Questa mattina, a Roma, si è svolto il convegno Vite Digitali. Sfide, soluzioni, opportunità, di cui avevo scritto qui.
Ospitato nella sede di TIM (Corso Vittorio Emanuele II, 208) e coordinato da Maria Pia Rossignaud (direttrice della rivista Media Duemila), l’incontro è stato il primo meeting italiano del Global Telecom Women’s Network: l’associazione internazionale che riunisce le donne top executives del mondo delle telecomunicazioni.
In apertura di mattinata, Lucy Lombardi (responsabile Innovazione di Telecom Italia e presidente Global Telecom Women’s Network Italy) ha dichiarato: “Oggi, c’è bisogno di nuova intelligenza sociale. Con le relazioni digitali, si possono influenzare le masse come mai era accaduto in passato“.
Si sono poi succeduti gli interventi dei relatori, tra cui Maria Ludovica Agrò (responsabile per la Coesione Territoriale del Governo Italiano), che ha affermato: “Stiamo andando verso una società dove c’è una disintermediazione fra i soggetti sociali“. Ha proseguito Gina Nieri (membro Cda Mediaset): “Le donne possono fare tutto. E di fatto, fanno tutto. La complessità non spaventa il mondo femminile“.
E ha preso la parola anche Marco Patuano (Ceo Telecom Italia), dichiarando: “Fino ad oggi, le donne arrivate al vertice di grandi aziende hanno dovuto superare prove durissime. Ma il talento non ha gender. Il mondo delle telecomunicazioni diventerà sempre più un mondo dove si potrà esprimere il proprio talento, e la parte ingegneristica è una parte di questo mondo, ma non è tutto. Gli ecosistemi nati sulle telecomunicazioni creano delle piazze dove c’è qualcuno che vuole portare qualcosa e qualcuno che vuole ricevere qualcosa. Lo smartphone è un contenitore di passioni personali e stiamo aprendo un mondo in cui useremo la tecnologia per assecondare gli interessi personali.
Un’azienda, oggi, è la somma di capitale economico e capitale umano. Più che il gender, oggi bisogna capire quali competenze e quali talenti si hanno. Abbiamo bisogno di più flessibilità nel mondo del lavoro: oggi la vita lavorativa è diventata più lunga dell’esistenza di una determinata professione. In Telecom Italia, stiamo ricreando la nostra corporate university. Questa azienda ha 53 mila dipendenti: soltanto il 3 per cento di essi ha meno di 30 anni d’età, mentre l’83 per cento ha più di 47 anni. C’è bisogno di talenti nuovi e, invece di una staffetta generazionale, penso sia meglio ragionare su una solidarietà intergenerazionale, con un welfare espansivo che abbia un costo sociale sostenibile. Tramite i recenti provvedimenti governativi sul mondo del lavoro, credo si stia andando verso questa direzione. Il cambiamento ha bisogno di talento“.
Il dibattito su questi temi è più che mai aperto.