Una vicenda, fra le tante, che simboleggia il disallineamento tra le culture della rete e l'attuale approccio giuridico globale ai fenomeni dell'innovazione.
Pandora è una internet radio creata negli Stati Uniti da Tim Westergren nel 2000. Si tratta di un servizio innovativo di radio online, che si appoggia al Music Genome Project.
Dopo aver effettuato la registrazione a Pandora, il sito permette di creare stazioni radio virtuali a partire dall'inserimento di un brano o artista gradito all'utente. Ora, entra in funzione l'algoritmo, messo a punto dal Music Genome Project, che cerca brani simili a quello indicato dall'utente, in modo da riprodurre musiche gradite all'ascoltatore. La registrazione può avvenire in forma gratuita, ed in questo caso è compresa la pubblicità, o a pagamento, senza pubblicità.
L'algoritmo analizza 400 diversi parametri del brano inserito dall'utente, brano che deve essere presente nell'archivio di Pandora. La playlist così creata può essere sia ascoltata come radio sia gestita dall'utente, che può decidere fra i brani graditi e non. La selezione dei brani viene fatta in base alle caratteristiche musicali dei pezzi e non sulla popolarità dell'artista o sulle sue vendite di mercato. In questo modo, il servizio consiglia i brani in maniera automatica, fornendo pezzi anche sconosciuti che però si avvicinano o corrispondono ai gusti dell'ascoltatore. E' possibile accedere, dunque, a brani difficilmente reperibili in commercio, perché molto datati o quasi del tutto sconosciuti.
Tutto questo, è disponibile soltanto negli Stati Uniti. Ci sono, infatti, restrizioni legate al diritto d'autore. Gli artisti presenti nell'archivio di Pandora sono praticamente tutti americani, o non americani che hanno pubblicato i loro lavori anche negli Usa. Il servizio è limitato esclusivamente a persone che risultano essere americane, attraverso l'individuazione dell'indirizzo IP mediante il quale ci si collega al sito di Pandora. Negli States, infatti, è in vigore il Digital Millennium Copyright Act, la legge federale che norma i lavori protetti da copyright e alla quale anche Pandora deve attenersi. E, attualmente, non c'è un dispositivo legislativo equivalente al di fuori degli Stati Uniti.
Davvero un peccato che questioni giuridiche e tecniche blocchino un servizio innovativo e che potrebbe permettere ad artisti emergenti di farsi conoscere. Tutto ciò, inoltre, è in contrasto con la natura cosmopolita della rete e con una espressione culturale universale come la musica. Segno che il percorso tra chi fa innovazione e chi fa regole deve ancora giungere ad un incrocio comune di visione.