La frase nel titolo di questo post è una riflessione del giornalista e scrittore Beppe Severgnini.
Condivido questo pensiero, e ho voluto inserirlo anche nel libro Italo Globali di cui sono curatore (Lupetti editore).
E ieri è andata in onda la prima puntata del programma televisivo L’erba dei vicini condotto da Severgnini su Rai 3 (sei prime serate del lunedì su Rai 3, alle 21.05, fino al 14 dicembre 2015, regia di Andrea Soldani, casa di produzione Ruvido Produzioni, share del 5,71% nella puntata di ieri). In ogni puntata, viene fatto un confronto tra l’Italia e un altro Paese: dopo l’esordio di ieri con il “match” Italia – Germania, si proseguirà, in ordine cronologico, con Regno Unito, Francia, Spagna, Paesi della Scandinavia, Stati Uniti.
Comunicare con il linguaggio della televisione generalista il rapporto fra l’Italia e il mondo, è un’operazione saggia e temeraria allo stesso tempo. Saggia perché è bene far vedere al pubblico della tv generalista come funziona il resto del mondo, temeraria perché bisogna prendere una quota di rischio quando si usa il mezzo televisivo per fare paragoni sulle differenze culturali ed economiche fra Paesi diversi.
Il team di autori che ha scritto il programma ha deciso di usare la metafora del gioco per coinvolgere sia il pubblico in studio sia quello a casa, con un sistema di punteggio che arriva a produrre il risultato di una partita di calcio.
Durante la puntata, sono andati in onda servizi che hanno mostrato alcuni aspetti della vita nei due Paesi, intervallati da alcuni monologhi e interviste.
Informare in maniera chiara e con un filo d’ironia è la cifra stilistica di questo programma, che affronta il tema degli Italo Globali con una prospettiva di tv generalista, cercando però di non cadere in facili generalizzazioni.