Il gusto delle cose [recensione film]

Dal 9 maggio 2024 nelle sale cinematografiche italiane, e proiettato in anteprima alcune settimane prima a Roma e Milano, Il gusto delle cose (titolo italiano del film La Passion de Dodin Bouffant) narra di un amore elaborato tramite l’arte della gastronomia.

Ambientato nel 1885 in un castello nella campagna francese, questo film trae spunto dal romanzo La vita e la passione di Dodin Bouffant, Gourmet (1924) dello scrittore svizzero Marcel Rouff (1877 – 1936) e dalla figura del gastronomo e avvocato francese Jean Anthelme Brillat-Savarin (1755 – 1826).

Tràn Anh Hùng, vietnamita naturalizzato francese, regista e sceneggiatore del film, cercava un argomento che avesse a che fare con la gastronomia sia come professione sia come arte.

Il romanzo di Marcel Rouff inizia con la morte improvvisa di Eugénie Chatagne dopo il suo ritorno a casa dal mercato. Ma il film è stato realizzato come un prequel del romanzo di Rouff.

Ad interpretare i protagonisti sul grande schermo: Juliette Binoche nella parte di Eugénie, Benoît Magimel nella parte di Dodin.

Lo chef stellato Pierre Gagnaire ha coordinato la realizzazione delle ricette eseguite nel film e le coreografie ambientate in cucina.

Il sodalizio culinario tra la chef Eugénie, tanto talentuosa in cucina quanto cagionevole di salute, e il gastronomo Dodin, si svolge ormai da molti anni, con soddisfazione per entrambi.

Le creazioni gastronomiche vengono apprezzate anche dai commensali che godono del lavoro fatto da Eugénie.

Con il passare del tempo, la pratica della cultura gastronomica e l’ammirazione reciproca si sono trasformate in una relazione sentimentale: Eugénie, però, è affezionata alla propria libertà e non ha mai voluto sposare Dodin. Così, lui decide di fare qualcosa che non ha mai fatto prima: cucinare per lei.

Carne cruda e cotta, verdure, piume, grasso, burro, terra, acqua, fuoco, legno, metallo: il film scorre su questi elementi lavorati dai personaggi.

Nel film, è quasi del tutto assente la musica: i dialoghi tra i personaggi e i suoni della cucina e della campagna occupano le oltre due ore di narrazione.

Ancora una volta, Juliette Binoche si conferma attrice poliedrica, in questo caso abile a destreggiarsi tra pentole, preparazione degli alimenti, cottura del cibo.

Dal punto di vista registico, il film non è realizzato secondo il linguaggio cinematografico contemporaneo: questo fatto rappresenta il suo vantaggio, rendendolo diverso da molti altri film.