Il secondo mandato di Obama, con un commento di Loretta Napoleoni

Barack obama
Dunque, Barack Obama ha vinto anche le elezioni presidenziali americane del 2012, al termine di una campagna elettorale mai così incerta nella storia americana.

Anche quest'anno, gli americani hanno operato una scelta di buon senso, seppure con uno stato d'animo più incerto rispetto a quattro anni fa. L'idea di cambiamento avviata quattro anni fa, dunque, prosegue (qui il mio pezzo sulle elezioni Usa del 2008, su questo Nòvablog).

Abbiamo chiesto un commento sulle elezioni Usa di quest'anno a Loretta Napoleoni, economista residente tra Gran Bretagna e Stati Uniti.

Subito dopo la rielezione, Obama ha dichiarato: "il meglio deve ancora venire". Che cosa significa, a livello economico e politico, per l'America e per il mondo? Penso che Obama, ora, possa attuare quelle politiche che non ha potuto eseguire durante il suo primo mandato. Mi riferisco soprattutto a politiche economiche espansive: l'economia americana mostra segnali di ripresa ma c'è bisogno di una spinta ulteriore, anche per risollevare il morale della gente. Ma il problema sarà costituito dal fatto che la Camera bassa del Congresso è in mano ai repubblicani e ciò determinerà altri scontri politici nei prossimi quattro anni. Per quanto riguarda le relazioni internazionali: persistono i problemi con l'Iran, ma non credo che ci sarà un attacco contro questo paese, perché in questo momento gli Stati Uniti non possono permettersi un'altra guerra. Su questo tema, avremo comunque una retorica dura, poiché i temi della minaccia nucleare e del nemico lontano sono sempre di grande presa negli Stati Uniti.

Con riferimento all'economia, non credo che ci sarà un giro di vite nell'ambiente della finanza. Un problema più consistente, in quest'area, è la crisi in Europa, che fa sentire i suoi effetti anche nell'economia mondiale. E questo sarà un grande tema di politica estera nei prossimi tempi, con il confronto tra politiche di austerità ed espansive.

Il fiscal cliff è un limite, imposto dai padri fondatori, all'ammontare di indebitamento dello Stato, e dunque il rapporto tra PIL e indebitamento è fisso. Per riuscire ad andare oltre, è necessaria una legislazione che può fare soltanto il Congresso. Questa situazione è accaduta già due anni fa. Ora, per i prossimi quattro anni, bisogna vedere che cosa si deciderà di fare. Le politiche di Obama necessitano di un ampio spazio per l'indebitamento, poiché lo Stato si indebita per immettere liquidità nel sistema. Obama ha fatto il contrario di quanto è stato fatto finora in Europa: invece di puntare su politiche di austerità, ha scelto politiche espansive che però hanno comportato un elevato indebitamento. Ora, non credo che il Congresso gli permetterà di continuare con l'indebitamento: un fatto che non piace ai repubblicani.

Probabilmente, Bernanke verrà riconfermato alla guida della Federal Reserve. Non penso che ci saranno grandi cambiamenti nelle nomine di vertice. Obama è certamente un presidente democratico, ma ha anche un certo lato conservatore. E comunque non ha il pieno appoggio del Congresso. Il sistema americano, d'altra parte, è basato sul compromesso.

A livello istituzionale, l'Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, David Thorne, commenterà il risultato elettorale in occasione del seminario America has decided, in programma a Roma, venerdì 9 novembre 2012 alle ore 17 all'Università LUISS, sala Toti, viale Romania, 32 (zona Parioli). L'incontro è organizzato dalla LUISS School of Government e dal Robert Kennedy Center for Human Rights Protection. Interverranno anche Giuliano Amato, presidente Centro Studi Americani (Roma), Jim Caporaso, professore di scienze politiche all'Università del Washington (Seattle), Sergio Fabbrini, direttore della LUISS School of Government, Massimo Egidi, rettore dell'Università LUISS di Roma, Imco Brouwer, direttore Robert F. Kennedy Center Training Institute. La partecipazione al seminario è libera ma è obbligatoria la registrazione all'indirizzo e-mail: relazioniesterne@luiss.it.

Guardando al futuro, inoltre, è in programma per giovedì 8 e venerdì 9 novembre 2012 a Washington (District of Columbia, Usa), il summit Reboot America. Si tratta di un meeting dedicato all'incontro fra le startup americane più innovative e grandi aziende Usa, con particolare riferimento ai settori: government, security, politics, advocay, education, health, energy. Tra i partecipanti, anche Tom Kalil, deputy director for Policy – White House Office of Science&Technology Policy. Programma: qui. Per registrazioni: qui (costo per startupper e studenti: 50 dollari + fee 3.74 dollari. General admission: 200 dollari + fee 11.99 dollari).

Non resta che augurare buon lavoro ad Obama.