In questi anni, il dibattito tra nazionalisti e globalisti si è fatto molto acceso.
Si tratta di una questione strategica del futuro, con conseguenze importanti sia a livello sociale sia a livello economico.
Già nel corso del Novecento, Eric Hobsbawm si era soffermato sull’analisi del nazionalismo, un fenomeno storico che lui commentò così: «Resto dell’opinione che si debba avversare, disapprovare e temere il nazionalismo, ovunque esso si manifesti. Allo stesso tempo, però, se ne deve riconoscere la forza, che se possibile va imbrigliata per il progresso».
Nato in Egitto nel 1917 e morto a Londra nel 2012, lo storico britannico Eric Hobsbawm fu uno dei pensatori più brillanti e influenti del XX secolo. Comprese prima e meglio di altri che cosa comportasse questo recupero dei concetti di patriottismo e nazionalismo, oggi al centro dell’azione politica di diversi partiti.
Pur collocandosi su posizioni fortemente critiche, Hobsbawm non ha mai commesso l’errore di liquidare questo fenomeno come assurdo, riconoscendone invece le radici e l’impatto sociale.
Tra i suoi allievi, c’è Donald Sassoon: anche lui nato in Egitto, nel 1946, per molti anni docente di Storia Europea Comparata alla Queen Mary University of London, dove è oggi professore emerito. Nel corso della sua vita, Sassoon ha studiato anche in Italia, a Milano, e da molti anni mantiene uno stretto legame con l’Italia, di cui parla fluentemente la lingua.
Da pochi giorni, è disponibile il libro Nazionalismo. Lezioni per il XXI secolo, a cura di Donald Sassoon (Rizzoli editore), che raccoglie, in 420 pagine, gli scritti e gli interventi pubblici di Eric Hobsbawm sul fenomeno del nazionalismo, approfondendone la storia, l’evoluzione e le possibili conseguenze.