Letteratura, cinema, e un pensiero a Sean Connery (1930 – 2020)

Due giorni fa, a 90 anni (alle isole Bahamas dove viveva da tempo), è venuto a mancare Sean Connery: l’attore scozzese che ha portato sul grande schermo il personaggio letterario di James Bond creato dallo scrittore britannico Ian Fleming (1908 – 1964).

Connery è stato il primo ad incarnare il personaggio probabilmente immortale di James Bond, a partire dal 1962. L’agente segreto 007 e la sua celebre battuta “Bond, il mio nome è James Bond” sono entrati nell’immaginario collettivo globale, e Connery è stato un ottimo interprete di questo agente dell’MI6 al servizio di Sua Maestà, ironico, colto, amante delle donne e del Dom Perignon e del Martini.

Nel 2015, due studiosi italiani di comunicazione, Alberto Abruzzese e Gian Piero Jacobelli, hanno curato un libro collettivo dedicato all’analisi accademica di Bond, intitolato Bond, James Bond. Come e perché si ripresenta l’agente segreto più famoso del mondo, Mimesis editore.

Curioso notare come Connery abbia recitato anche nel film Il nome della rosa (1986) tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore e studioso italiano di comunicazione Umberto Eco (1932 – 2016).

Nella storia del cinema, non mancano i casi di adattamento da letteratura a cinema: a volte era meglio il libro, altre volte invece la trasposizione cinematografica è stata migliore dell’opera letteraria.

Non sono poche le opere audiovisive che hanno accresciuto la notorietà dei romanzi o delle saghe da cui sono stati tratti, arrivando anche a influenzarli. Andrea Camilleri (1925 – 2019), ad esempio, ha continuato a scrivere le storie di Montalbano anche dopo aver partecipato alla scrittura delle trasposizioni televisive, dichiarando che il Montalbano televisivo lo ha aiutato a comprendere meglio il Salvo dei suoi gialli.

Letteratura e cinema, in quanto forme espressive narrative, sono due linguaggi profondamente legati: entrambi lavorano su storie, personaggi, desideri, paure, anche se con strumenti diversi. È per questo che la qualità di un adattamento non si misura tanto nella capacità di seguire pedissequamente eventi e dialoghi presenti in un’opera letteraria, quanto nella facoltà di operare piccoli o grandi cambiamenti in fase di scrittura e di messa in scena, per restituire sullo schermo il mondo creato nel romanzo.

È quanto accade, ad esempio, nell’adattamento del romanzo Ragione e Sentimento di Jane Austen (1775 – 1817) scritto nel 1995 dall’attrice Emma Thompson. Nella sceneggiatura del film sono stati sviluppati episodi e dialoghi per superare la natura anti-drammaturgica della scrittura di Austen, composta prevalentemente di descrizioni: facendo agire i personaggi è stato possibile restituire in pieno caratterizzazioni, ambientazione e lo stile di scrittura che contraddistingue il romanzo.

All’analisi delle scelte drammaturgiche e produttive messe in campo in questo film e in altri adattamenti ben riusciti dedica ampio spazio Armando Fumagalli in una nuova edizione di un libro da lui scritto nel 2004, riproposto oggi, arricchito e aggiornato, in due volumi autonomi ma collegati. L’aggiornamento tiene conto dell’incremento della produzione di serialità televisiva degli ultimi anni ed è frutto delle esperienze didattiche e professionali di Fumagalli, che oltre a dirigere il Master in International Screenwriting and Production all’Università Cattolica di Milano, è da diversi anni anche consulente di sceneggiatura per la casa di produzione audiovisiva italiana LUX Vide.

«Nel 2004 – spiega Armando Fumagalli scrissi il libro “I vestiti nuovi del narratore”, pubblicato con la casa editrice Il Castoro, che ha avuto diverse ristampe. Nei mesi del lockdown primaverile ho integrato, aggiornato e ampliato il libro, soprattutto tenendo conto delle mie esperienze di lavoro su adattamenti come quelli dei romanzi “Anna Karenina” e “Guerra e pace”, fatti per la Rai, e per il film “Bianca come il latte rossa come il sangue” per il cinema, oltre che per le serie televisive su Cosimo e Lorenzo de’ Medici, sempre per Rai. Ora il libro è scomposto in due volumi e si chiama più direttamente “L’adattamento da letteratura a cinema”».