L’amicizia tra me e Massimo Cotto era nata oltre vent’anni fa, negli studi Rai di via Asiago 10 a Roma, quando lui era già un affermato conduttore e giornalista e io ero ancora uno studente universitario.
La sua improvvisa scomparsa, avvenuta questa notte ad Asti all’età di 62 anni, mi porta a viaggiare nel tempo ricordando una delle migliori persone che mi sia capitato di incontrare fino ad oggi.
Piemontese del Monferrato, nato ad Asti, molti anni trascorsi a Roma in Rai, tanti viaggi nel mondo, esperienze lavorative in Radio 24 e in Radio Capital, dal 2012 lavorava come speaker e autore in Virgin Radio a Milano.
Era una enciclopedia sulla musica: amico di molti artisti italiani e internazionali, amava anche insegnare e scrivere romanzi e biografie. Il suo primo romanzo, intitolato Hobo. Una vita fuori giri, venne pubblicato nel 2003.
Dagli anni Ottanta ad oggi ha attraversato i mondi della radio, della musica, della stampa, dell’editoria, del teatro, della televisione, degli eventi. Negli anni Dieci, fu anche assessore alla Cultura, al Palio, alle Manifestazioni e alle Pari Opportunità del Comune di Asti. Lunga e profonda la sua amicizia con un altro piemontese come Giorgio Faletti (1950 – 2014).
Oltre all’attività in radio, stava lavorando ad altri progetti come il libro da scrivere assieme alla cantante Patty Pravo e il centro culturale Le Cattedrali dell’Arte in Monferrato. Il 4 maggio scorso era intervenuto in una conferenza TEDx organizzata a Modena.
Era un grande tifoso della squadra di calcio del Torino, e sapeva apprezzare la buona cucina.
Dal 2003 viveva con l’attrice e conduttrice Chiara Buratti, dalla quale ha avuto un figlio, Francesco, nel 2007.
Persona generosa, Massimo Cotto era pieno di energia e di ironia, e aveva valori semplici e solidi in cui credere.
Aveva la capacità di sognare e di essere concreto allo stesso tempo.
Nonostante la distanza geografica, avevamo una vicinanza culturale e di spirito.
Era uno di quegli amici che non vedi spesso ma nei momenti importanti non mancava mai.
Una decina di anni fa, quando gli proposi di partecipare ad un libro collettivo da me curato, intitolato Italo Globali, accettò subito.
Per dirla con le sue parole: “Voglio fare questo da grande – essere una voce che racconta – e la sublime grandezza della musica è raccontare storie. Belle, commoventi, vere, verosimili, folli, assurde, incredibili”.