La creatività, nel triangolo della conoscenza

Oggi, a Roma, sono stato al convegno La creatività nel triangolo della conoscenza: istruzione, ricerca, innovazione. L'iniziativa si inserisce nell'ambito dell'Anno Europeo della Creatività e dell'Innovazione ed è stata organizzata dalla Rappresentanza in Italia della Commissione Europea per promuovere la campagna nazionale di comunicazione "Il Triangolo della conoscenza: Istruzione, Ricerca, Innovazione", tesa a coinvolgere cittadini, imprese, mondo della ricerca nel costruzione del progetto europeo. Info qui.

Arrivo per la sessione del pomeriggio, incentrata sulla tavola rotonda "I mille volti della creatività nella società della conoscenza: management, ricerca, innovazione, arte, formazione".

Il prof. Ezio Andreta, presidente APRE – Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea, ha coordinato il dibattito, aprendo i lavori pomeridiani: "I temi di questa giornata sono estremamente attuali. Concentrerei l'attenzione su tre punti: società della conoscenza, creatività, innovazione. La struttura europea di produzione di beni e servizi è ancora basata su logiche quantitative. A livello strutturale, l'innovazione è una delle chiavi strategiche".

La parola è passata al prof. Patrizio Bianchi, rettore dell'Università degli Studi di Ferrara: "Tra i problemi da affrontare, c'è quello di come una società si organizza per la diffusione della conoscenza. La società della conoscenza dovrebbe essere anche una società della curiosità. C'è differenza tra istruzione ed educazione: un sistema educativo dovrebbe indurre all'educazione".

Ha proseguito il prof. Francesco Profumo, rettore del Politecnico di Torino: "All'interno del campus universitario del Politecnico di Torino, abbiamo trasformato la conoscenza in economia, creando anche posti di lavoro. Successivamente, ci siamo accorti che mancava la finanza ed abbiamo portato un polo di venture capitalist".

Catia Bastioli, amministratrice delegata di Novamont, azienda vincitrice del Premio Innovazione dell'Unione Europea 2007, ha spiegato: "Novamont nasce come centro di ricerca, da una realtà come Montedison. Nati nel 1989, l'uscita da Montedison è del 1996. Le nostre attività sono all'incrocio tra materie prime per l'agricoltura e chimica, con particolare attenzione a pensare in maniera innovativa alle bioplastiche. L'economia in cui siamo ancor oggi immersi è di tipo dissipativo, mentre la sfida è favorire la transizione da una economia di prodotto ad una economia di sistema, a partire dalla valorizzazione del territorio. Per noi, Novamont è un caso di studio e non solo un'azienda".

E' successivamente intervenuto Alberto Vincentelli, docente alla Berkeley University of California e venture capitalist: "Il fatto di riuscire ad inventare qualcosa non significa automaticamente riuscire a farne un prodotto da portare sul mercato. Il venture capitalist vuole ottenere un guadagno almeno venti volte superiore al rischio che si assume. I venture capitalist sono gruppi di professionisti che non investono il proprio denaro bensì il denaro ricevuto da soggetti istituzionali, mettendo a frutto la finanza, sebbene non siano legati alle banche come possa sembrare. Negli Stati Uniti, si dice che i tre fattori di successo per una impresa siano: people, people, people [persone, persone, persone, N.d.A.]. Inoltre, un venture capitalist guarda a cosa hai fatto in passato e a come ti rapporti con il mercato. Oggi, nella Silicon Valley, il denaro sta andando nella direzione dell'energia. Bisogna intendere la creatività come lateral thinking [pensiero laterale, N.d.A.] e come coraggio di rompere con il passato. E le idee migliori vengono fuori mettendo insieme discipline diverse".

Annamaria Testa, consulente di comunicazione e saggista, ha aggiunto: "L'estetica è uno dei fattori competitivi per l'Italia. Il PIL [Prodotto Interno Lordo, N.d.A.] misura alcune cose ma non altre, e forse in futuro non sarà più l'indicatore che ci dirà se stare sereni o meno, e se essere felici o meno. La creatività nasce dall'integrazione di elementi e saperi differenti e distanti".

Andrea Granelli, presidente Kanso, ha notato: "Serve un approccio maturo alla ricerca, all'innovazione, alla creatività. Oggi viviamo forme di inquinamento semiotico: si sta introducendo l'oblio digitale: siamo stanchi, collettivamente. La creatività può avere anche una accezione di malessere liquido: le persone creative spesso sono difficili da gestire in azienda. L'innovazione non è separabile dalla sua comunicazione. Bisogna distinguere la radicalità nell'innovazione, quando è nel processo produttivo e quando, invece, arriva a toccare l'utente. Attualmente, uno dei temi critici è la valutazione degli asset intangibili e temo che il credit crunch [stretta del credito, N.d.A.] potrà applicarsi anche alle aziende innovative, che sfuggono ai rating [metodi utilizzati per classificare le imprese in base alla loro rischiosità, N.d.A.]. Il venture capital funziona all'inizio ed esce appena può".

Il dibattito è proseguito e Catia Bastioli ha affermato: "Il 10% del nostro fatturato è dedicato alla ricerca e il 30% della nostre persone sono impegnate in attività di ricerca. Il punto è saper riconoscere la creatività; inoltre è necessario saper capire i propri errori e lavorarci sopra".

Annamaria Testa ha poi dichiarato: "La creatività è una competenza che serve a sviluppare altra competenza. Il linguaggio è il primo atto creativo. La creatività è tenacia, determinazione, talento, passione. La creatività non si insegna ma si impara per contagio. La tenacia e il senso della sfida andrebbero maggiormente valorizzati".

Parola poi ad Alberto Vincentelli: "Si può innovare in modi diversi. Il livello di conformismo presente in Europa, e soprattutto in Italia, non si trova in Usa. Negli Stati Uniti, il denaro è una misura del proprio successo, non un valore in sé. La creatività è diversità".

Andrea Granelli ha sintetizzato alcuni temi chiave:"La creatività deve essere considerata un fattore produttivo. L'intuizione può essere costruita, come afferma Richard Sennett nel suo apprezzabile libro L'uomo artigiano [Feltrinelli Editore, N.d.A.]. L'Italia può avere un suo spazio: il design non è solamente estetica ma una vera e propria cultura di progetto. Joseph Schumpeter diceva che il vero imprenditore è colui che sa essere anticipatore".