Gli italiani nel mondo durante la pandemia, nell’edizione 2021 del Rapporto “Italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes

Ieri, a Roma e nel rispetto delle norme sanitarie anti-Covid, è stata presentata l’edizione 2021 del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes (organismo pastorale della CEI – Conferenza Episcopale Italiana).

Come di consueto, anche l’edizione di quest’anno costituisce una importante e articolata ricerca (oltre 500 pagine in formato cartaceo) sull’evoluzione dei flussi migratori degli italiani.

Dal 2006 ad oggi hanno contribuito e contribuiscono alla realizzazione del Rapporto numerosi autori (75 fra studiosi e liberi professionisti nell’edizione di quest’anno), residenti in Italia e all’estero, con il coordinamento di Delfina Licata (Fondazione Migrantes).

«La portata umana, culturale e professionale degli italiani nel mondo è di valore inestimabile, nell’ambito di quel soft-power che consente di collocare il nostro Paese tra quelli il cui modello di vita gode di maggior attrazione e considerazione. Le reti che animano e costituiscono questo valore di italicità meritano riconoscimento e sostegno», ha scritto il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato in occasione della presentazione del Rapporto Italiani nel mondo 2021.

Il Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, Mons. Stefano Russo, ha affermato: «La persona al centro del pensiero e del nostro agire, sempre. È questo il bell’insegnamento che traggo da questo volume. Nonostante la pandemia,  le emergenze inaspettate e le nuove sofferenze, viene sempre valorizzata la persona. In questo specifico caso, italiane e italiani in mobilità.  Si viene conquistati dalle storie protagoniste di queste pagine. Giovani, anziani, famiglie, chi è partito nonostante il Covid, chi è tornato, chi ha deciso di partire dopo. Prendersi cura dell’uomo e della donna non è solo un principio cristiano, è anche un principio politico e laico, quindi ogni uomo e ogni donna devono sentirsi convocati dall’umanità ferita. Essere prossimi agli altri ci fa crescere e andare avanti».

Al primo gennaio 2021, la comunità strutturale dei connazionali residenti all’estero è costituita da 5.652.080 persone, il 9,5% degli oltre 59,2 milioni di italiani residenti in Italia.

Mentre l’Italia ha perso quasi 384 mila residenti sul suo territorio (fonte: Istat), la presenza all’estero è aumentata del 3% nell’ultimo anno.

La mobilità degli italiani, con la pandemia, non si è fermata ma ha avuto un ridimensionamento: dei 109.528 italiani che hanno spostato la loro residenza dall’Italia all’estero nel corso del 2020 ( -16,3% rispetto al 2019, ovvero oltre 21 mila persone in meno), il 78,7% lo ha fatto scegliendo una destinazione in Europa. Nel complesso, le destinazioni scelte nell’ultimo anno sono state 180, e, tra le prime dieci, ben sette sono nazioni europee.

La Sicilia, con oltre 798 mila iscrizioni, è la regione con la comunità più numerosa di residenti all’estero. Seguono, la Lombardia (561 mila), la Campania (quasi 531 mila), il Lazio (quasi 489 mila), il Veneto (479 mila) e la Calabria (430 mila).

Sono tre le grandi comunità di cittadini italiani iscritti all’AIRE: nell’ordine, Argentina (884.187, il 15,6% del totale), Germania (801.082, 14,2%) Svizzera (639.508, 11,3%). Seguono, a distanza, le comunità residenti in Brasile (poco più di 500 mila, 8,9%), Francia (circa 444 mila, 7,9%), Regno Unito (oltre 412 mila, 7,3%) e Stati Uniti (quasi 290 mila, 5,1%).

Tuttavia, l’unica nazione con saldo positivo, rispetto al 2019, è il Regno Unito: +8.358 iscrizioni in più rispetto al 2020, +25,1% di variazione dal 2020 che diventa un aumento, in un anno, del 33,5%. Delle oltre 33 mila iscrizioni nel Regno Unito, il 45,8% riguarda italiani tra i 18 e i 34 anni, il 24,5% interessa i minori e il 22,0% sono giovani-adulti tra i 35 e i 44 anni. Si tratta, quindi, della presenza italiana tipica nel Regno Unito: giovani e giovani adulti, nuclei familiari con minori che la Brexit ha obbligato a fare emergere – da qui la spiegazione dell’incremento registrato anche nell’ultimo anno nonostante la pandemia – attraverso la procedura di richiesta del settled status, un permesso di soggiorno a tempo indeterminato per chi può comprovare una residenza continuativa sul territorio britannico da cinque o più anni, arco temporale che non deve essere stato interrotto per più di sei mesi su dodici all’interno del quinquennio di riferimento.

«Il tema portante dell’edizione 2021 del Rapporto è l’emergenza sanitariascrive Delfina Licata nell’introduzione alla ricerca. Il volume è stato costruito sul continuo rimando tra mobilità italiana interna e mobilità italiana all’estero. Dallo scoppio della pandemia tutta una serie di costanti hanno cambiato aspetto e nuovi elementi si sono palesati: è quanto i 75 autori dell’edizione 2021 hanno messo in risalto nei 54 saggi che compongono il volume. Per la prima volta dal 2006, coloro che hanno scritto dall’estero sono più numerosi di quelli che lo hanno fatto dall’Italia. Sono state coinvolte 16 diverse realtà accademiche dell’Italia (da Sud a Nord) e del mondo (Europa, Australia e America del Sud), oltre che molteplici altre realtà. Un volume corale arricchito dall’analisi di 34 città del mondo – Algeri, Barcellona, Berlino, Bruxelles, Buenos Aires, Casablanca, Colonia, Dakar, Dublino, Ginevra, Johannesburg, Libreville, Londra, Madrid, Manchester, Mar del Plata, Marrakech,  Melbourne, Monaco di Baviera, Montevideo, Montreal, Nairobi, New York, Osaka, Oslo, Parigi, Pechino, Perth, Rabat, San Paolo del Brasile, Sidney, Tokyo, Toronto, Vienna – e di come gli italiani residenti in queste città, ufficialmente o meno, hanno  affrontato l’epidemia mondiale vivendo l’isolamento, il paradosso di dover essere immobili nella mobilità e l’avvento delle nuove forme di digitalizzazione e virtualità diffusa».

A metà settembre 2020, secondo i dati del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, la Farnesina aveva ricondotto in Italia quasi 111.000 connazionali attraverso oltre mille operazioni terrestri, aeree e navali che hanno interessato ben 180 Paesi del mondo.

In tema di pensioni, l’effetto pandemia si è riscontrato con riferimento all’incremento del numero di pensioni eliminate per decesso nel 2020 rispetto al 2019. In Italia tale aumento è stato pari al 15,2%; all’estero, invece, la variazione percentuale si attesta a circa il 2%. È ragionevole presumere che la variazione più significativa sarà colta nel corso dell’anno 2021 quando saranno consolidati i dati relativi alle verifiche dell’esistenza in vita. Nel corso del 2020, l’INPS ha pagato in tutto 13.816.971 pensioni e quelle all’estero (330.472) rappresentano circa il 2,4% del totale. Questa percentuale, che può sembrare poco significativa, per l’INPS ha un valore molto importante perché si è ben consapevoli che si tratta di un fenomeno in continua espansione considerando il costante aumento di partenze di italiani per l’estero. Questo trend genererà nuove pensioni da liquidare in regime di totalizzazione internazionale e da erogare non solo per chi torna in Italia dopo l’esperienza maturata all’estero, ma anche a favore di chi decide di rimanere nel paese estero che l’ha ospitato. Non si tratta di una previsione a lungo termine: molti degli attuali emigrati, infatti, rientrano nella fascia d’età 40-50 e 50-60 anni. Ciò vuol dire che il numero delle pensioni interessate dalla totalizzazione internazionale è destinato molto presto ad aumentare in maniera considerevole.

Il Rapporto Italiani nel Mondo 2021 è acquistabile al prezzo di 20 euro. Per ordinazioni, e-mail a: rapportoitalianinelmondo@migrantes.it e/o a redazione@rapportoitalianinelmondo.it.