Oggi, a Roma, è stata presentata l’edizione 2022 del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes (organismo pastorale della CEI – Conferenza Episcopale Italiana).
Come di consueto, anche l’edizione di quest’anno costituisce una importante e articolata ricerca (oltre 500 pagine in formato cartaceo) sull’evoluzione dei flussi migratori degli italiani.
Dal 2006 ad oggi hanno contribuito e contribuiscono alla realizzazione del Rapporto decine di autori, residenti in Italia e all’estero, con il coordinamento di Delfina Licata (Fondazione Migrantes).
La mobilità è qualcosa di strutturale per l’Italia e il passato più recente ha visto e vede le nuove generazioni sempre più protagoniste delle partenze. D’altra parte non potrebbe essere altrimenti, considerando quanto la mobilità sia entrata a fare parte dello stile di vita, tanto nel settore formativo e lavorativo quanto nella sfera esperienziale e identitaria.
Al 1° gennaio 2022 i cittadini italiani iscritti all’AIRE – Anagrafe Italiani Residenti all’Estero sono 5.806.068, il 9,8% degli oltre 58,9 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia ha perso nel 2021 lo 0,5% di popolazione residente (-1,1% dal 2020), quella italiana all’estero è cresciuta negli ultimi 12 mesi del 2,7% che diventa il 5,8% dal 2020. Tutte le regioni italiane perdono residenti aumentando, però, la loro presenza all’estero. Anche se nell’ultimo anno la crescita dell’Italia residente nel mondo è stata più contenuta, sia in valore assoluto che in termini percentuali.
Gli oltre 5,8 milioni di italiani iscritti all’AIRE hanno un profilo complesso: sono giovani (il 21,8% ha tra i 18 e i 34 anni), giovani adulti (il 23,2% ha tra i 35 e i 49 anni), adulti maturi (il 19,4% ha tra i 50 e i 64 anni), anziani (il 21% ha più di 65 anni, ma di questi l’11,4% ha più di 75 anni), minori (il 14,5% ha meno di 18 anni).
Oltre il 47% è partito dal Sud; il 37,2% è partito dal Nord; il 15,7% è, invece, originario del Centro Italia.
Il 54,9% degli italiani all’estero è in Europa, il 39,8% nelle Americhe.
Ad oggi, le comunità più numerose sono quella argentina (903.081 persone), tedesca (813.650), svizzera (648.320), brasiliana (527.901) francese (457.138).
Il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio, scrivendo: «Nonostante il periodo della pandemia la tendenza a lasciare il nostro Paese è cresciuta negli ultimi anni. A partire sono principalmente i giovani – e tra essi giovani con alto livello di formazione – per motivi di studio e di lavoro. Spesso non fanno ritorno, con conseguenze rilevanti sulla composizione sociale e culturale della nostra popolazione. Partono anche pensionati e intere famiglie. Il fenomeno di questa nuova fase dell’emigrazione italiana non può essere compreso interamente all’interno della dinamica virtuosa dei processi di interconnessione mondiale, che richiedono una sempre maggiore circolazione di persone, idee e competenze. Anzitutto perché il saldo tra chi entra e chi esce rimane negativo, con conseguenze evidenti sul calo demografico e con ricadute sulla nostra vita sociale. Ma anche perché in molti casi chi lascia il nostro Paese lo fa per necessità e non per libera scelta, non trovando in Italia una occupazione adeguata al proprio percorso di formazione e di studio. Il nostro Paese, che ha una lunga storia di emigrazione, deve aprire una adeguata riflessione sulle cause di questo fenomeno e sulle possibili opportunità che la Repubblica ha il compito di offrire ai cittadini che intendono rimanere a vivere o desiderano tornare in Italia. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e le varie politiche adottate a livello europeo rappresentano un punto di riferimento per provvedere a disegnare e programmare un futuro diverso, che risponda alle esigenze dei giovani e ne valorizzi capacità e competenze corrispondendo alle loro attese. L’Italia è un Paese accogliente che deve coltivare le ragioni e le modalità delle sue tradizioni. Tutelando e promuovendo gli italiani fuori dai confini nazionali e sostenendo quelli che desiderano tornare nel nostro Paese, per contribuire alla sua crescita recando la propria esperienza, e le proprie capacità».
Delfina Licata, coordinatrice del Rapporto Italiani nel Mondo, ha spiegato: «L’Italia sta ancora facendo i conti con l’onda lunga della pandemia. Nel 2021 ci sono state 83.791 partenze per espatrio, la cifra più bassa rilevata dal 2014, mentre erano state 109.528 nel 2020. Sono partiti meno anziani, meno famiglie, meno minori. Chi è partito per espatrio è invece prevalentemente maschio (54,7%), giovane tra i 18 e i 34 anni (41,6%) o giovane adulto (23,9%), il 66,8% è celibe o nubile. Il 78,6% di chi ha lasciato l’Italia è andato in Europa, il 53,7% è partito dal Nord Italia. Le prime regioni di partenza sono Lombardia (19%), Veneto (11,7%), Sicilia (9,3%), Emilia Romagna (8,3%), Campania (7,1%). Da gennaio a dicembre 2021 si sono iscritti complessivamente all’Aire 195.466 cittadini italiani, con una diminuzione del 12,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando erano 222.260».
«Il percorso migratorio normalmente è fatto di partenze e ritorni ma il problema in Italia è che i giovani non tornano. Credere di poter fermare la mobilità è una utopia. Questo Rapporto permette di sciogliere i nodi problematici ed è un libro di parole forti alle quali devono corrispondere i fatti. I numeri forniscono un volto alle situazioni», ha affermato mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes.