L’immaginario audiovisivo di ieri, di oggi e di domani

Lavori in corso, a partire da questa settimana, per il restyling dei blog di Nòva100-Il Sole 24 Ore.

Come passa il tempo… a maggio questo NòvaBlog avrà otto anni, nei quali sono successe varie cose, a me, all’Italia, al mondo.

E anche l’immaginario audiovisivo risente dell’evoluzione storica e sociale, mantenendo però, in alcuni casi, delle certezze consolidate nel corso del tempo. Ad esempio, il successo duraturo, in Italia, di una fiction televisiva come Il Commissario Montalbano, che continua a registrare ottimi ascolti anche dopo parecchi anni.

Sul fronte del cinema italiano, è interessante notare che negli ultimi tempi siano stati prodotti film imperfetti ma interessanti, come ad esempio Lo chiamavano Jeeg Robot, Gli ultimi saranno ultimi, Alaska, La felicità è un sistema complesso, Perfetti sconosciuti, Onda su onda, Poli opposti, Sei mai stata sulla Luna?, Ho ucciso Napoleone, Scusate se esisto!, La sedia della felicità, Il capitale umano, L’ultima ruota del carro, Sacro GRA.

Interessante anche il fatto che uno dei principali corsi italiani di scrittura e produzione per la fiction e il cinema – ossia il Master in Scrittura e produzione per la fiction e il cinema diretto dal prof. Armando Fumagalli all’Università Cattolica di Milano – si sia internazionalizzato diventando, da quest’anno, operativo soltanto in lingua inglese e rafforzando ulteriormente la connessione con l’industria audiovisiva anglosassone. Le iscrizioni alle selezioni al corso scadono il 16 maggio 2016, per tutte le informazioni: qui.

E nel mondo cinetelevisivo statunitense, si sta mettendo in evidenza Gaia Violo, 26enne sceneggiatrice italiana che ha già preso parte a diverse produzioni, tra cui CSI: Scena del Crimine.

Ogni tanto, peraltro, si riescono a produrre anche delle vere e proprie “chicche” audiovisive, come il documentario Animeland. Racconti tra manga, anime e cosplay di Francesco Chiatante, classe 1981. Il documentario (93 minuti) è stato presentato a novembre 2015 nel corso della Roma Fiction Fest e narra i ricordi di attori, registi, cantanti, scrittori, disegnatori, giornalisti, creativi il cui immaginario è stato influenzato da fumetti e cartoni animati (soprattutto giapponesi) degli ultimi 40 anni. Tra coloro che hanno partecipato a questo progetto, anche Luca Raffaelli, Maurizio Nichetti, Caparezza, Paola Cortellesi, Fausto Brizzi, Valerio Mastandrea, Michel Gondry, Masami Suda, Vincenzo Mollica, Marco Pellitteri. Per informazioni: Carlo Dutto (ufficio stampa) carlodutto@hotmail.it.

Chiaramente, il tema di questo film-documentario colpisce al cuore quelli della mia generazione (nati nei dintorni degli anni Ottanta): i “mitici” anni Ottanta/primi Novanta hanno visto il passaggio in tv di personaggi e storie rimaste scolpite nella memoria di un’intera generazione. Soltanto per fare qualche nome: Holly e Benji, Ken il guerriero, He-Man, Goldrake, Jeeg Robot, Voltron, I Cavalieri dello Zodiaco, Occhi di Gatto, L’Uomo Tigre, Lupin III, Gigi la trottola, Daitarn 3, Yattaman, Mila e Shiro, Lady Oscar, È quasi magia Johnny,  e la lista potrebbe continuare…

Va bene il momento di commozione, ma adesso continuate a leggere il post (smile).

Nel frattempo, è successo qualcosa nel mondo degli audiovisivi (smile).

E sarà interessante il convegno che l’autore e regista cinetelevisivo Luca Martera (residente tra Italia e Stati Uniti) sta organizzando per metà settembre 2016 a Roma, sul tema: come il cinema americano e quello italiano hanno raccontato e raccontano la tv. Per informazioni: qui. Tra l’altro, domenica 3 aprile 2016, Martera sarà a Bergamo nell’ambito di Bergomix, evento fumettistico della città di Bergamo, per commentare il proprio documentario Lupin III – L’Avventura Italiana. Per informazioni: qui.

Già, il cinema e la tv. Adesso tra loro due è arrivato Netflix.

Ora, indovinate cosa ha fatto la scrittrice e blogger Chiara Cecilia Santamaria nei giorni scorsi? È andata a New York per incontrare il cast della serie tv Fuller House (una produzione originale Netflix). Il link alla cronaca dell’incontro è qui sul suo blog.

Poi c’è un’area molto particolare degli audiovisivi: la pornografia, sulla quale il mediologo Alberto Abruzzese sta scrivendo un libro – intitolato Pornografia e capitale – che sarà pubblicato a settembre 2016 da Edizioni Estemporanee.

Di sicuro, al giorno d’oggi un autore di cinema e/o tv deve tenere conto di un ambiente più multimediale rispetto al passato. Circa un decennio fa, nei miei giri italo-londinesi, vedevo la crescita di YouTube e avevo intuito che le forme di comunicazione vissute attraverso il web sarebbero potute diventare interessanti nel futuro, anche se a quei tempi non immaginavo che avrebbero avuto un successo così evidente negli anni successivi: non era ancora arrivato il grande catalizzatore per il pubblico generalista (Facebook).

In quel periodo, venni invitato ad un incontro organizzato dalla Fondazione Perseus (una fondazione nata nel 1989, che si occupa di formazione nel settore degli audiovisivi), e già allora sostenni che quando è ben fatta, la fiction televisiva riesce a cogliere i segnali deboli della società e in alcuni casi anche ad anticipare i cambiamenti sociali. Dieci anni dopo, posso dire che, in sostanza, ciò sia ancora vero, seppur con differenze tra Italia e Stati Uniti.

In quegli anni, ero interessato ai mass media (e lo sono ancora) e giravo tra Roma, Milano e Londra. Ancora oggi, ricordo con piacere alcune ospitate, come pubblico in studio, in alcuni show radiofonici di Fiorello, dove si arrivava a ridere fino alle lacrime in occasione di alcune sue gags (smile).

Oggi, in generale, c’è meno da ridere, ma i bei ricordi non si dimenticano mai (smile).