Questa mattina, a Roma, presentazione del "Rapporto 2008. Il Mercato e l'Industria del Cinema in Italia". Ero all'Università Luiss, dove si è svolta la presentazione della pubblicazione edita dalla Fondazione Ente dello Spettacolo.
Il cinema italiano: una galassia sfuggente, di cui si fatica a tracciare i contorni con precisione, nonostante l'accurato lavoro di indagine contenuto nel rapporto.
Alcuni dati: nel 2008, in Italia, sono stati prodotti 154 film, 33 in più rispetto al 2007. Le imprese attive nel mercato cinematografico sono 9.071, di cui 4.400 fatturano meno di 1 milione di euro. I lavoratori del settori iscritti all'Enpals (Ente Nazionale di Previdenza e di Assistenza per i Lavoratori dello Spettacolo e dello Sport Professionistico) sono 76.442. La media degli addetti per società è di 22 persone.
La mattinata è stata coordinata da Gloria Satta, caporedattore cultura e spettacoli de Il Messaggero, la quale ha aperto i lavori affermando che: "questo rapporto 2008 è il primo tentativo di realizzare un vero contributo organico sul mondo del cinema".
Primo intervento tenuto da Michele Sorice, direttore del Centre for Media and Communication Studies "Massimo Baldini" dell'Università Luiss: "Questo Ateneo lavora, da anni, anche sui fenomeni connessi al mercato audiovisivo. Poniamo attenzione al cinema inteso anche come industria: da questa consapevolezza, scaturisce il nostro impegno nello studio delle nuove forme di open source cinematografico. In tal senso, stiamo conducendo una ricerca sulle nuove forme di rappresentazione filmica al tempo del web 2.0 che presenteremo tra febbraio e marzo 2010. Dal rapporto 2008 esce, nel bene e nel male, un quadro diverso da ciò che ci si potrebbe normalmente attendere sul mondo del cinema".
A seguire, ha preso la parola Dario Edoardo Viganò, presidente Fondazione Ente dello Spettacolo: "Il progetto di questo volume si inserisce all'interno della volontà di intessere relazioni tra Fondazione Ente dello Spettacolo e il cinema italiano. Il rapporto analizza soprattutto il lato dell'offerta, ovvero di chi produce i film. Il comparto cinematografico in Italia conta 9.071 imprese, con un volume d'affari stimato attorno ai 5 miliardi di euro. Colgo l'occasione, inoltre, per presentare il portale www.cineconomy.com, dove si possono trovare notizie sul mondo industriale legato alla filiera del cinema e dove è possibile scaricare il rapporto".
Redento Mori, giornalista economico e curatore scientifico del rapporto, ha messo in evidenza alcuni aspetti emersi dall'indagine: "La grande disponibilità di dati di box office 'offusca' ciò che le imprese fanno. Il settore è polverizzato e ciò ostacola una visione d'insieme, inoltre è caratterizzato anche dalla sfasatura dei tempi, poiché il ciclo di vita di un film è di tre-quattro anni. E' difficile andare nel dettaglio di incassi, ricavi, diritti delle società cinematografiche. Un altro aspetto è costituito dalla parcellizzazione degli occupati: pesa, evidentemente, il lavoro a chiamata e a tempo determinato. Bisogna poi notare la polarizzazione del sistema: nella produzione, nella distribuzione e nell'esercizio c'è una grande concentrazione ai vertici. Il mercato, dunque, si conforma alle strategie di poche imprese. Oltre ai contributi pubblici, è essenziale incentivare gli investimenti nel cinema. Fondamentalmente, il cinema è profittevole nella misura in cui si investe, inizialmente, e se si riesce a far girare il film anche all'estero".
Ha proseguito Luciano Sovena, amministratore delegato di Cinecittà Luce: "Questo rapporto è uno strumento prezioso, anche se i dati sono sempre in movimento. Oggi, Cinecittà Luce è una società unica, nata per incorporazione di altre società e questa è la mia prima uscita da neo amministratore delegato. In realtà, Cinecittà Luce non sta sul mercato: il nostro obiettivo è cercare di scoprire nuovi talenti. Sostanzialmente, per quanto riguarda le opere prime e seconde ci siamo noi e la Rai. Cerchiamo di utilizzare al meglio i pochi denari che abbiamo. Non ci sono solamente i soldi dello Stato ma anche le coproduzioni internazionali alle quali si potrebbe guardare".
Steve Della Casa, presidente della Film Commission Torino Piemonte e direttore artistico di RomaFictionFest, si è concentrato sul ruolo delle film commission: "A livello di film commission, il nostro lavoro è di tipo industriale, ovvero attrarre sul territorio produzioni ed investimenti e cercare di creare occupazione. La nostra film commission ha un budget di 3 milioni di euro e ha un rapporto diretto con i produttori. Da un punto di vista pratico, il lavoro delle film commission ha contribuito a rinnovare l'offerta di territorio nel cinema italiano. Un tratto di forza della film commission è rappresentato dalla fiducia dell'ente locale, indipendentemente da chi lo governa in quel momento, seppur con sfumature variabili in base alla collocazione politica. Il cinema è un'arte che nasce già industria".
Mario Gianani, produttore titolare della casa di produzione Offside, ha concluso l'incontro: "Credo che le società di produzione abbiano competenze finanziarie ancora basse. Questo è un mercato che sta diventando sempre più duro e questo rapporto 2008 ci aiuta ad avere un approccio più razionale alla produzione cinematografica".