Marchi, brevetti, design nelle imprese italiane

Questa mattina, a Roma, si è svolta la presentazione di due ricerche coordinate da Unioncamere – Camere di Commercio d'Italia. Sono andato ad ascoltare queste due ricerche, di taglio diverso ma entrambe ricche di spunti. Si tratta dell'Osservatorio Unioncamere Brevetti e Marchi, realizzato in collaborazione con Dintec-Consorzio per l'Innovazione Tecnologica, e del Rapporto Unioncamere sul Design nelle imprese italiane 2008.

La mattinata è stata aperta e coordinata da Claudio Gagliardi, vice segretario generale vicario Unioncamere:"Abbiamo ritenuto che ci fosse bisogno di una novità: analizzare i dati sui soggetti imprenditoriali conoscendo qualcosa in più sulle caratteristiche delle imprese che depositano brevetti: non sempre le attività di innovazione delle imprese italiane sfociano nella brevettazione. E va aggiornata la concezione del design ai tempi attuali".

Manfredo Golfieri, amministratore delegato Dintec-Consorzio per l'Innovazione Tecnologica ha illustrato la ricerca sui brevetti e sui marchi:"Nel periodo 1999-2006, l'Italia ha depositato 27.616 domande di brevetto presso l'EPO-European Patent Office, con un tasso di crescita annuo del 4,9%. Tale trend favorevole però non consente di colmare il gap strutturale italiano per quantità di brevettazione rispetto ad altri paesi europei, tra cui Francia, Germania, Regno Unito. Analizzando in dettaglio i risultati, si osserva uno squilibrio: mentre negli altri Paesi esiste una distribuzione tendenzialmente omogenea nei processi di brevettazione, in Italia si registrano picchi notevoli in alcuni settori e valori molto bassi in altri. Emerge, dunque, un elevato livello di brevettazione in settori più maturi e un livello più basso nei settori a forte innovazione tecnologica".

Orazio Olivieri, membro del gruppo di ricerca Dintec-Consorzio per l'Innovazione Tecnologica, ha aggiunto:"Depositare un marchio è più semplice e veloce rispetto al deposito di un brevetto, che generalmente richiede una più consistente attività di sviluppo e ricerca. L'aspetto del marchio è comunque sensibile per le aziende italiane, attente all'immagine".

Successivamente, è stata presentata la ricerca sul design nelle imprese italiane.

Ha preso la parola Giuliano Simonelli, presidente del Consorzio POLI.design:"C'è un rapporto ancora poco esplorato tra design ed impresa. Il design non è solo una funzione aziendale ma piuttosto la funzione di un processo che entra in azienda e genera innovazione: questa è una disciplina ancora giovane che tende ad allargarsi toccando confini con altri saperi. Una caratteristica peculiare del design italiano è il suo essere fatto di idee anticipatrici".

Andrea Granelli, presidente Kanso e membro del Consiglio Italiano del Design, ha proseguito: "L'attenzione al design e alla sua cultura si inserisce in un momento storico opportuno. Il design è fattore produttivo ed è una cultura di progetto che unisce varie aree. In tal senso, il design-thinking si identifica come un approccio allo sviluppo di prodotti e servizi che attribuisce rilevanza a tre aspetti fondamentali: la capacità di soddisfare bisogni reali delle persone, la sostenibilità economica dell'offerta, le potenzialità della tecnologia. L'invenzione è un fatto tecnico, l'innovazione è un fatto sociale. Il design dei servizi è un tema fondamentale per il futuro".

In seguito, ha avuto luogo una tavola rotonda.

Guido Bolatto, segretario generale della Camera di Commercio di Torino, ha spiegato:"Nel 2008, Torino è stata World Design Capital. Alcune fra le strategie utilizzate: posizionare Torino all'interno della mappa internazionale del design; accrescere il sistema delle competenze locali; creare una cultura di progetto, anche attraverso le 340 iniziative che hanno avuto luogo; lasciare tracce in grado di innovare. Fra i lasciti di Torino 2008: l'avvio dell'Osservatorio Nazionale sulla Grafica e uno sportello per assistere i giovani designer".

Fabrizio De Benedetti, amministratore delegato SIB-Società Italiana Brevetti, ha rilevato:"In Italia, è mancata una politica di incentivo per il design, mentre qualche passo in avanti è stato fatto circa la proprietà intellettuale. In realtà, poi, non c'è ancora una vera e propria politica per i brevetti".

Antonio Girardi, direttore Centro Produttività Veneto, ha notato:"L'Italia deve compiere ancora una lunga strada per quanto riguarda la brevettazione internazionale. L'obsolescenza dei brevetti va considerata anch'essa un fattore su cui lavorare. Non sempre è semplice convincere piccole e medie imprese a lavorare insieme, e una maggiore dose di hi-tech farebbe bene al Paese".

Fabiano Palamara, amministratore delegato Develpack, ha sostenuto:"Accolgo favorevolmente la volontà di creare un osservatorio stabile sui due rapporti presentati oggi. Sarebbe interessante capire quanto della proprietà intellettuale rimane in azienda e quanto viene trasferito a terzi. Inoltre, bisogna cercare di far uscire le idee dal cassetto".

Elisa Toniolo, membro di Treviso Tecnologia-Azienda Speciale per l'Innovazione Tecnologica della Camera di Commercio di Treviso, ha aggiunto:"Entrambi i rapporti meritano un plauso e, in futuro, sarebbe utile anche un focus sul livello locale. Abbiamo un dialogo con il mondo dell'università in Veneto ed abbiamo individuato nello studente che entra in azienda un elemento di innovazione. Ma, a volte, il rapporto con l'ambiente accademico non è sempre fluido, in relazione alle competenze che lo studente dovrebbe acquisire riguardo alla gestione del prodotto e non solo all'innovazione in sé".

Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere, ha chiuso i lavori dell'incontro:"Citando il filosofo Seneca, si può dire che 'non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare'. Il nostro intento è portare la barca fuori dalla tempesta globale attuale".