Investire nel trend globale della digitalizzazione, con un ETF

Se c’è un trend che attraversa tutti i continenti, esso è la digitalizzazione.

Ovviamente, si tratta di un processo che viaggia a velocità diverse nel globo, ma il trend di fondo della progressiva digitalizzazione del mondo è innegabile.

Negli ultimi anni, peraltro, sono aumentati i prodotti finanziari collegati ai settori della tecnologia.

Si tratta di un insieme molto variegato di prodotti, con livelli diversi di complessità.

Ma se un piccolo investitore volesse investire sulla digitalizzazione, cosa dovrebbe fare?

Domanda impegnativa: al giorno d’oggi, anche i piccoli investitori possono scegliere tra molte possibilità di investimento.

Considerando la generale bassa propensione degli italiani all’investimento azionario, una risposta alla domanda potrebbe essere quella di investire in un ETF.

ETF sta per Exchange Traded Fund: quando si acquista un ETF, in sostanza si acquista un fondo focalizzato su un determinato settore dell’economia.

A partire dai primi anni Duemila, gli ETF si sono progressivamente affermati come uno strumento d’investimento adatto anche ai piccoli investitori, per via della loro liquidità e dei loro bassi costi di gestione.

Anche sul mercato finanziario italiano, si trovano ETF di vario tipo.

Per la loro fisiologia, gli ETF sono prodotti di investimento consigliati soprattutto a chi abbia un orizzonte temporale di investimento abbastanza lungo.

Per chi volesse investire sul trend della digitalizzazione nel mondo tramite un ETF acquistabile in euro e fiscalmente armonizzato, c’è anche l’ETF denominato iShares Digitalisation UCITS ETF USD (Acc), con ticker (codice identificativo) DGTL.MI.

Questo fondo – disponibile da settembre 2016 – cerca di tracciare la performance di un indice composto di aziende, in tutto il mondo, che generano ricavi significativi dai servizi digitali.

La ripartizione geografica è la seguente: Stati Uniti 50,06%, Giappone 12,19%, Europa Occidentale – area Euro 9,59%, Australasia 6,74%, Asia – Paesi Sviluppati 6,44%, America Latina e Centrale 5,63%, Regno Unito 3,07%, Asia – Paesi Emergenti 2,97%, Europa Occidentale – area Non Euro 1,90%, Canada 1,04%, Africa 0,33%.