Ieri sera, a Milano, a causa di un tumore (diagnosticato due anni fa), è venuto a mancare Umberto Eco: filosofo, scrittore e docente universitario, personalità italiana di livello internazionale.
Nato ad Alessandria nel 1932, era tra i “giganti” della cultura moderna, e nella sua intensissima attività aveva spaziato dagli studi accademici sulla comunicazione alla narrativa, dall’estetica medievale alla semiotica.
Pochi mesi fa, aveva fondato la casa editrice La Nave di Teseo, assieme a Elisabetta Sgarbi.
In queste ore e nei prossimi giorni si parlerà molto di lui, e con lui se ne va una persona che aveva sensibilità davvero trasversali nel campo culturale. Si è occupato, infatti, anche di temi e figure dell’immaginario inconsueti per gli intellettuali italiani: James Bond, Dylan Dog, la serialità televisiva, l’enigmistica, la fisiognomica.
“I libri parlano tra loro“: ecco, tra le tante, una delle sue argute affermazioni.
Al di là dell’aspetto “istituzionale” di studioso, si possono ricordare anche i dibattiti informali con alcuni suoi colleghi e amici, tra cui Alberto Abruzzese, Achille Bonito Oliva, Paolo Fabbri, Ugo Volli.
Diversi anni fa, lo avevo ascoltato in occasione di incontri accademici a Bologna e a Milano.
È stato un punto di riferimento per il mondo della cultura del secondo Novecento e dei primi anni Duemila.
Il funerale si terrà martedì 23 febbraio 2016 a Milano, alle ore 15 al Castello Sforzesco.