Nell’immagine: Presentazione del libro Trump non è una fiction. La nuova America raccontata attraverso le serie televisive di Anna Camaiti Hostert (Mimesis edizioni, 2017). Da sinistra: Paolo Messa, direttore Centro Studi Americani; Carlo Freccero, Consigliere di Amministrazione RAI, esperto in linguaggi televisivi; Anna Camaiti Hostert, già docente di Visual Studies alla Loyola University di Chicago, alla University of Illinois di Chicago e all’Università La Sapienza di Roma. Roma, Centro Studi Americani, 19 marzo 2018.
Le serie televisive sono tra i prodotti (culturali e di business) che stanno riscuotendo più successo in questa epoca.
In particolar modo, negli ultimi dieci anni le serie tv made in Usa hanno raggiunto un elevato livello di scrittura e di narrazione, e in diversi casi sono state dei successi anche al di fuori degli Stati Uniti.
Anna Camaiti Hostert, classe 1949, vive tra Italia e Stati Uniti (Chicago) dagli anni Ottanta, e nel suo percorso di ricerca accademica ha approfondito il tema dei Visual Studies, con particolare riferimento ai linguaggi filosofici, cinematografici e televisivi. Ha insegnato alla Loyola University di Chicago, alla University of Illinois di Chicago e alla Università La Sapienza di Roma. È stata Visiting Professor alla University of Southern California a Los Angeles e al campus fiorentino della Tisch School of Cinema della New York University. È stata, inoltre, Distinguished Visiting Professor alla Florida Atlantic University a Boca Raton (Stati Uniti) e Associate Dean della sede di Roma della Loyola University.
Tra le sue pubblicazioni più significative, il libro collettivo Scene italoamericane. Rappresentazioni cinematografiche degli italiani d’America di cui è stata curatrice assieme a Anthony J. Tamburri (Luca Sossella editore, 2002, pubblicato anche negli Stati Uniti con Bordighera Press, 2002).
Il libro più recente di Anna Camaiti Hostert è Trump non è una fiction. La nuova America raccontata attraverso le serie televisive, introduzione di Alberto Abruzzese, pubblicato da Mimesis edizioni alla fine del 2017.
Vivendo soprattutto negli Stati Uniti, Camaiti Hostert ha vissuto dal vivo il momento storico che ha portato all’elezione di Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America. E in questo suo libro, spiega l’utilità delle serie tv per capire la società americana di oggi.
Aprendo la presentazione, Paolo Messa, direttore Centro Studi Americani, ha dichiarato: «Ritroviamo il momento di difficoltà della democrazia americana anche in alcune sceneggiature televisive. In questo momento, c’è uno scontro in corso fra la Casa Bianca e il Deep State, ovvero le strutture profonde dello Stato americano. Non bisogna disperdere il valore del legame transatlantico».
Maria Teresa Carbone, giornalista e traduttrice, ha moderato il dibattito, notando come «al giorno d’oggi, chi segue le notizie sugli Stati Uniti ha l’impressione di assistere, quotidianamente, a una puntata di una fiction».
Stefano Rizzo, giornalista e scrittore, ha commentato: «Negli ultimi due secoli, ogni forma narrativa è stata una specchio della società. Nel mondo anglo-americano, la serialità consente agli autori di poter sviluppare storie e personaggi andando oltre le due ore di un film. Le serie televisive sono anche un fenomeno industriale di grandi dimensioni. L’intrattenimento televisivo si rivolge al pubblico nella sua domesticità. Nella società di Trump, c’è una disgregazione dell’identità dell’uomo e della donna americani».
Prendendo la parola, Carlo Freccero (Consigliere di Amministrazione RAI, esperto in linguaggi televisivi) ha affermato: «Questo è un libro di geopolitica. La fiction è più vera del vero. La fiction televisiva americana svolge quella funzione critica che la filosofia americana non sta più svolgendo. Gli americani sanno scrivere benissimo le sceneggiature televisive. Le serie televisive hanno sostituito il cinema d’autore. Il capitalismo comincia a mostrare il proprio lato oscuro, con una forbice sempre più ampia tra ricchi e poveri».
Anna Camaiti Hostert ha spiegato: «Gli snob che disprezzano le serie televisive non hanno capito una parte importante del mondo contemporaneo. Vivo tra Stati Uniti e Italia: quando sono negli Stati Uniti, vengo considerata come una italiana; quando sono in Italia, vengo considerata come una americana. Il fatto di vivere in due culture mi permette di avere una certa prospettiva critica e di cogliere alcune differenze. Sicuramente, al giorno d’oggi, ci sono disuguaglianze sociali che non possono essere più ignorate».