Ieri, all'Università Luiss di Roma, è stato presentato il Rapporto 2010 sul mercato e l'industria del cinema in Italia realizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, in collaborazione con Cinecittà Luce e con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. La ricerca è giunta alla terza edizione ed è consultabile sul sito www.cineconomy.it.
I film prodotti in Italia nel 2010 sono stati 141: cifra tra le più elevate degli ultimi 30 anni. Il sostegno del Fondo Unico per lo Spettacolo continua a diminuire: oggi le risorse pubbliche toccano l'11%, a fronte del 35,7% del totale nel 2003. Il 48% dei film italiani ricorre al product placement. Soltanto il 21% del totale degli addetti nel cinema ha un contratto a tempo indeterminato. L'universo delle imprese attive nel settore cinematografico, oltre 9 mila, è frammentato: l'1,9% ha un fatturato superiore ai 5 milioni di euro, la maggioranza (42,5%) è tra 5 mila e i 250 mila euro.
Al di là dei numeri, il cinema italiano è da sempre una galassia sfuggente. Quest'anno, si registra la conferma della vitalità del cinema italiano nonostante la crisi.
Il prof. Michele Sorice, direttore del Centre for Media and Communication "Massimo Baldini" dell'Università Luiss, ha introdotto i lavori: "Per il terzo anno consecutivo, questo Rapporto viene presentato alla Luiss: ateneo che sta lavorando, a vari livelli, sulla comunicazione e sui media. E l'università deve interagire anche con l'industria".
L'incontro, condotto da Giuseppe De Filippi, caporedattore economia e conduttore Tg5, ha visto gli interventi di addetti ai lavori del cinema italiano.
Dario Edoardo Viganò, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, ha spiegato:" Questa ricerca annuale sta diventando uno strumento sempre più utile per l'industria cinematografica italiana. Il 2010 è stato un buon anno per il cinema italiano, dovuto soprattutto ai risultati in sala. Tra il 2009 e il 2010, il product placement è aumentato del 20%. Nel 2010, gli schermi cinematografici digitali in Italia sono stati 841, con un raddoppio rispetto all'anno precedente".
Anche Redento Mori, giornalista e curatore scientifico del Rapporto, ha sottolineato come "il cinema italiano sia in una fase di ripresa".
Nicola Borrelli, direttore generale per il cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha affermato:" La riduzione del Fondo Unico per lo Spettacolo è un dato oggettivo. Nonostante la scarsità di risorse disponibili, nel 2010 il sostegno finanziario dello Stato ha raggiunto i 68,8 milioni di euro, sul totale dei 312 milioni di euro investiti per i 141 film prodotti in Italia ".
Luciano Sovena, amministratore delegato di Cinecittà Luce S.p.A., ha dichiarato:"La nostra struttura si occupa di opere prime e seconde, e il nostro lavoro è anche scoprire e coltivare nuovi talenti. Recentemente, abbiamo sottoscritto un accordo con Rai Cinema. Quando c'è un interesse reale nei confronti del cinema, i problemi si risolvono".
Riccardo Tozzi, presidente Anica-Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali, ha illustrato alcuni elementi di scenario: "Il 2010 ha coronato un processo di ripresa iniziato a partire dalla fine degli anni Novanta. In base ai nostri calcoli, dovremmo chiudere il 2011 con una quota di mercato del 40-45% per il cinema italiano. Dobbiamo ricalibrare le politiche industriali valutando gli esercizi: 3.200 sale non sono sufficienti in Italia e bisogna lavorare per allargare il circuito delle sale urbane, coinvolgendo anche gli enti locali. Attraverso il sistema digitale, oggi si può ricostituire un circuito anche nei piccoli centri. Se la flessione del cinema americano non viene compensata dalla crescita del cinema italiano, c'è un riflesso negativo sulle sale cinematografiche. Dobbiamo produrre più film, per sostenere tutto il sistema italiano. Il cinema in buona salute può fare da traino anche alla televisione generalista, che è in crisi ma non se ne accorge del tutto. Pensiamo che il futuro del cinema sia in sala e in rete, e bisogna andare verso una offerta legale di contenuti cinematografici".
Paolo Del Brocco, amministratore delegato Rai Cinema, ha dichiarato:"23 milioni di italiani non vanno al cinema neanche una volta durante l'anno. In questi anni, i produttori cinematografici sono riusciti a reperire fondi e ad industriarsi in vario modo. Questo deve essere un punto di partenza. Negli ultimi due anni, abbiamo finanziato, a vario titolo, circa settanta film con un investimento di 90 milioni di euro per il cinema italiano. Dobbiamo allargare la base, perché la distribuzione è ancora un problema. In Italia, il cinema ha dato molto alla televisione e, in questo momento, il servizio pubblico dovrebbe operare per far rinascere un certo gusto ed interesse per il cinema italiano".
Emiliana De Blasio, coordinatrice del Centre for Media and Communication Studies "Massimo Baldini" dell'Università Luiss, ha spiegato:"Da ricercatrice, posso dire che i numeri da soli non parlano: bisogna saperli analizzare. Il cinema italiano riesce a parlare anche al di là dei grandi successi al box office. Per il futuro, spero che l'accademia si interessi maggiormente anche alla produzione e non soltanto al testo cinematografico".