La risorsa degli Italo Americani

Presentazione del libro We The Italians. Cinquanta interviste sull’Italia negli USA. Gli italiani d’America si raccontano di Umberto Mucci (Armando editore, 2016). Da sinistra: Portia Prebys (Presidente della Association of American College and University Programs in Italy), Franco Pavoncello (Presidente della John Cabot University di Roma), Renzo Arbore (Showman italiano), Umberto Mucci (Fondatore e Direttore di WeTheItalians.com), Lucia Pasqualini (Responsabile della Promozione della Lingua Italiana all’Estero, Ministero degli Affari Esteri, Vice Console d’Italia a New York dal 2010 al 2014), Delfina Licata (Responsabile del Rapporto di ricerca sugli Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes), Mauro Battocchi (Console Generale d’Italia a San Francisco dal 2012 al 2016). Roma, Centro Studi Americani, 5 dicembre 2016.

 

È sempre utile rimanere aggiornati sui rapporti fra Italia e Stati Uniti. E il libro We The Italians di Umberto Mucci (Armando editore, 2016), presentato ieri a Roma al Centro Studi Americani, offre una panoramica interessante su aspetti ancora poco conosciuti della relazione fra questi due Paesi. Così come merita di essere approfondita l’analisi degli italo americani: persone che spesso hanno caratteristiche umane e professionali di grande pregio.

Come spiega l’autore del libro, Umberto Mucci: “Sono molto affezionato agli Stati Uniti anche per motivi personali: durante la Seconda Guerra Mondiale, mio padre fu salvato dall’esercito americano, dove c’erano anche soldati italo americani. Tornando al tempo presente, durante il 2016 ho avuto modo di fare molte presentazioni di questo libro negli USA, e posso affermare che l’Italia viene celebrata di più quando si è all’estero“.

La moderatrice dell’incontro, Lucia Pasqualini (Responsabile della Promozione della Lingua Italiana all’Estero, Ministero degli Affari Esteri, già Vice Console d’Italia a New York), ha notato come “Noi italiani abbiamo una certa indole ad andare via dall’Italia per scoprire il mondo, e questo fatto non deve essere necessariamente interpretato in maniera negativa“.

D’altra parte, come ha evidenziato Mauro Battocchi (Console Generale d’Italia a San Francisco dal 2012 al 2016): “Italia e Stati Uniti sono due Paesi che provano simpatia l’uno per l’altro. San Francisco è stata fondata, a metà del XIX secolo, da italiani. Al giorno d’oggi, c’è un tesoro di italianità, a San Francisco e in altre zone degli USA, che genera relazioni culturali ed economiche“.

Il tema degli italiani nel mondo, naturalmente, non riguarda soltanto gli italo americani, come ha spiegato Delfina Licata (Responsabile del Rapporto di ricerca sugli Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes): “La mobilità delle persone è collegata alla dimensione attuale del mondo, e in Italia non c’è ancora piena consapevolezza di questo fatto. Si va all’estero anche per costruire una propria vita e una propria felicità. Nelle nostre ricerche, abbiamo constatato, negli ultimi anni, l’aumento di persone anziane che si stanno trasferendo all’estero. Attualmente, gli Stati Uniti sono il quinto Paese di destinazione degli italiani che vanno all’estero, con Gran Bretagna e Germania che si contendono il primo posto“.

Renzo Arbore (showman italiano) ha viaggiato sul filo dei ricordi, dichiarando che “Gli Stati Uniti sono una delle mie passioni. Molti anni fa, in Italia non eravamo in molti a guardare con interesse agli Stati Uniti. Oltre a me, c’erano Mike Bongiorno, Ruggero Orlando e pochi altri“.

Il legame tra i due Paesi, peraltro, è stato reso più solido, nel corso del tempo, anche dalle opportunità di studio e di scambio culturale.

Franco Pavoncello (Presidente della John Cabot University di Roma) ha affermato: “Si può imparare molto da questo libro di Umberto Mucci. Ho vissuto negli Stati Uniti per dieci anni, gli italiani trovano negli USA un terreno fertile per la loro cultura. Attraverso la John Cabot University, che attualmente conta circa 60o studenti statunitensi e 400 italiani, desideriamo proporre un ambiente americano e internazionale a Roma, con una offerta didattica focalizzata sulle liberal arts, sulle scienze, sull’economia. Quando vengono a contatto l’una con l’altra, la cultura italiana e quella statunitense si trasformano a vicenda“.

Sul tema della formazione, è intervenuta anche Portia Prebys (Presidente della Association of American College and University Programs in Italy): “In Italia, si trovano circa 30 mila studenti statunitensi. Sono una cittadina USA, anche se vivo in Italia da 52 anni e ho anche il passaporto italiano. Gli studenti, in Italia, trovano il terreno per fare soprattutto esperienze culturali e personali. Oltre ai corsi nell’area delle humanities, stanno entrando nei nostri programmi anche i corsi relativi alla scienza, alla tecnologia, all’ingegneria e alla matematica. Ogni anno, i nostri programmi spendono 580 milioni di dollari in Italia. Per gli studenti che arrivano dagli Stati Uniti, l’esperienza fatta in Italia è spesso qualcosa che cambia la vita“.

La relazione fra Stati Uniti e Italia ha ancora margini di sviluppo. Concludendo l’incontro, Umberto Mucci ha affermato: “Il sistema meritocratico americano è uno straordinario additivo per i talenti e per le idee degli italiani“.