Tema tanto spinoso quanto ineludibile: la legislazione sul diritto d’autore al tempo del web.
Normare quest’area significa toccare una grande varietà di contenuti: informativi, audiovisivi, musicali, editoriali, soltanto per citarne alcuni.
Da diversi anni l’Osservatorio TuttiMedia (fondato nel 1996 a Roma) – del quale fanno parte anche la giornalista Maria Pia Rossignaud e il mediologo Derrick de Kerckhove – si occupa dell’evoluzione del diritto d’autore.
Nelle scorse settimane si è svolto un seminario, organizzato dall’Osservatorio TuttiMedia, che ha messo a confronto esperti italiani e internazionali, con particolare riferimento alla Direttiva dell’Unione Europea sul copyright.
Derrick de Kerckhove, consigliere scientifico TuttiMedia, spiega: «Il concetto di copyright va connesso all’epoca attuale, quella digitale, che ha portato a discontinuità complesse e del tutto nuove, infatti l’informazione più accessibile si diffonde con una rapidità inedita. Il copyright segna un tempo preciso che è quello dell’era prima di Internet. Oggi dobbiamo cercare soluzioni utili a proteggere legalmente contenuti in un mercato che li rimbalza da un Paese all’altro e da un mezzo all’altro».
Elena Perotti, Executive Director, Media Policy & Public Affairs WAN – IFRA, ha affermato: «Negli ultimi dieci anni la spesa pubblicitaria per i giornali è stata sostanzialmente dimezzata, solo nel 2019 negli USA è stato perso il 17,8% degli investimenti pubblicitari rispetto all’anno precedente e la pandemia non ha fatto che peggiorare le cose. Nel 2020, il New York Times ha avuto un incremento degli abbonamenti digitali pari a 2,3 milioni di unità ma ha comunque perso il 26% degli introiti pubblicitari. La pubblicità su carta stampata, che resta una delle principali fonti di reddito dell’industria della stampa, sta diminuendo inesorabilmente, addirittura ci si aspetta che nel 2022, quindi in anticipo rispetto alle previsioni originarie, il digitale dominerà nel mondo pubblicitario superando di due terzi la spesa totale per quanto riguarda i media. La ghiotta torta della pubblicità digitale è solo in minima parte intercettata dai mezzi di informazione tradizionali, i leader del mercato sono Facebook e Google con il 25,8% e il 28,9% del mercato, e a questo si aggiunge il 10% di Amazon. A tutti gli altri media resta il 35% del mercato e la situazione peggiora perché l’incremento pubblicitario annuale per il 90% sembra finire agli Over The Top. Anche se l’industria dei media ha avuto un incremento della circolazione dei contenuti nel digitale, questa rappresenta solo un 6% delle entrate, e non è sufficiente a contenere le perdite degli editori».
Enrico Bellini, Government Affairs & Public Policy Manager Google, ha dichiarato: «Ritengo utile ribadire che il legislatore italiano debba attenersi alle linee della normativa europea. La Direttiva europea sul Copyright nel Digital Single Market è stata voluta come norma di ampio respiro e lunga durata, quindi è determinante adeguare armonicamente la norma nazionale ai princìpi indicati dalla direttiva, altrimenti gli operatori si troverebbero ad operare non in un mercato unico ma in ventisette legislazioni differenti. L’auspicio è che la direttiva sul copyright possa diventare l’opportunità per una riforma che modernizzi il diritto d’autore a beneficio di tutti e spero che un governo di larghe intese, come l’attuale governo italiano, riesca a cogliere questa opportunità».