Un caffé con… Francesco Carlà

Riprende il ciclo di interviste "Un caffè con…", avviato a luglio. Colloqui informali per approfondire i temi della ricerca, dell’innovazione e della creatività.

Francesco Carlà, giornalista, imprenditore e docente universitario, è presidente di FinanzaWorld, testata giornalistica di informazione finanziaria indipendente. E’ stato fra i primi giornalisti italiani ad occuparsi di videogiochi e tecnologie interattive. E’ autore di libri (l’ultimo dei quali è Italia-Google. Alla ricerca dell’innovazione digitale, Edizioni FAG), insegna E-culture alla Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano e tiene rubriche su La Gazzetta dello Sport e sull’edizione italiana di Vanity Fair.

Lei ha sempre sostenuto che i videogiochi sono i progenitori delle tecnologie digitali. In quale modo hanno plasmato i linguaggi interattivi? I videogiochi sono stati il primo prodotto digitale per il vasto pubblico: hanno plasmato il mercato in quanto hanno abituato le persone a considerare i prodotti interattivi come prodotti consumer. La seconda ragione è che i videogiochi hanno alfabetizzato all’interattività: prima, nessuno immaginava che muovendo un joystick fuori dallo schermo si potesse ottenere, parallelamente, il movimento di un personaggio dentro lo schermo. Perciò i videogames hanno inventato l’interattività ed hanno abituato le persone ad un tipo di interazione che successivamente abbiamo ritrovato con il mouse e la tastiera del computer e con il bancomat, per fare alcuni esempi. La terza ragione risiede nell’aver creato laboratori per la creatività grafica digitale: il fatto che si siano prodotti così tanti videogiochi negli ultimi 30 anni significa anche che si è venuta a creare una classe di programmatori, grafici, game designers; persone che successivamente sono migrate a lavorare su altri prodotti interattivi. Si è creata, così, una base di lavoratori digitali.

Negli anni Ottanta, ha coniato il termine Simulmondo. Che cosa significa? Ho coniato questo termine nel 1984. Ero alla ricerca di una parola che potesse dare l’idea di ciò che stava accadendo: oltre a quello reale con le sue derivazioni culturali e mediatiche, era in arrivo un nuovo mondo. E questo nuovo mondo aveva come paradigma la simulazione, ovvero ricreare situazioni esistenti anche nel mondo reale dentro uno schermo, quindi in modo simulato.

Cosa manca all’Italia per avere una cultura digitale al livello del resto dell’Europa e quali spazi apre il Simulmondo alla creatività? Noi italiani abbiamo grandi tradizioni artigianali, artistiche e manuali. Si tratta di un grandissimo tesoro della Storia e della civilità del nostro Paese che però diventa, in qualche caso, un freno. Per esempio, nel settore della meccanica – tecnologia importante ma manuale – abbiamo livelli di eccellenza mondiale. Ma non riusciamo molto a pensare in termini di manualità digitale. Ed infatti negli ultimi 20-30 anni di rivoluzione digitale non mi vengono in mente grandissime applicazioni o idee italiane nel mondo digitale, e devo dire questo anche per l’ambito europeo. Finora le grandi idee ed applicazioni sono americane, sia quelle della prima generazione come Ebay, Yahoo!, sia quelle di confine tra la prima e la seconda generazione come Google per poi arrivare a quelle della seconda generazione come Facebook, MySpace e i social networks. L’aspetto spiacevole, dal punto di vista economico e di storia della creatività, è che abbiamo difficoltà a trovare una via italiana al Simulmondo: me ne sono occupato in un mio libro (Italia-Google, N.d.A.) in cui cerco di mettere a confronto la situazione americana – che non è solo finanza barbara ma anche, per fortuna loro, tecnologia digitale concreta e funzionante di cui tutti noi ci avvaliamo – e la situazione italiana, dove invece non riusciamo ad emergere da questo punto punto di vista.

Lei ha vissuto a Londra e a New York e continua a viaggiare molto. Recentemente è stato in Cina e in India: socialmente ed economicamente come si stanno evolvendo queste società? Il motivo fondamentale dei miei numerosi viaggi è che, utilizzando molto il Simulmondo come faccio io, si sente forte la necessità di andare poi a vedere com’è davvero il mondo. E ogni volta che si va sul posto, ci si accorge che c’è uno scarto notevolissimo. Ad esempio, fra l’India vista da Internet e l’India vista dal terreno. Cina ed India si stanno evolvendo attraverso una forte accelerazione, comprimendo 50-60 anni di storia: la storia dell’economia industriale e tecnologica dell’Occidente. Questa convulsa accelerazione sta dando grandi risultati economici ma sta anche creando i presupposti per grandi problemi futuri, soprattutto di tipo ambientale, ecologico e sociale. E’ vero che Cina ed India crescono ora tra l’8% e il 10% annuo ma è anche vero che fanno più fatica a tenere sotto controllo altri processi che in questo momento sono messi in secondo piano dai problemi finanziari degli Stati Uniti e dell’Occidente ma prima o poi prenderanno la scena. Ad esempio, da  quelle parti gli aumenti dei prezzi e l’inflazione stanno erodendo i miglioramenti dei salari. Quindi ci sono pro e contro da valutare nell’analisi.

Dal 1996 insegna, come docente a contratto, nell’Università italiana. Prima alla Sapienza di Roma, fino al 2003, e dal 2004 alla IULM di Milano. Come ha visto cambiare gli studenti e l’Università in questi anni? Purtroppo devo fare un bilancio abbastanza negativo della mia esperienza universitaria perchè ho visto cambiare in peggio sia gli studenti sia l’Università: un binomio purtroppo non virtuoso. C’è stata una sorta di imitazione del modello americano, in cui la prima parte del college ormai non è altro che una versione rivisitata del liceo o della scuola superiore. Anche in Italia non mi sembra che ci siano state evoluzioni in senso positivo con le lauree brevi, l’aumento esponenziale dei corsi e dei costi e altri fattori. Il paradosso, per usare un eufemismo, è che in questo panorama sempre più competitivo dell’economia e della società sarebbe necessaria una preparazione sempre migliore ed invece, purtroppo, mi sembra che la formazione universitaria italiana stia scadendo. Non lo dico solo io ma anche le statistiche con le posizioni dei nostri Atenei nelle classifiche mondiali. Poi c’è tutta un’altra parte molto negativa in cui le carriere dei professori sono quasi sempre legate a logiche di anzianità e ad altro, mentre invece sarebbero necessarie logiche meritocratiche. Proprio in questi giorni un osservatore abbastanza attento dell’Università italiana potrebbe accorgersi che, nei vari programmi sui media italiani dedicati all’attuale crisi finanziaria globale, vengono invitati quasi sempre economisti italiani che insegnano all’estero.

Nel 1999 ha fondato FinanzaWorld e ha iniziato a parlare di finanza democratica. Secondo lei, quale deve essere l’approccio corretto agli investimenti? L’approccio corretto agli investimenti deve essere il più possibile semplice e aderente alla realtà. In questo momento ci accorgiamo, più che mai, di quanto sarebbe stato giusto che la finanza democratica avesse avuto un ruolo importante nel mondo degli investimenti. Da 10 anni scrivo e parlo contro i prodotti finanziari derivati: non tanto per ragioni ideologiche, che pure si sono rivelate esatte, quanto per ragioni pratiche: i prodotti finanziari derivati sono incomprensibili per il 99,9% degli operatori della finanza e per il 100% dei risparmiatori. In quest’ultimo decennio è stato chiesto ai risparmiatori e agli investitori di sottoscrivere prodotti che non erano capiti nemmeno da chi li vendeva. E’ evidente che ci sarebbe stato un contraccolpo come quello al quale stiamo assistendo. Purtroppo, molti investitori sono stati sostanzialmente costretti ad investire (si fa per dire) in questi prodotti perché questi prodotti sono stati venduti in modo surrettizio dal sistema bancario, infilati in fondi di investimento difficilissimi da capire per gli investitori. Oggi si è salvato chi ha investito in modo semplice: chi ha investito in ciò che conosce e capisce bene. Finanza democratica vuol dire questo: rispetto delle regole e semplicità nel comprendere in che cosa si investe. Azioni di buone società, buoni ordinari del Tesoro, titoli di stato, obbligazioni di aziende sane: questi sono i prodotti, basic, in cui bisogna investire.

Quale rapporto c’è tra la felicità finanziaria e il concetto, più generale, di felicità? Io credo che molta parte della felicità delle persone dipenda da tre fattori dell’esistenza: la salute, i sentimenti, il denaro. Se uno di questi fattori viene minato, molto spesso trascina con sé anche gli altri due. E’ difficile avere una vita felice, nella società occidentale, se non si hanno i mezzi per vivere adeguatamente. In questi ultimi anni, minare uno di questi tre fattori (il denaro) – facendo crescere l’idea che il debito sia virtuoso – è stato un crimine, anche nei confronti della felicità delle persone.

Cosa consiglia ad un giovane interessato al mondo degli investimenti? Consiglio di prepararsi molto bene, prima di tutto attraverso una prolungata ed intensa fase di formazione. L’azione avviene in un momento successivo.

Guardiamo al futuro. La Storia ha mostrato che Wall Street è sempre ripartita dopo essere caduta. Accadrà anche stavolta? Sì. Accadrà anche stavolta perchè Wall Street e le Borse in generale sono dei contenitori di società che si sottopongono al mercato per avere mezzi alternativi a quelli del credito normale per finanziare le proprie attività. E questo è un dato strutturale ed ineludibile dell’economia globale: le aziende saranno finanziate di nuovo anche dagli azionisti: coloro che trovano intelligente rischiare i propri soldi su aziende che danno fiducia in quanto a prospettive di crescita e di valore. Naturalmente, si tratta di capire quando tornerà la fiducia sui mercati: in questo momento, dipende moltissimo dai Governi e dalla politica. Politica che ora si nasconde dietro la finanza ma in questi anni la finanza non avrebbe mai potuto operare in modo barbaro senza l’aiuto di una politica barbara. La politica deve smettere di essere barbara per far smettere alla finanza di essere barbara. Tornerà la fiducia, non si sa in che tempi perchè dipende dalla politica, e molto probabilmente la nuova fiducia non sarà data alle stesse aziende che l’hanno persa in questi anni. Non sarà facile sostituire un comparto di società così importante  e così grande come quello bancario e finanziario: il motivo per cui, in questi mesi, gli indici delle Borse mondiali hanno perso così tanto terreno è perchéFrancesco_carl
erano pieni di banche e società finanziarie.


  • Corrado |

    Caro Peter, non so perche’ mai lei continui a sostenere cose insostenibili: come si evince da Google, il Blog e il sito Finanza World di Francesco Carla’ sono tra i piu’ popolari e seri, oltre che divulgativi, luoghi dove si discute di finanza e borsa in Italia. Tra l’altro il prof Carla’ ha anche inventato il termine Finanza Democratica oltre che tenuto per anni su Capital la rubrica The Economist che leggevo sempre e su RaiNews 24 il programma Netstocks sulla New economy.

  • Corrado |

    Caro Peter, non so perche’ mai lei continui a sostenere cose insostenibili: come si evince da Google, il Blog e il sito Finanza World di Francesco Carla’ sono tra i piu’ popolari e seri, oltre che divulgativi, luoghi dove si discute di finanza e borsa in Italia. Tra l’altro il prof Carla’ ha anche inventato il termine Finanza Democratica oltre che tenuto per anni su Capital la rubrica The Economist che leggevo sempre e su RaiNews 24 il programma Netstocks sulla New economy.

  • Tommaso Sozzani |

    A dire il vero, caro Peter senzacognome, aver seguito le indicazioni del prof. Carla’ e aver scelto un mutuo a tasso fisso invece che uno a tasso variabile come dicevano gran parte degli ‘esperti’ due anni e mezzo fa, mi sta facendo risparmiare un sacco di soldi e dormire tranquillo. Altro che mia impreparazione a gestire risparmi ed investimenti. Comunque lei si commenta da solo e quindi non c’e’ altro da aggiungere.

  • Tommaso Sozzani |

    A dire il vero, caro Peter senzacognome, aver seguito le indicazioni del prof. Carla’ e aver scelto un mutuo a tasso fisso invece che uno a tasso variabile come dicevano gran parte degli ‘esperti’ due anni e mezzo fa, mi sta facendo risparmiare un sacco di soldi e dormire tranquillo. Altro che mia impreparazione a gestire risparmi ed investimenti. Comunque lei si commenta da solo e quindi non c’e’ altro da aggiungere.

  • Peter |

    Sig. Corrado,
    Conosco benissimo il Blog di Carlà. Non scherzo e non voglio offendere nessuno, ma lo faccio perchè il contenuto del Blog mi fa ridere a crepapelle.
    Sig. Tommaso Sozzani
    Il fatto che lei reputi un esperto di borsa e finanza chi consigliava due anni e mezzo fa un mutuo a tasso fisso rispetto ad uno a tasso variabile, la dice lunga sulla sua spettacolare impreparazione a gestire i suoi risparmi ed i suoi investimenti (e sono fatti suoi). Allora anch’io sono un esperto!!!
    Grazie comunque a Gabriele Caramellino per la correttezza e l’ospitalità nel Blog. Non è da tutti…

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