Nell’immagine: Marion Barbeau, ballerina e protagonista del film La vita è una danza. © immagine: Emmanuelle Jacobson-Roques, 2022.
«Approfitta di tutte le vite che la vita ti offrirà».
Così si conclude il film francese La vita è una danza, proiettato ieri in anteprima a Roma al Cinema Quattro Fontane, in lingua originale, sottotitolato in italiano, con alcuni dialoghi anche in lingua inglese. Nelle sale cinematografiche italiane dal 6 ottobre 2022.
Diretto da Cédric Klapisch, distribuito da BIM Distribuzione, nel film la prima ballerina dell’Opéra di Parigi, Marion Barbeau, interpreta la parte della protagonista, Elise: una 26enne ballerina di danza classica.
A volte la vita è una danza facile da eseguire, altre volte diventa molto difficile perché arrivano gli imprevisti più o meno dolorosi della vita.
In questo caso, per Elise i dolori sono sia fisici sia sentimentali: nello stesso momento ha un grave infortunio che compromette la sua carriera nel mondo della danza e scopre che il suo compagno la tradisce.
A tutto ciò, vanno sommati la morte di sua madre, avvenuta quando lei era poco più di una bambina, e il complicato rapporto con suo padre, un avvocato che voleva un futuro nel campo della giurisprudenza per lei.
Da Parigi, Elise si trasferisce in Bretagna con due amici, a bordo di quello che nel corso del film si rivelerà come “il furgone dell’amore”.
In questa dimora di campagna adibita a centro per artisti, lavorare come aiuto cuoca, i consigli di una donna matura, i suoi compagni di viaggio e un gruppo di ballerini di danza contemporanea saranno la giusta combinazione per aiutare Elise a guarire fisicamente ed emotivamente. Con la complicità anche di lunghe passeggiate al mare.
Nella sceneggiatura si trovano peraltro alcune vicende tragicomiche, come il personaggio del fisioterapista di Elise, suo coetaneo e innamorato di lei, che si prodiga per curarla al meglio e viene “ripagato” con un due di picche. Con una certa benevolenza nella scrittura del film, questo personaggio troverà comunque un’altra compagna, sempre di nome Elise. Mentre la Elise protagonista del film troverà un nuovo amore e tornerà a Parigi.
In tempi difficili come questi, è un messaggio di speranza, in fondo.
«Per molte persone la danza classica è associata all’idea di sofferenza – ha dichiarato il regista Cédric Klapisch –. C’è ovviamente del vero in questo: i corpi dei ballerini soffrono come quelli dei grandi atleti. Ma ho preferito focalizzarmi più sull’idea della passione che del sacrificio. Non si può essere ballerini senza essere focalizzati sulla vita, perché ballare è soprattutto uno dei piaceri della vita. La storia del film si basa su un’idea di ricostruzione e rinascita, con il desiderio che ci sia bisogno di andare verso qualcosa di positivo, qualunque siano gli sforzi per raggiungerlo. Potrei dire che sia un film sul piacere profondo di chi balla e nutre questo desiderio di elevarsi, di superarsi».
«Elise è una combattente, una persona fortissima che si è costruita una corazza intorno dopo la morte della madre – spiega la ballerina e attrice Marion Barbeau – . Ma il suo infortunio le insegnerà anche a domare le sue debolezze e a convivere con le sue fragilità. Questo è ciò che ho amato di più nella sceneggiatura: il fatto che Elise non si senta mai dispiaciuta per sé stessa, nonostante quello che le succede».