Quinto incontro del 2010 per le interviste "Un caffè con…"
Sigrid Verbert è fotografa indipendente ed esperta di gastronomia. Belga, vive a Roma dal 2003 e ha lavorato per testate giornalistiche nel settore gastronomico, tra cui il Gambero Rosso. Ha studiato lettere, filosofia e comunicazione gastronomica. Scrive libri sulla gastronomia e il suo blog è Cavolettodibruxelles.it
Come combini la cultura gastronomica italiana con le tradizioni culinarie del Nord Europa? Faccio un melting pot, seguendo molto il mio istinto. In Belgio, c'è una cucina tendenzialmente più internazionale, mentre qui in Italia si è più ancorati alle tradizioni. La versatilità mi è rimasta addosso: naturalmente la combino con l'italianità perché i prodotti che trovo sono italiani e mi nutro di molte cose italiane, che continuo a mescolare con altre idee.
Quest'anno sei stata in Giappone. Quali indicazioni gastronomiche hai tratto da questo viaggio? Parto dal presupposto che per apprezzare le culture, bisogna capire cosa c'è alla base. E dunque ho cercato di capire quale fosse la cucina tradizionale giapponese. Mi sono dedicata ai numerosi modi della cucina tradizionale giapponese: non c'è soltanto il sushi. Anche leggendo blog internazionali di cucina, mi sembra che il pubblico inizi a capire che ci sono anche altre proposte interessanti. In Francia, ad esempio, sta uscendo la zuppa di miso, ricetta giapponese che qui a Roma si trova in pochissimi posti. In generale, credo comunque che si inizi ad andare al di là del cliché del sushi.
Tieni un blog molto seguito: come interpreti il rapporto tra il mondo digitale e il tuo lavoro di fotografa? Lavoro come fotografa da quattro anni. Ho amici che lavorano in questo campo da vent'anni e si è passati da un'epoca in cui il fotografo era una star ben pagata ad una realtà attuale in cui molte più persone fanno il fotografo perché i mezzi tecnologici sono più abbordabili, anche se ciò non è sufficiente per fare belle fotografie. E' un mercato molto cambiato: i fotografi sono pagati sempre meno, grandi agenzie fotografiche tradizionali sono in difficoltà e poi ci sono agenzie su internet che propongono foto di stock a prezzi molto contenuti. Detto questo, il mondo di internet è stato molto interessante per me dal punto di vista del lavoro, perché avendo un blog con un certo seguito, di colpo sono diventata visibile anch'io. E ammetto che ci sia stata anche una componente di fortuna nella mia storia.
Nel 2009, hai scritto un libro intitolato Il libro del cavolo (Cibele Edizioni), tratto dal tuo blog. Non ti manca l'ironia… No, in genere no (sorride, NdA). In questo momento, sto preparando il prossimo libro, che sarà diverso da quello dell'anno scorso. Il libro del cavolo è stata una "avventura" editoriale che mi ha fatto pensare: è stato realizzato con una piccola casa editrice piemontese guidata da un fotografo, che è anche un mio amico. Parlando con lui, abbiamo scoperto di avere lo stesso problema: quando un fotografo realizza un libro fotografico, all'interno del processo editoriale solitamente non segue il lavoro grafico e può succedere che il lavoro finale non sia soddisfacente. Entrambi avevamo il desiderio di poter fare, almeno ogni tanto, qualcosa che potessimo seguire dall'inizio alla fine. Per tagliare una serie di costi e per fare un prodotto che rispondesse ai nostri criteri di qualità, abbiamo scelto di non affidarci al canale distributivo tradizionale e abbiamo distribuito il libro via internet e in alcuni luoghi selezionati e collegati al mondo dell'enogastronomia. Abbiamo tratto insegnamenti da questa esperienza: poteva anche andare male, ed invece abbiamo fatto tre ristampe e sono state vendute circa cinquemila copie finora. Il blog è stato trainante e mi sembra che questo caso possa offrire lo spunto per riflessioni su ulteriori forme di imprenditoria contemporanea.
Nella tua fotografia, prediligi l'aspetto emozionale, la luce naturale e la semplicità dell'ambientazione. Qual è il tuo modo di fotografare il cibo? Ultimamente, sto usando poco la luce naturale, che continua a piacermi molto. Ma dovendo fare molti scatti in poco tempo e seguire una determinata linea estetica, come sto facendo attualmente per questo nuovo libro, tendo ad utilizzare luci artificiali perché la luce del giorno varia troppo da un momento all'altro. C'è poi la questione dello styling: cerco di rimanere sul semplice, non mi piacciono troppi barocchismi ed immagini troppo cariche e piene. Bisogna chiedersi che cosa si vuole fotografare: un piatto rustico o uno più contemporaneo richiedono un approccio diverso nella realizzazione dell'immagine fotografica. Sarebbe necessaria una persona che si occupasse di questo aspetto in modo specifico: in Italia, questa figura di stylist per le fotografie è poco conosciuta, a differenza di altri paesi come ad esempio gli Stati Uniti e la Francia. Il lavoro di preparazione del piatto allarga i tempi, e dopo aver fatto un paio di prove si passa infine agli scatti ufficiali.
Da dove nasce questa tua passione all'incrocio tra fotografia e gastronomia? In realtà, dal blog. Ho fatto un master in comunicazione gastronomica, ma non è detto che sia necessario per scrivere un blog sul cibo. Ero in Italia da poco tempo, non sapevo bene cosa avrei fatto "da grande", e non pensavo a scrivere ricette. Ma cucinavo spesso per gli amici e nel frattempo avevo accumulato molti articoli e ritagli di giornale sulla gastronomia, tema di mio interesse. Nel 2005, ho pensato di aprire un blog ed usarlo come quaderno di ricette nel quale inserire i miei appunti di cucina. Successivamente, ho iniziato a fotografare le mie ricette. All'inizio, erano foto da buttare ma ho imparato allenandomi molto nella fotografia.
Un paio di ricette per quest'estate? Proprio ieri ne ho pubblicata una, sul mio blog, che mi piace molto: patate novelle e asparagi cotti al vapore, conditi con limone e capperi. Oppure c'è l'insalata di pasta, che cambio ogni anno: è un piatto freddo di farfalle con tocchetti di melone, avocado, salmone affumicato, pinoli grigliati e un po' di basilico, il tutto mescolato con olio e succo di limone. Francamente è molto buona, se ti capita… (mi capita, NdA). D'estate, prediligo soluzioni non troppo complicate: altro piatto che mi piace molto è la mozzarella con rucola e pesche a fettine sottili, assieme ai pinoli che sono un po' ovunque.