha sottolineato: «L’INPS e la Fondazione Migrantes hanno voluto, con questa terza edizione del convegno, concentrarsi su elementi nuovi. Le migrazioni non sono perdita ma guadagno a vari livelli. Quello di oggi rappresenta il terzo incontro di un percorso di collaborazione tra strutture al servizio della società, che accompagnano le persone e hanno la necessità di studiare i fenomeni sociali per meglio accompagnare e operare in loro favore».