Un Paese allo specchio: lo sguardo che si osserva può piacere o meno, ma non va eluso.
Oggi, a Roma, si è tenuta la presentazione del Rapporto 2009 "Generare Classe Dirigente", giunto alla terza edizione. La pubblicazione, edita da Luiss University Press e Gruppo 24 ORE, è stata realizzata dall'Università LUISS Guido Carli di Roma e da Fondirigenti, attraverso l'Associazione Management Club, centro studi e ricerche nato da Fondirigenti e LUISS per promuovere analisi sulla classe dirigente italiana.
Ero all'Auditorium Parco della Musica, dove si è tenuta la presentazione. E la musica ha fatto da apertura e chiusura dell'evento, con le due pregevoli esibizioni del Quartetto Avos.
Intervento di apertura tenuto da Giuseppe Perrone, presidente Associazione Management Club:"Nel Management Club confluiscono le ricerche LUISS e Fondirigenti sulla classe dirigente italiana. Ricerche che costituiscono un punto dal quale partire per sperimentare, nella pratica, le nuove sfide, ripartendo dal merito. Anche un Premio Nobel per l'Economia, Gary Becker, pone attenzione alla fiducia come bene intangibile che va al di là dei meccanismi di mercato".
Nadio Delai, direttore di Ermeneia-Studi e Strategie di Sistema e coordinatore scientifico del Rapporto, ha illustrato lo studio 2009:"Ogni anno, il rapporto cerca di compiere un passo avanti e quest'anno l'indagine ha cercato di indagare la filiera del merito. Ci sono tre chiavi di lettura emerse dalla ricerca: la prima è la chiamata di responsabilità, innescata dalla crisi, nell'economia reale; la seconda è il credito del merito: la crisi sollecita un'apertura verso il merito; la terza è il passaggio in corso dal merito come virtù privata al merito come dimensione pubblica. E non è sufficiente dire 'merito': ci deve essere un sistema di fiducia reale. La meritocrazia va messa in soffitta, in favore del merito. L'eredità delle politiche del non merito è pesante da gestire, anche in chiave economica. E' bene sfruttare il potenziale rimbalzo in positivo determinato dalla crisi, nelle parti più dinamiche del Paese. Il merito non è soltanto severità ma anche motivazione. Bisognerebbe impostare un programma nazionale sul merito e sul talento, cercando di far emergere le energie migliori del Paese".
Il rettore della LUISS, prof. Massimo Egidi, ha proseguito:"In Italia, per molto tempo, c'è stata una scollatura tra processi formativi e sistema industriale ed economico, e il Paese deve riuscire a compiere la transizione verso un altro modello. Anche gli studenti e le famiglie iniziano a comprendere che non bisogna studiare semplicemente per conseguire un titolo di studio, ma soprattutto per avere capacità reali di confrontarsi con la società, dopo gli studi. Le istituzioni, da sole, non sempre possono fare la cosa giusta. I meccanismi di assunzione di responsabilità cominciano a farsi largo".
Rosy Bindi (PD), vice presidente della Camera dei Deputati, ha commentato:"Apprezzo la contestualità di questa ricerca, che riflette sulla crisi e sulle sue cause. Apprezzo anche la volontà di uscire migliori dalla crisi ed è una sfida che l'Italia deve cogliere. Penso che il merito debba essere premiante. Se vogliamo costruire una società basata sul merito, dobbiamo metterci tutti in discussione. La classe dirigente deve scoprirsi in tutte le sue responsabilità. La politica deve scommettere sul merito, valore che sembra emergere ed è da consolidare. Se l'Italia riscoprisse i suoi talenti, e il talento della cultura in primis, sarebbe un bene. La politica dovrebbe riscoprire il merito e mettere mano alla riforma della legge elettorale: ognuno deve fare la sua parte".
E' seguito l'intervento di Maurizio Lupi (PDL), vice presidente della Camera dei Deputati:"Colgo un cambio di passo, in questo Rapporto 2009. Ci sono due elementi da riportare in evidenza: motivazione ed esempi. Ognuno dovrebbe chiedersi: qual è la mia responsabilità? E la prima grande questione è educativa. La sfida è intendere il lavoro come intrapresa e scommettere sul capitale umano, grande risorsa italiana. Prima di delegare alla politica, ognuno dovrebbe scommettere su se stesso".
La seconda parte dell'incontro ha visto Pier Luigi Celli, amministratore delegato e direttore generale LUISS, introdurre un confronto su responsabilità e merito con alcuni ospiti, sollecitati da Giovanni Floris, giornalista e conduttore del programma televisivo Ballarò (Rai 3).
Celli ha posto alcune domande per avviare il dibattito:"Dove nasce la propensione al merito? Come pesano, in Italia, le distanze fra discorsi e comportamenti reali? Se l'esempio viene dall'alto, siamo sicuri che il buon esempio debba essere prima richiesto dal basso?"
Floris ha osservato:" Da laureato Luiss, dico che questa Università ci ha dato sempre la convinzione di potercela fare. La via al successo personale arriva, da un lato, da una propensione personale, e dall'altro, dall'ambiente in cui una persona agisce".
Ha proseguito Celli:"Lo spazio percorribile da chi occupa e ha occupato posizioni di responsabilità per molto tempo, non è percorribile da tutti. Oggi, non ci sono molti maestri disposti ad insegnare, senza che al primo sbaglio scatti l'esclusione".
Angela Savino, direttore Finanza e Controllo Emiliana Conserve, ha notato:"A volte, manca l'umiltà di capire quando bisogna fare un passo indietro. Come si può aprire la filiera del merito se ci sono squilibri evidenti sul territorio nazionale? Il merito sembra diventare qualcosa che aleggia ma che non si trova mai. Bisogna, inoltre, dimostrare coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa".
Marc Lazar, docente all'Institut d'études politiques Sciences Po di Parigi e all'Università LUISS di Roma, ha offerto una panoramica internazionale:"Nelle società di oggi, pervase dalla sfiducia, cosa significa generare classe dirigente? In Francia, ci si chiede questo. Per reclutare la classe dirigente, ci possono essere tre ipotesi di allargamento: aprire alle donne, aprire a gruppi sociali che non pensano assolutamente di poter diventare classe dirigente, e ragionare su come si potrebbero includere nella classe dirigente i migranti che popolano la società francese, e quelle europee, e che non torneranno nei paesi d'origine. Oggi, bisogna capire bene i contenuti del merito".
Ancora Celli:"L'innovazione si fa per tradimento delle regole, e negli ambienti di lavoro si tendono ad escludere i comportamenti difformi da quelli già legittimati".
Ha ripreso la parola Angela Savino:"Oggi, più che i curricula, andrebbero lette le biografie delle persone. E al Sud, da dove vengo, la crisi c'era già prima, in forma stratificata da anni".
E' intervenuto Celli:"I bacini territoriali sono importanti. Non è che il Sud non abbia risorse: il fatto è che queste risorse, una volta formate, poi non tornano al Sud. Le corporazioni pesano ovunque e restringono gli spazi di manovra. Ed è anche per questo che i giovani di oggi non hanno più miti in cui riconoscersi".
Angela Savino:"Bisogna aumentare la mobilità sociale e dare buoni esempi ai giovani per preparare la futura classe dirigente. Non bisogna rassegnarsi al fatto che non si potrà mai arrivare ad un certo livello".
Il confronto su responsabilità e merito è proseguito co
n un secondo panel, gestito da Giuseppe De Filippi, caporedattore economia Tg5, il quale ha aperto il dibattito sostenendo che "c'è una domanda di merito più umanizzato, da parte della società".
Giulia Innocenzi, studentessa LUISS, ha affermato:" Il mondo in cui noi, futuri laureati, ci andremo a collocare è una nebulosa. Il merito dal basso può aiutare all'uguaglianza. Il valore legale del titolo di studio andrebbe abolito".
Andrea Romano, giornalista e docente all'Università "Tor Vergata" di Roma ha osservato:"Da questo terzo Rapporto, emerge la percezione di un Paese che ha già introiettato il senso del merito. Il passaggio che stiamo vivendo è decisivo: una classe dirigente migliore o una Italia che sceglie l'autoesclusione dal futuro".
Giovanni Mistè, amministratore delegato Ital East Engineering e direttore commerciale TNS Italia, ha aggiunto:"Leggendo il Rapporto, ho colto una spirito di ottimismo, sebbene il merito sia uno sforzo che richiede molte risorse al di là del talento. La crisi ci porta a dover essere più concreti: in Italia, la crisi è stata meno finanziaria e ha fatto riscoprire l'industria manifatturiera".
Ha continuato Romano:"C'è il rischio di pensare che, prima della crisi, l'Italia stesse benissimo. Non è così".
Giulia Innocenzi ha ribadito:"E' proprio la crisi il momento per fare le riforme strutturali di cui c'è bisogno in Italia. Io continuerò il mio impegno personale in politica".
Luca Cordero di Montezemolo, in qualità di presidente dell'Università LUISS, ha concluso i lavori:"Non vorrei che l'Italia rimanesse vittima di troppi luoghi comuni. La LUISS si pone, ogni giorno, la questione di generare classe dirigente. Ciò che emerge in modo chiaro in questa edizione è il senso di responsabilità. Ognuno deve guardare in casa propria e deve essere valutato per quello che fa. Generare classe dirigente sgnifica guardare avanti. Bisogna ritornare all'economia reale, ed oggi mancano una visione e uno sforzo comune. Dobbiamo uscire dalla logica del Paese bloccato. Iniziamo a valutare sui risultati. La crisi offre una occasione per un ritorno ai fondamentali: i momenti di crisi servono a reagire ancora di più. In questo Paese, dobbiamo riavere una leadership generale e affrontare le grandi questioni di fondo. Avremo grandi opportunità nell'ecologia e nelle nuove energie. Bisogna creare un ambiente adatto al merito. I giovani devono investire su se stessi, all'interno di un Paese con merito e concorrenza. Ma vedo il proliferare dell'invadenza della politica nella vita del Paese. Il costo del non merito è ancora molto alto in Italia".