Pratiche commerciali e green economy tra Europa e Stati Uniti

Lo scorso 29 settembre, a Pittsburgh (USA), l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno formalizzato – tramite una dichiarazione congiunta – il Trade and Technology Council.

Si tratta di un forum per discutere di commercio, tecnologia e ambiente.

Tra i temi dibattuti, anche il ripensamento della supply chain, che dovrà essere al passo con i tempi.

ExportUSA – nata nel 1993 in Italia e oggi con sedi a Rimini, Bruxelles e New York – è una società di consulenza che affianca imprese italiane ed europee negli Stati Uniti, fornendo servizi tecnici specializzati per consentire alle aziende di inserirsi stabilmente nel mercato statunitense. ExportUSA opera in tutto il territorio USA, tramite un team di 25 professionisti con background internazionale.

«La pandemia – spiega Lucio Miranda, presidente di ExportUSA – ha mostrato le debolezze di una supply chain troppo estesa: blocco e imbottigliamento dei porti, incapacità di gestire i picchi di traffico alla ripresa, accumulo dei containers in un solo lato della linea di approvvigionamento, aumento dei costi di spedizione, con ricadute sui prezzi al consumatore. Anche la carenza di microchips ha evidenziato la precarietà di interi sistemi industriali, il tutto amplificato dai limiti dell’offshoring. Mi auguro che il Trade and Technology Council possa essere utile a ripensare rapporti e pratiche del commercio internazionale, tenendo conto delle criticità di questi ultimi anni. Le aziende sono attori da consultare fin da subito, soprattutto in questa fase dove l’Europa potrebbe diventare fornitore privilegiato degli USA».

E nel settore della green economy non mancano le opportunità.

Ad esempio, l’eolico è attualmente una delle fonti energetiche più attrattive negli USA.

Il “Wind Technology Market Report”, descrive lo stato dell’arte dell’eolico in America: lo sviluppo si sta concentrando nella “Cintura del Vento” dal North Dakota al Texas. Le installazioni eoliche supereranno quelle di energia solare per 24.6 miliardi di dollari in 25 stati e 16.8 gigawatt di capacità di generazione di energia.

«Il settore dell’eolico – sottolinea Lucio Mirandadà lavoro a 116.800 americani, ed è un settore nel quale c’è bisogno di implementare tecnologie innovative, attivando collaborazioni con partners altamente specializzati. Possiamo confermare che questo trend continuerà nei prossimi anni. Lavorare, direttamente o indirettamente, ad un progetto energetico negli Stati Uniti è un’opportunità per l’export europeo. Le tecnologie italiane, in particolare, sono indispensabili per favorire la transizione ecologica».