Una settimana fa, avevo scritto qui del convegno organizzato
l’11 dicembre a Roma dal Master in Economia e Gestione della Comunicazione e
dei Media dell’Università di Roma "Tor Vergata".
Riesco ad arrivare per la sessione pomeridiana, dedicata al
punto di vista dei media e delle associazioni sul tema della cooperazione e
competizione nella comunicazione e nei media.
Inizio ad ascoltare gli interventi, a partire da Alberto
Ceccarelli, direttore MTV Mobile, Telecom Italia Media: "I giovani governano le
tecnologie in maniera da massimizzarne gli usi: la tecnologia è il nuovo mezzo
per soddisfare i loro bisogni tradizionali. Ogni manifestazione del brand verso
l’esterno deve essere indirizzata alla coerenza: per realizzare buone strategie
di co-branding, bisogna avere il coraggio di essere innovativi in un mercato
maturo, identificare il partner giusto, e tutte le leve del marketing devono
essere presenti e coerenti".
La parola passa poi a Claudio Cappon, direttore generale della
Rai:"Nel mondo della televisione, la consapevolezza del cambiamento fatica ad
imporsi. Con Mediaset e Telecom Italia Media abbiamo costituito una società per
lo sviluppo del digitale terrestre – Tivù – nella quale siamo soci e
competitori allo stesso tempo. Il mondo si complica, non solo in televisione, e
le risposte si fanno multipolari: si tratta anche di una questione culturale e
di mentalità delle aziende di fronte al cambiamento. A situazione diverse,
bisogna dare risposte diverse: a luglio di quest’anno, abbiamo lanciato Rai4,
nata con uno scarsissimo budget; dopo lo switch-off del 31 ottobre 2008 in Sardegna, Rai4 ha
raggiunto uno share tra il 2% e il 4%, risultato vicino a quello
di una tv come La7, e questo ha creato problemi a Rai2: tutto questo pone anche
questioni di riorganizzazione interna. La transizione digitale è in divenire e
non sappiamo ancora quali saranno i vincitori e le piattaforme vincenti".
Prosegue Caterina D’Amico, amministratore delegato di Rai Cinema: "Il cinema è fatto di film e la moltiplicazione delle piattaforme sta
rischiando di soffocare il cinema. Oggi, il prodotto cinematografico italiano
medio costa tra i 2 e i 2,5 milioni di euro. Il mercato dell’home video ha
determinato una prima mutazione, seguita poi dai cambiamenti attraverso la
fruizione su dvd. Inoltre, il film in tv non riesce più a raggiungere ascolti
elevati: il film arriva in tv già usurato da varie forme di distribuzione. E’
imperativo ripensare le strategie di distribuzione, ritrovando una forma di
cooperazione".
Interviene, successivamente, Giuliano Zoppis, direttore
centrale delle relazioni esterne dell’ABI – Associazione Bancaria Italiana:"Mai
come in questo caso la crisi finanziaria si sta avvicinando all’economia reale.
Le banche, oggi, sono aziende di servizi, e stiamo assistendo ad un
indebolimento della loro reputazione sociale. E’ stata trasmessa una
informazione eccessivamente ansiosa da parte dei mass media: il sistema
bancario italiano non è in pericolo. Secondo uno studio realizzato da un
istituto di ricerca esterno all’ABI, il livello medio di educazione finanziaria
in Italia si attesta, in una scala da 1 a 10, a 3,5: un dato sconfortante. All’interno di
una crisi globale che non si preannuncia né facile né breve, per l’ABI
l’attenzione è ora sulla reputazione e sull’immagine e vediamo la comunicazione non come pubblicità
ma come confronto".
Ha concluso la sessione Giampietro Vecchiato, vice
presidente FERPI – Federazione Relazioni Pubbliche Italiana:"Quando si coopera
e si compete, è necessaria la capacità di negoziare con abilità. Ed è
necessaria una mente disciplinata, sintetica, creativa, rispettosa, etica. Per
costruire una buona relazione interpersonale bisogna riscoprire la fiducia, che
è strettamente legata all’affidabilità. Le relazioni sono la questione centrale
dell’ascolto: e qui entrano in gioco la responsabilità e la bidirezionalità.
Senza ascolto, non ci può essere comunicazione".