Educare i giovani a sviluppare empatia verso chi soffre

Qual è il rapporto dei giovani con la malattia?

Come si comportano gli adolescenti di fronte a uno stato di disagio proprio o altrui?

In che modo la scuola può aiutare a gestire gli stress della vita e ad affrontare emergenze importanti come quella che stiamo vivendo?

La Fondazione Mondo Digitale (Roma) in collaborazione con Janssen Italia (divisione farmaceutica del Gruppo Johnson & Johnson) ha ideato Fattore J, il progetto formativo per aiutare i giovani italiani a sviluppare intelligenza emotiva, rispetto ed empatia verso coloro che soffrono.

Dai sondaggi svolti, su 1.000 studenti intervistati, il 40% vive con disagio il rapporto con persone affette da una patologia. Tra le emozioni che i ragazzi dichiarano di provare maggiormente in questo periodo vi sono tristezza, malinconia, nostalgia, paura del futuro, noia e ansia. I giovani si considerano dotati di empatia, ma non si sentono in grado di gestire le proprie emozioni e di trasformarle da negative a positive.

L’obiettivo del progetto è educare 100 mila giovani all’inclusione, alla diversità e all’empatia verso le persone affette da malattie. Il percorso formativo prevede formazione online e in presenza, oltre a video e testimonianze dirette di associazioni nazionali di pazienti e partner scientifici. La formazione avverrà online e anche in presenza, quando possibile, nelle scuole di sei regioni: Lazio, Lombardia, Piemonte, Sicilia, Emilia-Romagna e Veneto. Gli esperti guideranno ragazze e ragazzi a una corretta comprensione scientifica dei modi per prevenire e affrontare alcune patologie diffuse, con un focus sulle aree terapeutiche di ematologia, immunologia, infettivologia, ipertensione polmonare e neuroscienze. Al loro fianco, le associazioni dei pazienti, che aiuteranno a cogliere la dimensione più personale e intima della malattia, a sviluppare intelligenza emotiva e maggiore consapevolezza della “diversità”.

Uno spot di 100 secondi dà il via alla campagna di sensibilizzazione di Fattore J.

Nei giorni scorsi, sono state presentate le prime evidenze emerse, nel corso di un evento online con più di 800 studenti e docenti collegati da tutta Italia.

«Nonostante il lockdown, abbiamo raggiunto in poco più di un mese 1.000 studenti di 21 scuole in 19 città diverse. E lo abbiamo fatto partendo proprio dalle zone più colpite dall’emergenza, come Codogno e Brescia» – ha dichiarato Mirta Michilli, direttore generale della Fondazione Mondo Digitale.

«In questi mesi abbiamo tutti riflettuto sulla crucialità della salute, sull’importanza dei valori ‘umani’, sulla necessità di fare avanzare la ricerca per dare più vita alle persone. Dobbiamo guardare con lungimiranza al futuro, lavorando sulla prevenzione ed anche con Fattore J siamo certi di poter dare il nostro contributo» – ha proseguito Massimo Scaccabarozzi, presidente e Ceo di Janssen Italia.

Il prof. Massimo Andreoni, Primario del Reparto di Malattie Infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma e presidente della Società Italiana di Malattie Infettive, ha spiegato: «Quella contro il Covid-19 è una partita iniziata molto in salita. Nelle prime settimane il virus aveva completamente il sopravvento, poi un pochino alla volta abbiamo iniziato a prendere le misure. Ci rimaneva un’unica strategia: quella del contenimento e delle regole. Queste regole abbiamo iniziate ad applicarle e abbiamo finito il primo tempo con un pareggio. Adesso inizia il secondo tempo, dobbiamo continuare a giocare bene fino a quando non arriveranno le giuste armi per vincere la partita definitivamente. Io devo ringraziare i giovani, perché hanno dimostrato una consapevolezza e una responsabilità che non erano scontate. Il messaggio che vorrei mandare a tutti i ragazzi è che ciascuno di loro, rispettando le regole del gioco, ha salvato una vita umana. Vorrei che tra i tanti aspetti negativi di questa epidemia ce ne fosse almeno uno positivo, ovvero il riacquistare il senso dell’educazione civica. La sanità pubblica non può essere per un singolo, si chiama pubblica perché è di tutti. Noi tutti abbiamo una responsabilità, quella di vivere in una comunità nella quale dobbiamo sentirci uniti, perché quello che faccio io è un guadagno per tutti. Questo è il grande messaggio che l’epidemia ci sta dando».

Hanno aderito al progetto: Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma (AIL), Associazione Ipertensione Polmonare Italiana Onlus (AIPI), Associazione Malati Reumatici del Piemonte (AMaR), Associazione Nazionale per le Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino (AMICI Onlus), Associazione Nazionale Amici per la Pelle (ANAP Onlus), Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza (APIAFCO), Network Persone Sieropositive (NPS Italia Onlus) e Progetto Itaca Onlus. Partner scientifico l’Università Campus Bio-Medico di Roma.

Le scuole interessate a partecipare al progetto possono chiedere informazioni qui.