Nell’immagine: le partecipanti all’edizione 2019 del progetto Coding Girls. Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia, Roma, 8 ottobre 2019. Credits: Fondazione Mondo Digitale, 2019.
Esistono progetti che sanno unire presente e futuro, mescolando in maniera efficace la dimensione locale con quella globale.
Coding Girls è uno di questi progetti.
Si tratta di una iniziativa mirata a fare avvicinare le adolescenti italiane agli studi in campo tecnologico e scientifico, avviata nel 2014 dalla Fondazione Mondo Digitale (sede a Roma) e dall’Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia, in collaborazione con Microsoft Italia.
Nel corso degli anni, il progetto Coding Girls è cresciuto fino a raggiungere, oggi, una dimensione nazionale.
Questa mattina, a Roma, nella sala Young dell’Ambasciata statunitense, è stata presentata la sesta edizione di Coding Girls, alla presenza di oltre cento adolescenti italiane, emozionate e consapevoli allo stesso tempo.
Quest’anno, l’obiettivo è di fare appassionare alla programmazione informatica 10.000 giovani italiane che frequentano le scuole superiori.
Il movimento delle Coding Girls rappresenta dunque un ascensore sociale per progettare un futuro libero da stereotipi e pregiudizi.
Secondo il recente rapporto The future of women at work del McKinsey Global Institute, entro il 2030 nel mondo, fra i 40 e i 160 milioni di donne dovranno pensare a una nuova occupazione oppure riqualificare le proprie competenze in ambito tecnologico per non rimanere escluse dal mondo del lavoro. A oggi, però, è donna soltanto il 20% dei lavoratori nella scienza e nella tecnologia, e soltanto il 35% degli studenti di discipline STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) è donna.
Dopo aver raggiunto nel 2018 oltre 6.000 studentesse, quest’anno il programma di Coding Girls ha coinvolto centocinquanta Coding Girls delle scuole superiori che formeranno 10.000 coetanee. Dal 5 novembre al 22 novembre 2019, guidate dalle coach statunitensi Anthonette Peña e Emily Bradford, esperte di Computer Science, le giovani programmatrici saranno protagoniste di una staffetta formativa in oltre 60 scuole di 14 città italiane: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Milano, Napoli, Palermo, Pisa, Pistoia, Reggio Calabria, Roma, Salerno, Torino, Trieste.
Grazie al lavoro svolto sul territorio locale dall’associazione Coding Girls, inoltre, cresce di anno in anno la capacità del programma di fare rete e stringere alleanze con soggetti pubblici e privati. Attualmente, l’associazione coordina 25 hub nelle scuole, e coinvolge studentesse e ricercatrici di 13 atenei italiani in attività di mentoring per le più giovani. A Torino, la collaborazione con la Compagnia di San Paolo ha trasformato Coding Girls in un progetto cittadino di durata triennale, per orientare e valutare i percorsi formativi e professionali di 600 ragazze dai 13 ai 19 anni.
Il tema è davvero ampio e coinvolge numerosi aspetti, discussi dagli esperti nella sala Young e in collegamento video.
Lewis M. Eisenberg, Ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Italia, ha aperto l’incontro affermando: «Potete portare molte cose buone al vostro Paese. Ringrazio la Fondazione Mondo Digitale per questo progetto. Trasferimento tecnologico e innovazione sono fattori chiave per la crescita economica. Le opportunità di formazione per le donne sono in aumento, consentono l’accesso a un mercato del lavoro di alta qualità, e danno loro un ruolo centrale per contribuire al progresso. L’obiettivo di Coding Girls è preparare una nuova generazione a rispondere alle esigenze tecnologiche delle imprese. L’Ambasciata degli Stati Uniti è orgogliosa di essere all’avanguardia in tale settore e di riconfermare l’impegno al rafforzamento del ruolo delle donne e della formazione nelle aree della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica».
Paola Pisano, ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, ha dichiarato: «Coding Girls è un progetto che riguarda l’intero Paese Italia e coinvolge migliaia di ragazze alle materie STEM, con la partecipazione di coach molto preparate. Queste iniziative di inclusione digitale sono importanti anche perché creano un circolo virtuoso tra settore pubblico e settore privato. In realtà, le materie STEM non sono ostiche per le donne. L’apporto che le donne portano nel mondo del lavoro è importante anche nel settore tecnologico. In Italia abbiamo bisogno di giovani con competenze adeguate al mondo del presente e del futuro».
Mirta Michilli, co-fondatrice dell’Associazione Coding Girls e direttrice generale della Fondazione Mondo Digitale ha spiegato: «La trasformazione digitale è una opportunità professionale straordinaria per le giovani donne, che sanno investire in competenze strategiche. Ma può trasformarsi in una nuova condizione di svantaggio. Ogni azione verso la parità di genere deve partire dalla scuola e diffondersi, capillarmente, nel territorio, nelle università, nelle aziende. La nostra sfida è creare una filiera educativa verticale che renda le giovani donne consapevoli del ruolo cruciale che ciascuna di loro può avere nella modernizzazione del nostro Paese. Secondo la Commissione Europea, le perdite economiche dovute al gender gap nei livelli di occupazione ammontano a 370 miliardi di euro all’anno. L’istruzione di qualità è uno strumento di libertà. Per noi è importante portarvi esempi positivi. Le competenze nel campo dell’intelligenza artificiale sono sempre più richieste dalle aziende».
Tiziana Catarci, direttrice del Dipartimento di Ingegneria Informatica, Automatica e Gestionale dell’Università La Sapienza di Roma: «La diversità migliora la società e stimola il cambiamento. Bisogna creare algoritmi che siano in grado di eliminare errori e pregiudizi: c’è il rischio che l’intelligenza artificiale aumenti le discriminazioni in campo occupazionale. Per cambiare il mondo in meglio, c’è bisogno della partecipazione di tutti. Bisogna iniziare fin dalle scuole elementari».
Barbara Cominelli, direttrice Marketing & Operations di Microsoft Italia: «I nuovi trend digitali globali come l’intelligenza artificiale, la robotica e il cloud stanno cambiando il mondo che ci circonda, generando opportunità di crescita anche per l’Italia. Per cogliere il meglio di questa rivoluzione, servono competenze nuove. Il digitale, infatti, sta facendo emergere la necessità di nuovi professionisti, che al momento non sono ancora disponibili sul mercato. Iniziative come Coding Girls, che sosteniamo da anni, sono indispensabili per sensibilizzare i giovani sui benefici delle nuove tecnologie e soprattutto per aiutare le ragazze a comprendere che una carriera in ambito scientifico è alla loro portata per costruirsi un futuro migliore. Coding Girls fa parte del nostro programma di formazione Ambizione Italia, che ha l’obiettivo di formare 500.000 persone in campo digitale. Qualsiasi professione avrà bisogno di almeno uno strato di competenze digitali. In Italia, il livello di digitalizzazione è ancora basso. Per colmare il gap di competenze digitali, bisogna fare squadra, soprattutto tra università e aziende. Ragazze, prendete dei rischi: anche se vi sentite pronte all’80% e non al 100%, fatevi comunque avanti».
In collegamento video da Milano, è intervenuta Ilaria Capua, direttrice del One Health Center of Excellence della Florida University: «Ho 53 anni e fin da quando ero bambina avevo deciso che nella mia vita avrei fatto ricerca in campo scientifico. Per me, la scienza è passione. Voglio fare ricerca perché credo in un mondo migliore. La vita ti accade e non si sa mai cosa ti può accadere. Nel mio gruppo di lavoro, le donne sono in maggioranza. L’Italia deve attrarre di più i talenti: la diversità è uno dei fattori più importanti per il successo. Ascoltate la voce dentro di voi. Non abbiate paura della scienza. Se avrete pazienza, arriverà il momento in cui vedrete la luce».
Due testimonianze, fra le tante giovani appassionate di coding presenti in sala.
Claudia, 18 anni, studentessa all’IIS Loi di Nettuno (Roma): «Mi piacerebbe approfondire il settore delle tecnologie per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile: la tecnica che cura invece di distruggere. Coding Girls mi ha aiutata a capire la tecnologia, a trasformare la curiosità in passione e poi in competenza. Ho capito quanto sia importante il coding per vincere gli stereotipi anche sul posto di lavoro: è una mentalità che deve cambiare da entrambe le parti, uomini e donne».
Aurora, 20 anni, ex studentessa del Liceo Scientifico Peano di Monterotondo (Roma) e ora studentessa di Bio-Informatica all’Università La Sapienza di Roma: «Grazie a Coding Girls ho messo insieme la passione per la biologia con la tecnologia. Durante il liceo, la docente ci ha proposto di fare l’esperienza di Coding Girls, come percorso di alternanza scuola-lavoro. Mi sono fidata della professoressa e da lì è cominciato tutto. Oggi, studio Bio-Informatica alla Sapienza, è un indirizzo di frontiera, tutto il percorso è in lingua inglese. Il coding mi piace perché è logica e creatività, ti apre la mente e stimola la capacità di risolvere i problemi».