A partire dalla seconda metà del Novecento, la televisione è stata un simbolo di progresso e modernità.
L’Italia, negli anni Ottanta e Novanta, ha costituito un laboratorio di idee per i contenuti televisivi.
Al giorno d’oggi, invece, assistiamo ad un doppio fenomeno: da una parte, è in corso una età dell’oro delle serie televisive, dall’altra, le persone comunicano tramite apparecchi tecnologici e possono rendere pubbliche alcune parti della propria vita privata.
La tv generalista è stata e continua ad essere un enorme corpo, nel quale convivono diversi “organi”.
In Italia, la tv ha avuto grande riscontro presso i ceti popolari e medi, mentre la classe degli intellettuali ha sempre guardato con un certo distacco l’evoluzione del medium televisivo.
Tra coloro che si sono interessati allo studio del mezzo televisivo, c’è il mediologo Alberto Abruzzese, classe 1942, romano, per molti anni docente di Mediologia nelle Università Federico II di Napoli (1972 – 1992), La Sapienza di Roma (1992 – 2005), IULM di Milano (2005 – 2014).
Tra i numerosi allievi di Abruzzese, c’è anche Tito Vagni, docente di Processi Culturali e Comunicativi all’Università di Macerata e di Sociologia dei Media all’Università IULM di Milano. Vagni collabora anche con il centro di ricerca ATOPOS della Universidade de São Paulo, con il Centre d’Études sur l’Actuel et le Quotidien di Parigi, con il gruppo editoriale L’Espresso e con il magazine Mark Up.
Ed è fresco di stampa il primo libro di Vagni, intitolato Abitare la tv. Teorie, immaginari, reality show, prefazione di Alberto Abruzzese, Franco Angeli editore 2017.
Questo libro propone uno studio sul reality show come linguaggio specifico della televisione generalista e come momento originario delle forme comunicative dei social media contemporanei.
Il testo di Vagni analizza la tv da un punto di vista culturale/mediologico, che è uno dei tre grandi punti di vista da cui si può analizzare la tv: gli altri due sono l’aspetto tecnico/tecnologico e quello economico/finanziario.
Immaginando di avere una mongolfiera a disposizione, con la quale sorvolare i territori del mondo televisivo, potremmo ora dirigerci verso l’Università Cattolica di Milano, dove, negli anni Sessanta, Gianfranco Bettetini (1933 – 2017) inaugurò una scuola di studi sui media. Nel corso degli anni, questa scuola ha visto crescere diversi studiosi dei mezzi di comunicazione di massa, tra i quali Aldo Grasso, Francesco Casetti, Fausto Colombo, Armando Fumagalli, Ruggero Eugeni, Paolo Braga, Chiara Giaccardi, Barbara Gasparini, Nicoletta Vittadini, Giorgio Simonelli, Matteo Stefanelli.
E Aldo Grasso (docente di Storia della Radio e della TV all’Università Cattolica di Milano, critico televisivo del Corriere della Sera) ha firmato la prefazione di un recentissimo libro curato da due studiosi di comunicazione che si sono formati all’Università Cattolica di Milano: Massimo Scaglioni e Anna Sfardini. Il volume si intitola La televisione. Modelli teorici e percorsi d’analisi, ed è pubblicato da Carocci editore.
Anche se è scritto da specialisti accademici e da operatori di mercato, il volume può essere di interesse anche per un lettore che abbia delle curiosità sul mondo della tv: vengono trattati argomenti come l’ideazione e l’effettiva produzione di un programma, le “estensioni” web e social delle produzioni televisive, il mercato dei format, l’identità e il brand di una rete, i servizi Over-the-Top, l’analisi del pubblico, l’ecosistema di Netflix.
Hanno partecipato a questo volume: Marco Cucco, Luca Barra, Cecilia Penati, Axel Fiacco, Carlo Gorla, Maria Chiara Duranti, Barnaba Costalonga, Cinzia Squadrone, Jacopo Turrini, Varinia Nozzoli, Sara Sampietro, Paolo Carelli, Giuseppe Suma, Paola Brembilla, Massimo Temporelli.
Nel video qui di seguito, ci sono alcune considerazioni “profetiche” sul futuro della tv e dei media, fatte già nel 2000 da Alberto Abruzzese e dal celebre pubblicitario francese Jacques Séguéla (classe 1934).