Come ogni anno, si avvicina il periodo della dichiarazione dei redditi, per chi li ha (considerazione amara ma purtroppo molto d’attualità).
Se si ritiene che la direzione sia quella che va verso lo “Stato snello”, allora sarebbe opportuno che anche la struttura fiscale generale venisse riformata, considerato che il mercato del lavoro spinge sempre più i giovani (e ormai anche i meno giovani) verso il lavoro autonomo. Lavoro autonomo che però richiede un sistema fiscale e di tutele necessariamente diverso da quello che è stato in vigore nell’epoca del posto fisso.
Il discorso è molto ampio e investe il cambiamento strutturale del mercato del lavoro. E in Italia, il livello di evasione fiscale è sempre stato elevato, soprattutto se rapportato ad altri Paesi. Naturalmente, risulta evidente che qualsiasi Paese con un alto livello di evasione fiscale non possa ambire a prospettive di crescita né nel breve né nel lungo periodo.
Ma in Messico, da qualche tempo, c’è un originale sistema per fare pagare le tasse a chi non le aveva mai pagate prima. Premessa: il Messico ha avviato negli anni scorsi alcune (graduali) riforme economiche ma rimane ancora un Paese in cui metà della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e non paga nessun tipo di tasse.
Il meccanismo è semplice: se durante l’anno un artista riesce a a vendere da una a cinque opere d’arte, ne dona una al governo federale. Se riesce a vendere tra sei ed otto opere, ne dona due, e così via, con un tetto massimo annuale di sei donazioni. Possono partecipare a questo programma di pagamento delle tasse – denominato Pago en Especie – soltanto pittori, scultori, e artisti che si occupano di grafica, sebbene gli amministratori del programma stiano valutando di aggiungere altre forme di arte all’interno di Pago en Especie. Un comitato di curatori supervisiona il processo di donazione per accertare che le opere ricevute abbiano un livello qualitativo accettabile. Se l’opera d’arte ricevuta è di particolare pregio, viene collocata in una esposizione permanente a Mexico City (la capitale del Messico), mentre le altre opere vengono destinate a musei pubblici, ad edifici amministrativi, e a mostre al di fuori del Messico.
Si può discutere che questo sia un metodo legittimo o meno per pagare le tasse, ma con questo programma molti artisti messicani che non pagavano le tasse, hanno iniziato a farlo, con un beneficio culturale per lo stato messicano (d’altra parte, proviamo ad immaginare un artista messicano che, seduto ad un tavolo, compila minuziosamente la dichiarazione dei redditi…).
Questo sistema potrebbe essere applicato in Italia? Temo che in Italia la situazione sia molto più complicata…
Di sicuro, nel ribilanciamento del rapporto tra Stato e cittadino, va messo in conto che tutti devono pagare le tasse – altrimenti lo Stato non riesce ad erogare i servizi generali ai cittadini -, così come bisogna rendersi conto che una pressione fiscale eccessiva ostacola la crescita e lo sviluppo economico.