Un caffè con… Dario D’Aprile

Ottavo appuntamento 2010 con le interviste del ciclo Un caffè con…

Dario D'Aprile Dario D'Aprile è vice presidente dell'area Global Online Publishing di Fox International Channels, al cui interno si occupa anche della comunicazione digitale dei canali televisivi di National Geographic nel mondo. Dal 2009, vive a Londra.

In Italia, ha curato le strategie internet per i canali Fox ed è stato curatore del Res Fest Digital Film Festival. Ha fondato VIA-Viaggi In Avventura ed è stato direttore creativo dell'agenzia di pubblicità Dnsee. Il suo blog personale è Dariodaprile.com.

 

 

 

 

 

Ha iniziato il suo percorso professionale come freelance, occupandosi di fotografia e design dal 1999 al 2004. Cosa ha imparato in quegli anni? Mi sono laureato in design nel 2000 e subito dopo ho iniziato a lavorare come assistente per il fotografo Giovanni Chiaramonte. Era un lavoro attorno alla fotografia urbana e al concetto di spazio, con attenzione ai dettagli e alla luce. Successivamente, mi sono diretto verso il mondo del design, orientandomi in particolare sul graphic design e da qui, successivamente, mi sono avvicinato al mercato pubblicitario. La fotografia e il design mi hanno avvicinato ad artisti ed autori che porterò sempre con me, come Alighiero Boetti, Bruno Munari, Luigi Ghirri, Gabriele Basilico, Richard Long.

In seguito, si è occupato di pubblicità. Oggi, al tempo dei nuovi media, come va pensata e realizzata la comunicazione pubblicitaria? Di fatto, vedo una commistione fra messaggio pubblicitario e contenuto. La pubblicità crea contenuti per relazionarsi con il target: il contenuto come collante nei rapporti tra la marca e i suoi pubblici. Creiamo storie per poi ritrovarci: la struttura è sofisticata e le relazioni con i pubblici diventano capillari. Le forme di comunicazione pubblicitaria che stanno verificandosi, oggi, sui social media hanno successo se sono viste nell'ottica di un servizio ai fan più che come messaggi commerciali. In questi termini, il mondo della comunicazione diventa più difficile e dispendioso, ma anche più interessante e stimolante.

Qual è l'approccio complessivo di Fox nei confronti di internet e in generale dell'innovazione tecnologica? Fox Channels è una azienda che vive di innovazione. Per Fox, l'innovazione è centrata principalmente sui contenuti: la tecnologia è un modo per rendere accessibili questi contenuti. In un canale televisivo, il core business sta principalmente nell'area editoriale e nel marketing. Stiamo lavorando per estendere la fruizione del contenuto televisivo sui media interattivi. La convergenza mediatica è affrontata in maniera diversa da azienda ad azienda, da prodotto a prodotto, da mercato a mercato. Ma, in generale, convergenza significa anche raffinata struttura narrativa e progettazione delle esperienze sui diversi mezzi. Un caso è quello dell'alternative reality game, dove ci si muove da un'esperienza lineare televisiva ad una  collettiva sui social media ad una interattiva attraverso i casual games. I diversi supporti si innestano andando a creare l'ecosistema narrativo.

Dovendo strutturare un prodotto che andrà fruito sia in televisione sia sul web, di cosa bisogna tenere conto? Bisogna fare le cose ad arte: avere un concept innovativo ed un punto di vista creativo, essere rigorosi nella produzione e attenti al dettaglio. E avere un approccio olistico, dalla pre-produzione alla distribuzione fino al marketing.

Quale futuro si può ipotizzare per chi si occupa di contenuti video digitali? Il futuro è ottimo: più piattaforme, più competizione, maggiore qualità del contenuto e migliore servizio per l'utente finale. Sicuramente, c'è anche maggiore complessità nella produzione e questo, a mio avviso, porta alla necessità di investimenti maggiori per mantenere standard qualitativi su tutti i supporti distributivi. Per chi si avvicina a questa realtà, ciò significa opportunità: maggiore interesse del pubblico e maggiori investimenti. Questo, dunque, è un buon periodo per i contenuti e in particolare per l'audiovisivo.

E' in corso un dibattito globale su come gestire i contenuti editoriali nell'epoca della rete. In questi anni, hanno avuto luogo tre principali modelli di business: free (gratutito), premium (a pagamento) e freemium (commistione tra gratuità e pagamento). Cosa sta accadendo in questo settore? Nel gaming lo scenario del freemium sta crescendo: le aziende di gaming che lavorano sul freemium iniziano ad andare a profitto ed il modello sta generando utili. Ci sono, poi, aziende free che basano il business sull'advertising, come ad esempio Google: la tecnologia può creare grandi economie di scala e in questi casi l'advertising è una soluzione possibile. Se, invece, si lavora sui contenuti e su targets definiti, la pubblicità non basta sempre a sostenere gli investimenti ed il modello a pagamento è largamente diffuso. Nel campo editoriale, gli editori decidono l'approccio migliore in base ai pubblici e al tipo di servizio che forniscono. Oggi, i modelli di business convivono, e la differenziazione è la chiave del successo. Non penso che esista un modello di business migliore di un altro: dipende dal contesto esatto in cui ci si trova, ma resta il fatto che la fase pionieristica di internet è finita, ora c'è più consapevolezza negli investimenti, ed i modelli di ROI [ritorno sull'investimento, NdA] sono più realistici.

Da dove nasce la sua passione per i viaggi e come si riflette nel suo lavoro per i canali televisivi di National Geographic? Viaggio spesso perché sono curioso, ma anche perché non ne potevo fare a meno: era un modo per quietare l'irrequietezza. Uno dei canali Fox per cui lavoro è National Geographic Channel: vi sono legato in modo personale. Recentemente, abbiamo lanciato su scala internazionale il sito web di Nat Geo Adventure: il sito raccoglie esperienze di viaggiatori nel mondo. Anche se svolgo la mia attività principalmente in ufficio, parlare con gli esploratori ed ascoltare le loro storie mi fa sentire vicino alle loro avventure.