Vivere ed interpretare il mondo usando i parametri della storiografia può aiutare ad avere una visione più nitida della propria epoca storica e a ragionare con maggiore prospettiva.
Una occasione per parlarne è stata il convegno di oggi dedicato alla memoria dello storico britannico Eric J. Hobsbawm (1917 – 2012), organizzato dalla Fondazione Gramsci alla Camera dei Deputati a Roma.
Durante la sessione mattutina – che ha visto in sala anche il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano – è stata analizzata l'attività di storico di Hobsbawm sotto molteplici punti di vista. La sua attività di ricerca, infatti, è stata molto articolata e ha prodotto alcune delle più significative analisi storiche e sociali del XX secolo, tra cui le riflessioni sul Secolo Breve.
Tra i relatori, era presente anche Donald Sassoon, allievo di Eric Hobsbawm e professore emerito di Storia Europea Comparata (Queen Mary, University of London). In particolare, Sassoon si è soffermato sul rapporto tra storia e capitalismo nel pensiero di Hobsbawm: "Nell'epoca contemporanea, i modelli economici non sono collegati con la realtà. Hobsbawm vide la crisi iniziata nel 2007-2008 come la prova che il capitalismo non regolamentato era ormai finito nei guai. Per le sue indagini storiche, il laboratorio era costituito dall'intero pianeta Terra. E nella sua riflessione, le innovazioni tecnologiche hanno avuto una funzione rilevante nello sviluppo del capitalismo. Necessità di cambiamento e ricerca della stabilità: ecco la contraddizione del capitalismo che lui aveva ben compreso. Tra il 1945 e il 1975, c'è stata l'eta dell'oro del capitalismo, dovuta all'intervento dello Stato e agli accordi internazionali tra gli Stati. In realtà, Hobsbawm non ha mai teorizzato in senso stretto il capitalismo, ma ha sempre analizzato il capitalismo esistente. Secondo lui, il capitalismo ha avuto successo perché non è stato soltanto capitalismo".
Senza dubbio, l'analisi di Hobsbawm ha individuato alcuni snodi cruciali della storia del capitalismo: un fenomeno storico che in questi anni vive una fase molto complessa tra una dimensione esclusivamente materiale ed un'altra più digitale ed immateriale.