Abbiamo visto il film Wall Street: il denaro non dorme mai, firmato dal regista Oliver Stone e da qualche settimana nelle sale cinematografiche italiane.
Si tratta del sequel di Wall Street, film del 1987 sul mondo della Borsa americana e diretto anche all'epoca da Stone.
Non è la prima volta che Oliver Stone affronta temi scottanti della storia americana (tra gli altri suoi film: Nato il quattro luglio, JFK, World Trade Center, W.). E da un regista come lui, solitamente ci si aspetta uno schiaffo. Stavolta, abbiamo sentito soltanto un graffio.
Ed è un peccato, perché l'occasione era ghiotta: raccontare senza mezzi termini i meccanismi che hanno portato al crollo della Borsa americana tra il 2007 e il 2009. Ma l'operazione è riuscita soltanto a metà.
La narrazione vive infatti su un doppio binario: il racconto, a tratti molto efficace, dell'avidità dei banchieri di Wall Street, incuranti delle conseguenze del loro operato e attenti soltanto ai loro bonus e ai loro privilegi. E poi c'è la storia di Gordon Gekko, lo squalo della finanza, protagonista del film del 1987, che torna in libertà dopo aver scontato la condanna per i reati finanziari che aveva commesso. Anche questa volta, è Michael Douglas ad interpretare lo spregiudicato finanziere.
Gli scintillanti grattacieli di New York, dove un ristretto gruppo di persone manovra le sorti dell'economia mondiale attraverso le banche d'affari, fanno da contraltare alla dimensione sotterranea della metropolitana: il luogo dove si suicida Louis Zabel, un top manager della vecchia guardia di Wall Street, moralmente schiacciato dal fallimento della sua banca e dalla conseguente perdita del lavoro da parte di tutti i suoi dipendenti.
Come spesso accade, il trauma scuote qualcuno. In questo caso, Jacob: il giovane broker allevato da Louis e fidanzato con Winnie Gekko, figlia di Gordon Gekko.
Al di là del cliché dell'operatore idealista di Wall Street innamorato della figlia idealista di un personaggio discutibile della finanza, ciò che sembra forzato è il tentativo di riconciliazione tra una figlia che non vuole sapere più niente del padre e un genitore che tenta il riaggancio con l'unica persona importante rimasta nella sua vita.
Ma "un pescatore sa riconoscere un altro pescatore", come dice Gordon Gekko al giovane Jacob durante uno dei loro colloqui segreti. E la natura profonda del "pescatore" riemerge in Gekko.
Tra le scene migliori del film, il discorso che Gekko tiene all'università: una spiegazione reale e comprensibile dei meccanismi speculativi che hanno condotto alla bolla scoppiata nel 2008.
E, in mezzo, la madre di Jacob che possiede tre case e non ha il denaro per pagarle tutte, e la vendetta di Gekko che, con l'aiuto di Jacob, riesce a mandare in rovina chi lo aveva incastrato anni prima (il cinico banchiere rappresentato dal personaggio di Bretton James).
L'occhio di Stone è tanto lucido nel descrivere la rapacità del mondo di Wall Street quanto indulgente nel proporre un quadretto di famiglia in cui il padre cerca di recuperare il rapporto con la figlia senza però rinunciare agli antichi vizi del cinismo e del profitto ad ogni costo.
Il fatto che Winnie rimanga incinta e il padre sia Jacob, spinge la storia verso il finale buonista, con il vecchio Gordon che torna da Londra – dove si era trasferito – e attraverso manovre finanziarie al limite della legalità salva l'investimento in un'azienda del settore delle energie pulite, siglando così la "pace" con Jacob, sostenitore delle energie alternative, e Winnie, blogger in cerca delle verità più scomode.
E così il film, come il mondo alla fine del 2010, rimane ad un bivio e guarda in entrambe le direzioni: verso un'America che vuole continuare ad arricchirsi ad ogni costo e verso un'America che cerca di voltare pagina ed uscire da una crisi tra le più gravi nella sua storia.