Anche quest'anno, sono andato al Festival di Internazionale a Ferrara: la tre giorni d'inizio ottobre che riunisce giornalisti, intellettuali ed economisti internazionali, a cura del settimanale Internazionale e delle istituzioni locali dell'area ferrarese.
Come l'anno scorso, ci sono stati una buona atmosfera generale, eventi interessanti e frequentati (soprattutto da giovani), oltre alle tradizionali e numerose biciclette che scorrono fra le vie del capoluogo ferrarese. E le nuvole in cielo sono state clementi.
Nel mondo dei media, uno dei temi caldi è il futuro delle pubblicazioni cartacee: l'incontro dedicato alle frontiere digitali dei giornali ha visto la partecipazione di Giovanni De Mauro, direttore responsabile di Internazionale, Luca Sofri, direttore ilpost.it, e Oliver Reichenstein, web designer presso Information Architects.
Giovanni De Mauro, direttore responsabile del settimanale Internazionale, ha spiegato:"Il sito web di Internazionale è in corso di rifacimento. La nostra rivista è un caso in controtendenza: le entrate di Internazionale derivano sostanzialmente da un 20% di pubblicità e da un 80% di vendite in edicola e su abbonamento". Luca Sofri ha notato:"Posto che il cambiamento ci sta travolgendo, quale possibilità ci sono? Credo che Newsweek, negli Stati Uniti, e L'Espresso, in Italia, stiano facendo esperimenti interessanti. Bisogna disegnare una homepage tenendo in equilibrio la semplicità e la ricchezza di informazioni. I commenti sui blog sono in fase di scavalcamento da parte di conversazioni su facebook o twitter. Internet rispecchia le realtà eccellenti e quelle deteriori del mondo. La violenza su internet deriva dalla violenza che c'è nel mondo fisico. Nei giornali tiene ancora una sorta di autolimitazione dovuta alla tradizione, mentre si pensa che su internet si possa mettere qualunque contenuto. Non ho un'idea precisa di cosa ci sarà nel futuro dei giornali". Oliver Reichenstein ha affermato:"Il modello economico dei giornali è basato sulla non trasparenza. I giornali devono sperimentare e i settimanali del futuro devono dare un'informazione più attenta e curata. Per fare civiltà, ci vuole un'identità. Bisogna capire cosa sta succedendo all'economia dell'attenzione in questo momento storico. Se ho una informazione pratica ed utile, sono più disposto a pagarla".
Successivamente, l'economista Loretta Napoleoni ha presentato il suo ultimo libro: Maonomics (Rizzoli, 2010). Il testo è una inchiesta sulle trasformazioni economiche della Cina negli ultimi dieci anni. Come ha spiegato la Napoleoni:"Sono stata in Cina, per la prima volta, all'inizio degli anni Novanta e la prima impressione fu quella di un paese povero. Tornai nel 1999 e già allora vidi un cambiamento in corso. Si può dire che la vera Cina sia composta attraverso numerosi strati di una 'cipolla', l'ultimo dei quali è costituito dalle energie rinnovabili. C'è un grande scarto tra la competenza dei sinologi (e in generale degli studiosi della Cina) e il mondo del giornalismo, più condizionato dall'ideologia. Da un paio d'anni, si inizia a guardare alla Cina come modello alternativo alla crisi economica occidentale e Maonomics si rivolge principalmente a noi occidentali. La popolazione cinese è 'soddisfatta' del regime in virtù di un contratto sociale che garantisce benessere in cambio di un regime non democratico. Noi occidentali abbiamo la mentalità del tutto e subito, mentre i cinesi hanno una visione diversa del tempo e attendono pazientemente il proprio turno per salire nella scala del benessere. La classe media occidentale è diventata più povera e consuma meno rispetto a prima. In Europa, un paese che continua a produrre è la Germania. E' possibile resistere alla concorrenza asiatica se si torna ad un capitalismo più industriale che finanziario. Si sta creando una nuova bolla che piace al mondo della finanza rapace, perché fa guadagnare molti soldi, ma fa male all'economia reale. Al momento, i cinesi non sono interessati ad essere l'àncora dei mercati monetari: probabilmente, ci potrebbe essere una crisi dei cambi monetari e la Cina svolgerà un ruolo diverso da quello degli Stati Uniti. La Cina inquina molto a livello ambientale, ma allo stesso tempo sta investendo parecchio nelle energie rinnovabili: il loro obiettivo è creare un sistema energetico non dipendente dal petrolio. I cinesi rivaluteranno la loro moneta quando lo riterranno opportuno e non in base alle esigenze degli Stati Uniti".
E, dopo aver parlato di Cina e Stati Uniti, c'è stato spazio anche per l'Europa, nell'incontro "Chi guadagna dalla crisi: vecchie e nuove povertà in Europa". Jacopo Zanchini, vicedirettore di Internazionale, ha introdotto i relatori: Jean-Jacques Gouguet, docente di economia all'Università di Limoges (Francia), Thierry Vissol, funzionario della Commissione Europea, Loretta Napoleoni, economista italiana residente a Londra. I tre esperti sono stati intervistati da Michael Braun (Die Tageszeitung), Rossend Domenech (El Periodico), Frank Paul Weber (La Tribune).
Ha spiegato Gouguet:"Bisogna diffidare della banalizzazione dei concetti: la povertà continua ad esistere anche nei paesi ricchi. La povertà è un concetto relativo: si è poveri rispetto agli altri. La responsabilità della povertà è doppia: individuale e sociale. Non siamo ancora arrivati alla scomparsa della classe media, ma i ricchi stanno diventando sempre più ricchi. Non sappiamo redistribuire le ricchezze e questo fatto mette in discussione l'idea di giustizia sociale che abbiamo. Bisogna stabilire qual è l'ampiezza tollerabile delle disuguaglianze sociali: secondo l'economista Adam Smith, il rapporto doveva essere 1:30 ma oggi è nettamente maggiore. Dovremo creare un altro modello e credo che si debba definire un reddito massimo ammissibile". Ha aggiunto Vissol:"All'interno delle istituzioni europee, la povertà 'esiste' dal 1951. La povertà è legata a come si sente una persona in una società con molti bisogni. Dal 2000, è stata introdotta la politica sociale come area d'azione dell'Unione Europea. Il livello di povertà in Europa si attesta ufficialmente al 17%". Loretta Napoleoni ha notato:"Ciò che sta succedendo è che non riusciamo più a sostenere la propensione al consumo come prima . Siamo arrivati al punto in cui essere poveri non aiuta il sistema capitalistico. L'area dove la povertà è avanzata maggiormente è l'Occidente. Negli ultimi vent'anni, la distribuzione del reddito in Europa è stata sempre più diseguale. E l'economia Usa rappresenta ancora il 22% dell'economia mondiale. Secondo dati Istat di giugno 2010, in Italia ci sono 2 milioni di giovani che vivono ancora con i genitori e non studiano e non lavorano. Circa il 15% delle famiglie italiane vive in condizioni di povertà: i più colpiti sono le famiglie operaie e i giovani. I giovani sono i nuovi poveri in Italia. E i giovani italiani occupati hanno un livello di scolarizzazione inferiore a quello dei loro coetanei europei. La povertà inizia a lavorare contro il sistema capitalistico e questa può essere una opportunità. Inoltre, in Europa non c'è una armonizzazione fiscale e fino allo scoppio della crisi nessuno si interessava molto ai paradisi fiscali. Bisogna evitare che l'1% di super-ricchi globali continui ad accumulare ricchezze".