Nell’immagine: la fisica Gabriella Greison durante uno dei suoi spettacoli teatrali. Fonte: greisonanatomy.com.
Esistono persone che riescono a vivere più vite durante la propria vita.
Come Gabriella Greison (classe 1976, genovese), che è contemporaneamente scienziata (specializzata in Fisica, con studi fatti a Milano e Parigi), professoressa di Fisica (ha insegnato in licei scientifici privati in Italia), scrittrice di libri, performer a teatro, organizzatrice di eventi a tema scientifico, presentatrice di eventi, giornalista, opinionista sui mass media. Ed è anche tifosa della Sampdoria (smile).
Due anni fa, il mio quinto senso e mezzo mi aveva detto che il suo spettacolo dal vivo, intitolato Monologo Quantistico, era interessante.
E così, ho seguito i suoi primi spettacoli live, a Roma, dove vive. Ancora una volta, il mio quinto senso e mezzo aveva visto giusto.
Dal 2016 ad oggi, nel frattempo, le attività di Gabriella Greison sono diventate un “universo”: al giorno d’oggi, infatti, Greison è sempre in viaggio per l’Italia con i suoi spettacoli teatrali, scrive un romanzo ogni anno, organizza e dirige il Festival della Fisica (che si è svolto dal 20 al 28 marzo 2018 a Milano, e si svolgerà dal 20 al 24 maggio 2018 a Roma), tiene speech motivazionali per le aziende.
Da sempre, Greison sostiene l’utilità di spiegare la Fisica in maniera comprensibile al pubblico dei non addetti ai lavori.
«Cinque anni fa – spiega Gabriella Greison – ho messo su carta la mia prima idea di come doveva essere raccontata la fisica per risultare accattivante, e la cosa sorprendente è stata che in tantissimi si sono appassionati. E così ho continuato: anche Einstein [1879 – 1955] diceva che i fisici hanno un mondo interiore fantastico e insolito. Dunque, ho tradotto le mie storie in linguaggio scenico e ho iniziato con il teatro. Il lavoro è stato lungo. Ho lavorato sul modo di muovermi, sulla parlata, e naturalmente sul copione. Il mio lavoro è di ricerca a priori, di riscrittura, di raccolta di numerosi materiali, vado direttamente nei centri di ricerca dove sono nate le storie che racconto, vado a parlare con le famiglie dei fisici che racconto. Ho studiato tutte le tracce lasciate dai fisici, quindi è come se le avessi interiorizzate da tanti anni. E così le persone che vengono a teatro si fidano di me perché intuiscono il lavoro di preparazione che ho fatto. Le ragazze che sognano una carriera fuori dagli schemi hanno una prateria davanti a loro, e possono fare tutto quello che vogliono. Quando, durante gli spettacoli, vedo che il pubblico resta incollato con gli occhi verso di me, è una grande gioia!».