La televisione e la cultura dell’originalità

Nell’immagine: l’autore e attore Corrado Guzzanti mentre interpreta il personaggio di Quelo, nello show televisivo Pippo Chennedy Show, andato in onda sulla televisione italiana (Rai) nel 1997.

Per gli addetti ai lavori e per gli appassionati di televisione, il personaggio di Quelo è indimenticabile: era il “guru” in accappatoio bianco che dava consigli di vita ai suoi vari interlocutori, con espressioni variopinte come “la seconda che hai detto”, “la risposta è dentro di te e però è sbagliata”, “c’è grossa crisi”.

L’ideatore di questo personaggio è Corrado Guzzanti (classe 1965, romano): un talento fra i più trasversali nel mondo dello spettacolo italiano. Nel corso del suo percorso artistico, Guzzanti ha creato una cultura dell’originalità che poi ha saputo concretizzare nell’interpretazione dei suoi personaggi televisivi.

Cosa c’è in comune tra le capacità autoriali di Guzzanti e il fatto che io sia andato alla presentazione a Roma del libro Netflix e le altre. La rivoluzione delle tv digitali di Neil Landau?

La cultura dell’originalità.

Alla Casa del Cinema di Roma, il 14 dicembre 2017, Neil Landau ha presentato l’edizione italiana di questo suo libro, pubblicata in Italia da Dino Audino Editore, davanti ad un pubblico di oltre 200 persone (tra operatori del settore audiovisivo e giovani interessati a lavorare in tv e nel cinema). Landau è uno dei maestri statunitensi della scrittura di serie televisive, e insegna Sceneggiatura Televisiva alla UCLA – University of California, Los Angeles. Tra le considerazioni fatte da Landau in quell’evento, c’è n’è stata una molto importante, ovvero che bisogna andare dai produttori con le idee chiare sul prodotto che si vuole proporre.

In quella occasione, tra gli speakers c’era anche Stefano Sardo, sceneggiatore di serie tv e musicista, il quale ha notato come oggi le case di produzione siano in cerca di una cultura dell’originalità quando devono investire su nuove produzioni.

Nel corso dell’incontro, si è parlato anche di Netflix e della sua capacità di investire su produzioni che hanno una cultura dell’originalità, come nel caso di Orange is the New Black. Chi avrebbe mai detto che questa serie – ambientata in una situazione sociale estrema: un carcere, dove sono detenute soltanto donne – sarebbe potuta diventare un successo globale? I fatti hanno dato ragione a Netflix, che ha saputo investire su una cultura dell’originalità, ovviamente prendendo dei rischi calcolati.

Sono tempi interessanti per chi si occupa di tv.

Amanda D. Lodz, docente di Industria dei Media e Televisione all’Università del Michigan (Stati Uniti) ha scritto il libro Post Network. La rivoluzione della tv, pubblicato in Italia nel 2017 da Minimum Fax Editore. Come ha notato anche Aldo Grasso (docente di Storia della Radio e della TV all’Università Cattolica di Milano e critico tv del Corriere della Sera), scrivendo di questo libro sul Corriere della Sera di giovedì 8 febbraio 2018 (pag. 55, rubrica A fil di rete), Amanda Lodz ha compreso che il mezzo televisivo si è modificato (tecnologia, processi creativi, canali distributivi, sistemi di misurazione dell’audience) ma svolge ancora un ruolo sociale.

Sabato scorso, si è conclusa l’edizione 2018 del Festival di Sanremo (diretta dal cantautore Claudio Baglioni): da 64 anni, questo evento musicale è uno dei principali riti televisivi per gli italiani. L’edizione di quest’anno ha prodotto risultati soddisfacenti in termini di audience, con uno share medio del 52.3 per cento nelle cinque serate, con share del 58.3 per cento nella serata finale.

Negli anni Novanta, la tv italiana era un laboratorio di idee e sperimentazioni. Un programma come MediaMente, condotto da Carlo Massarini dal 1995 al 2002 sulla Rai, fu una sorta di “anteprima” sul futuro dei media e sulla ricaduta sociale delle innovazioni tecnologiche.

È curioso come la tv italiana, solitamente tacciata di provincialismo, sia stata una vetrina importante per alcune showgirls arrivate dall’estero, come la statunitense Jessica Polsky, l’olandese Ellen Hidding, la tedesca Manuela “Ela” Weber (negli anni Novanta, soprannominata la Sellerona dal presentatore televisivo Paolo Bonolis), la svedese Filippa Lagerbäck.

In tema di ritorni televisivi, il 17 gennaio 2018 è andata in onda, su Italia 1, la prima di cinque puntate del programma 90 Special, condotto, in diretta, da Nicola Savino e dedicato alla rievocazione della tv italiana degli anni Novanta. Le ultime due puntate andranno in onda giovedì 15 febbraio e giovedì 22 febbraio 2018 alle ore 21,20.

E dopo molti anni, Rosario Fiorello è tornato a Radio Deejay (dove aveva mosso i primi passi negli anni Ottanta): dal 29 gennaio 2018, conduce il programma radiofonico di intrattenimento Il Rosario della Sera, in diretta dal lunedì al venerdì dalle ore 19 alle ore 20, su Radio Deejay.

A dicembre 2017, c’è stato il ritorno in tv di Indietro Tutta con due puntate evento, sulla Rai, che hanno rievocato il programma-festa televisiva Indietro Tutta condotto da Renzo Arbore nel 1987 –1988.

C’è stato anche il caso di una serie televisiva italiana nata da un film italiano. Il film è Immaturi (2011, regia di Paolo Genovese), che ha avuto un certo successo al botteghino. Dal 12 gennaio 2018, è in onda Immaturi – la serie su Canale 5, il venerdì alle ore 21. In formato televisivo, ecco di nuovo i vecchi compagni di classe, alle prese con la vita da adulti.

Un film recente (2017) abbastanza fuori dagli schemi è Sign Gene (USA, Italia, Giappone), diretto da Emilio Insolera, nel quale si mescolano fantascienza, lingua dei segni e cultura delle persone sorde. Casa di produzione: Pluin Productions. Produttori: Emilio Insolera, Alberto Abruzzese, Ben Bahan, Dirksen Bauman.

Per quanto riguarda i successi televisivi globali, dall’anno scorso è tornata Will & Grace, la brillante sit-com andata in onda negli Stati Uniti dal 1998 al 2006, centrata sulle avventure di vita dei due amici Will e Grace. In Italia, la nuova serie di Will & Grace è in onda da ottobre 2017 sul canale Joi di Mediaset Premium, il venerdì alle ore 21,20.

Quando una serie tv ha molto successo, a volte è possibile che da essa ne venga tratta un’altra. Come nel caso di Young Sheldon: lo spin-off tratto dalla celebre sit-com statunitense The Big Bang Theory (nata nel 2007 e ancora in produzione, centrata sulle avventure di quattro giovani scienziati e un’aspirante attrice). Pur essendo una serie corale, in The Big Bang Theory spicca il personaggio dell’eccentrico e geniale fisico Sheldon Cooper (interpretato da Jim Parsons). Young Sheldon narra l’infanzia del personaggio di Sheldon Cooper (interpretato da Iain Armitage), che fin dalla più tenera età mostra una attitudine superlativa per la scienza. La prima puntata di Young Sheldon va in onda oggi martedì 13 febbraio 2018 sul canale Joi di Mediaset Premium alle ore 21.45.

Nel mondo, lo statunitense Chuck Lorre è tra i più importanti autori di idee per la televisione: chissà lui cosa pensa della cultura dell’originalità (smile).