Nell’immagine: gli attori protagonisti della serie televisiva Will & Grace. Da sinistra: Megan Mullally (interprete del personaggio di Karen Walker), Erick McCormack (interprete del personaggio di Will Truman), Debra Messing (interprete del personaggio di Grace Adler), Sean Hayes (interprete del personaggio di Jack McFarland).
Chi sa apprezzare certi prodotti televisivi, probabilmente è lieto di rivedere in televisione Will & Grace.
Quelli della mia generazione – i nati attorno al 1980 – e gli appassionati di televisione sanno di cosa sto parlando (smile).
Per chi non conoscesse Will & Grace: è una sit-com statunitense andata in onda negli Stati Uniti dal 1998 al 2006, appena ritornata sugli schermi televisivi. Tra fine anni Novanta e primi Duemila, fu un successo televisivo negli USA, e anche in altri Paesi, tra cui l’Italia.
Da quest’anno, Will & Grace va nuovamente in onda in tv negli Stati Uniti (sulla NBC), e viene mandato in onda in contemporanea anche in Italia, da venerdì 13 ottobre 2017. Questa nuova serie (la nona, con sedici episodi) viene mandata in onda, in Italia, il venerdì alle ore 21.15 sul canale JOI di Mediaset Premium, in replica il sabato alle 21.15 sul canale JOI +24 di Mediaset Premium.
Nell’immagine che apre questo post, ci sono i personaggi della serie: Will (avvocato, gay, democratico), Grace (arredatrice d’interni, etero, democratica), Jack (in cerca di occupazione, gay, democratico), Karen (collega di Grace, etero, repubblicana).
Il pregio di questa serie tv (ambientata a New York) è quello di essere sopra le righe in maniera intelligente, andando con brillantezza oltre il conformismo sociale e tenendo lontana la volgarità. Negli anni di messa in onda, il pubblico (americano e internazionale) si era “affezionato” ai personaggi: i due uomini gay e le due donne etero che affrontano la vita con ironia e con punti di vista diversi. Chiaramente, nel caso di Will & Grace è stato fatto un ottimo lavoro di sceneggiatura, con personaggi ben scritti e di forte impatto.
Sarebbe interessante, fra l’altro, approfondire la serialità televisiva di quel periodo storico (fine anni Novanta/primi anni Duemila): sarebbe come riparlare con amici che non vedi e non senti da molti anni, con i quali hai condiviso alcuni interessi in gioventù, e poi la vita ha portato su strade diverse. Una sensazione normale e strana allo stesso tempo: su alcune cose sono sempre gli stessi, su altre sono cambiati.
Questa serie è un miracolo della cultura pop, come ha scritto Aldo Grasso (critico televisivo del Corriere della Sera e docente di Storia della Radio e della TV all’Università Cattolica di Milano) sul Corriere della Sera (giovedì 12 ottobre 2017, pag. 63).
Ovviamente, rimettere in produzione una serie tv nata vent’anni fa, è stata una scelta supportata da considerazioni di business. Per molti anni, l’intreccio fra televisione, modernità e capitalismo è stato un intreccio importante (brillante in alcuni casi, meno brillante in altri).
Al giorno d’oggi, le serie tv sono fra i contenuti audiovisivi più importanti e interessanti a livello globale.
Lo sa bene Netflix: azienda statunitense nata nel 1997 a Los Gatos (California), guidata ancora oggi dal fondatore, Reed Hastings. In questi ultimi anni, Netflix è stato un innovatore nella distribuzione di contenuti audiovisivi (soprattutto film e serie tv), e negli ultimi tempi è diventato anche un produttore di film e serie tv (tra gli ultimi sceneggiatori e produttori ingaggiati da Netflix: Shonda Rhimes). La strategia di Netflix, che nel frattempo è diventato un player globale nel settore dell’intrattenimento, è quella di offrire servizi di video streaming a pagamento, senza contenuti pubblicitari, e di produrre audiovisivi vendibili in tutto il mondo. Come è tipico del capitalismo anglosassone, Netflix è anche una azienda quotata alla Borsa di New York, e nella notte fra oggi e domani presenterà i risultati relativi al trimestre luglio – settembre 2017. Per quanto riguarda le società di tipo growth (ovvero molto focalizzate sulla crescita del proprio business) come Netflix, i risultati del trimestre precedenti sono importanti, ma le prospettive sul futuro sono ancora più importanti. Riuscirà l’azienda di Hastings ad aumentare il numero di abbonati (che attualmente è di 105 milioni di persone in tutto il mondo)? Quali sono le prossime mosse per la crescita del business aziendale?
Tornando allo scenario italiano, per chi si occupa di mercato dell’audiovisivo, dal 19 al 23 ottobre 2017 a Roma si svolge MIA – Mercato Internazionale Audiovisivo: un momento di incontro e di confronto tra professionisti che realizzano prodotti televisivi, cinematografici e documentaristici.
A Milano, lunedì 23 ottobre 2017, a partire dalle ore 10.30, alla Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM, via Carlo Bo 1, in Aula Seminari (6° piano), ingresso gratuito, sarà presentata la ricerca Emozioni On Demand – Analisi dell’efficacia di nuove piattaforme per la fruizione dei contenuti, realizzata dal prof. Vincenzo Russo (Università IULM) e dalla ricercatrice Giulia Songa. Interverranno, tra gli altri, Pier Paolo Cervi (Direttore Business Digital Gruppo Mediaset), Antonella Di Lazzaro (Vice Direttore Rai Digital), Luca Nicoli (Digital Senior Director Discovery Southern Europe), Paola Colombo (Direttore Generale Advertising Technology e Business Development Publitalia ’80), Emilio Pucci (Direttore e-Media Research Ltd), Franco Siddi (Presidente di Confindustria Radio Televisioni).
Ancora a Milano, venerdì 27 ottobre 2017 alle ore 21 nella sede di Ant, Corso Buenos Aires 47, con ingresso gratuito, si parlerà dei cambiamenti in atto nella filiera dell’industria cinematografica, con Ester Corvi, autrice del libro Nuovo cinema web. Netflix, Hulu, Amazon: la rivoluzione va in scena (Hoepli editore, 2017). L’autrice è giornalista economico-finanziaria, docente a contratto all’Università IULM di Milano, e collabora con l’Enciclopedia Treccani su argomenti di economia del cinema. Assieme a Ester Corvi, interverrà Marco Cucco, docente di Economia e Management del Cinema all’Università della Svizzera Italiana.
Milano è anche il luogo in cui si svolgono le attività della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. In collaborazione con Sky, la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli propone alcuni incontri per discutere delle competenze creative, degli strumenti e delle tecniche necessarie per realizzare un prodotto audiovisivo di grande impatto. Il caso preso in esame è quello della serie tv italiana Gomorra. Dopo il primo incontro svolto il 13 ottobre, gli altri due incontri si svolgeranno il 30 novembre e il 12 dicembre 2017, sempre nella sede della Fondazione Feltrinelli, viale Pasubio 5 a Milano, ore 19. Ingresso gratuito, a partire da una settimana prima di ogni incontro è necessario inviare una e-mail di prenotazione a: makinghistory.gomorra@gmail.com. Le scene, i costumi e il casting saranno l’oggetto dell’incontro del 30 novembre, con lo scenografo Paki Meduri, la costumista Veronica Fragola e la responsabile del casting Laura Muccino. L’ultimo incontro, previsto per il 12 dicembre, sarà dedicato alla regia, con i contributi di Francesca Comencini e Claudio Cupellini, insieme al responsabile del montaggio Patrizio Marone. A moderare gli incontri Federico Chiarini, presentatore di Sky Atlantic HD.
Dal 2002, peraltro, esiste una pubblicazione cartacea dedicata all’analisi degli scenari televisivi italiani e internazionali: Link – Idee per la Televisione, a cura dell’area di marketing strategico di Mediaset – RTI. Questa rivista non ha una periodicità precisa. Il numero più recente è del giugno 2017 ed è dedicato ai distretti produttivi emergenti nel mondo degli audiovisivi, con particolare riferimento ai Paesi della Scandinavia, a Israele, alla Spagna, alla Turchia, alla Corea del Sud.
Le serie tv sono fra i prodotti culturali più globali di questa epoca. E possono andare bene anche per insegnare filosofia agli adolescenti? Sì, secondo Tommaso Ariemma (Napoli, 1980), docente di Filosofia nei licei italiani, autore del libro La Filosofia spiegata con le Serie TV (Mondadori editore, 2017). Accostando i pensatori del passato alle serie tv di questi anni, Ariemma è riuscito a fare interessare i suoi studenti alle elaborazioni filosofiche create nel corso della Storia.
Ho iniziato questo post parlando di una serie tv Made in USA (Will & Grace), e chiudo il cerchio riparlando di Stati Uniti, con la conferenza-show Chi vuo’ fa’ l’Amerikano? Un secolo di Stati Uniti attraverso il Cinema Italiano, ideata e condotta da Luca Martera (Taranto, 1973): autore di prodotti televisivi, studioso della storia del cinema e della televisione, regista di documentari, dal 2011 residente fra Roma, Milano, New York, Los Angeles. Martera propone un viaggio tra storia, musica, comicità, letteratura, antropologia, sociologia ed emigrazione, mostrando le contraddizioni e le ambiguità degli italiani a contatto con l’American Way of Life. Attraverso una selezione delle sequenze più significative tratte da centinaia di film e documentari (noti e meno noti) degli ultimi cento anni, si indagherà anche sul perché si sono sviluppate in Italia correnti sociali e politiche filo-americane e anti-americane. La conferenza-show si svolgerà a Roma, lunedì 23 ottobre 2017 dalle ore 17.30 alle ore 19.30 al Centro Studi Americani – Center for American Studies, via Michelangelo Caetani 32 (zona: centro storico), nell’ambito di Diplomacy – Festival della Diplomazia (in programma a Roma dal 19 al 27 ottobre 2017). Dopo la conferenza-show, seguirà una conversazione tra Luca Martera e il critico cinematografico Simone Emiliani, autore di saggi sul cinema americano, direttore artistico di Valdarno Cinema e supervisore editoriale della rivista di cinema Sentieri Selvaggi. L’ingresso a questo evento è gratuito, per partecipare bisogna inviare una e-mail a event@centrostudiamericani.org, indicando nell’oggetto: “RSVP Conferenza Americani nel Cinema Italiano”.
Buona visione!