Avevo scritto qui della Prima Giornata della Creatività, avvenuta ieri ed organizzata dalla Provincia di Roma. Ho ascoltato i numerosi contributi offerti durante la lunga ed intensa giornata, punteggiata inoltre dalla proiezione di video che hanno mostrato alcune fra le esperienze di creatività ed innovazione nell'area metropolitana di Roma.
Ha aperto la mattinata Gian Paolo Manzella (direttore Dipartimento Sviluppo Economico della Provincia di Roma): "La creatività è presente nel programma della Provincia di Roma e la giornata di oggi vuole essere l'inizio di un itinerario. Un primo passo è costituito dai 300.000 euro stanziati dalla Provincia per favorire la creatività e l'internazionalizzazione delle imprese dell'area metropolitana romana".
Clara Albani (direttore dell'Ufficio d'Informazione del Parlamento Europeo per l'Italia) ha portato un saluto di indirizzo: "L'anno europeo della creatività e dell'innovazione ha avuto qualche difficoltà a partire e le amministrazioni locali hanno dovuto riflettere sulle iniziative da proporre. Nel caso romano, si è messa in moto la catena di legittimità dagli enti locali fino al Parlamento Europeo. La creatività è il motore propulsivo delle idee e deve riuscire a diventare innovazione, progettualità, imprenditoria: per le istituzioni europee, si tratta di un passaggio importante e le tecnologie informatiche assumono un ruolo fondamentale".
Francesco De Angelis (assessore alle Attività Produttive della Regione Lazio) ha aggiunto: "La Regione Lazio è presente sui temi della creatività e dell'innovazione, anche attraverso un apposito fondo di 500.000 euro deliberato dalla Regione. La creatività rappresenta una grande risorsa e una buona amministrazione dovrebbe investire nell'innovazione".
Virgilio Dastoli (direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea) ha spiegato:" Ricerca, istruzione, innovazione sono tre aree su cui, in Italia, bisogna fare di più. E' necessario, inoltre, prestare più attenzione all'imprenditoria giovanile e delle donne. Gli obiettivi dell'Anno Europeo della Creatività e dell'Innovazione sono quattro: accrescere la consapevolezza su questi temi nell'opinione pubblica, mostrare le best practices, stimolare l'innovazione e la ricerca, innescare dibattiti su questi temi".
E' seguito l'intervento di Giuliano da Empoli (sociologo e collaboratore de Il Sole 24 Ore): "Io non amo il termine 'creatività': temo sia la tragedia della mia generazione. Siamo cresciuti con l'idea che il lavoro fosse o dovesse essere una libera espressione della propria creatività. La creatività è, prima di tutto, disciplina e se continuiamo a parlarne come se fosse un tema modaiolo, siamo fuorvianti. I più creativi sono sempre fuori dalla propria cerchia di relazioni. In Italia, c'è bisogno di applicare schemi concettuali diversi, al posto dei parametri usati, per esempio, a Palo Alto in California. Comincia a diffondersi un approccio diverso alla creatività e il Libro Bianco sulla Creatività è un primo passo in questo senso. L'approccio italiano arriva all'innovazione per vie traverse. Ogni volta che è arrivata una tecnologia, noi italiani siamo stati bravi a darle una forma ma non siamo stati bravi a raccontarla. E ne paghiamo le conseguenze in termini di vendite. Se non capisci dove è la tua forza, non puoi investirci sopra ed è inutile scimmiottare le parole d'ordine provenienti dall'estero. In America, oggi, i nuovi intellettuali che portano idee nuove sono soprattutto scienziati, detti 'nuovi umanisti', in grado di interagire e parlare con il pubblico. In Italia, questo non accade ed è un fronte sul quale lavorare".
Enrico Bertacchini, docente all'Università di Torino e componente della Commissione ministeriale che ha redatto il Libro Bianco sulla Creatività, ha illustrato alcune linee d'indirizzo del lavoro svolto:" Il Libro Bianco sulla Creatività è il primo tentativo di ragionare, a livello ministeriale, sulla creatività e sul suo impatto sull'economia. L'economia creativa è difficile da far emergere tramite i dati statistici. Ci possono essere tre sfere della creatività: il patrimonio storico ed artistico, l'industria del contenuto e dell'informazione, l'industria della cultura materiale. In Italia, siamo bravi nella creatività individuale ma è difficile mettere a sistema. L'economia creativa è stata stimata in Italia al 9,33% del Prodotto Interno Lordo. Inoltre, in Italia c'è un modello di adozione creativa dell'innovazione proveniente dall'estero".
Ha proseguito nell'illustrazione del Libro Bianco sulla Creatività, Michele Trimarchi, docente all'Università di Bologna ed anch'esso membro della Commissione ministeriale che si è occupata dell'indagine: "L'uso che noi facciamo della creatività è determinante. Oggi è il momento per parlare di nuovi mondi in prospettiva. Il patrimonio culturale italiano è ben conservato ma non viene usato. Manca il governo della creatività, inteso come una griglia istituzionale che costituisca un terreno fertile di sviluppo. La creatività come qualità sociale è un ampliamento della visione utilitaristica tipicamente anglosassone, basata sul ritorno economico. La creatività ha una sua caratura quando riesce ad innestarsi sul territorio e va coltivata nel tempo".
Ubaldo Stecconi (Commissione Europea – Direttorato Generale Educazione e Cultura), ha aggiunto:" L'Anno Europeo della Creatività e dell'Innovazione intende promuovere lo sviluppo personale, sociale ed economico. Noi partiamo dal presupposto che la creatività non sia una dote innata ed è necessario lavorare sul passaggio dalla creatività all'innovazione".
La sessione mattutina si è conclusa con una tavola rotonda, su esperienze europee nella costruzione di città creative, condotta da Luca Tremolada, giornalista di Nòva – Il Sole 24 Ore, il quale ha notato: "Ci siamo accorti che le città sono importanti per la creatività. Ad esempio, Barcellona, Edimburgo, Amsterdam sono tre città che hanno scelto una vocazione. Un altro esempio è Linz, città industriale austriaca dedita per molto tempo solamente all'industria dell'acciaio, che si è ben riconvertita con il Festival Ars Electronica, diventato un successo internazionale".
Ha preso la parola Isabel Roig (Barcelona Centre de Disseny): "Il design è il link perfetto tra creatività ed innovazione. Il design è un modo di pensare e di risolvere problemi. Nel Barcelona Centre de Disseny, è importante la cooperazione tra pubblico e privato. Negli ultimi dieci anni, a Barcellona, ci sono stati molti progetti per migliorare l'accessibilità al turismo. Una design city non significa vivere in un luna park. Molti talenti sono attratti a Barcellona e questo consente di creare interessanti team multidisciplinari".
Ha proseguito Riccardo Marini (city design leader, City Council of Edinburgh): "Il Made in Italy è un brand forte, ma camminando fuori da un centro storico italiano, non si avvertono sensazioni molto positive. Da molti anni, stiamo facendo le stesse cose a livello di progettazione delle città. Il place–making, ovvero la creazione di un luogo, è importante: senza un luogo, non c'è economia. Abbiamo 'spaccato' le città e ora non sappiamo rimettere insieme i pezzi. I luoghi che hanno lavorato bene sul turismo sono diventati luoghi belli anche per chi ci vive".
E' intervenuto, in seguito, Robert Marijnissen (programme manager creative cities, Amsterdam Area):" La creatività e l'innovazione sono mentalità. Quando ho iniziato a lavorare ad Amsterdam, sono rimasto stupito dal fatto che le persone dei vari dipartimenti non si conoscessero. Ho cercato di favorire i contatti faccia a faccia. Connettere segmenti diversi è importante: stiamo connettendo diverse communities nell'area di Amsterdam, anche con le tecnologie 2.0. Se si coinvolgono le persone di Amsterdam a lavorare sulla città in cui vorrebbero vivere, è più facile partire. Bisogna stabilire due o tre punti chiave e poi favorire l'osmosi tra amministratori e tessuto sociale, dove ci sono anche i creativi. Persone, soldi, idee".
Pier Luigi Sacco (docente allo IUAV – Istituto Universitario Architettura di Venezia), ha commentato: "Le tre diverse esperienze che abbiamo ascoltato hanno in comune il ruolo che la cultura può avere nello sviluppo sociale ed economico di un'area metropolitana. La cultura passa attraverso la creazione di capacità. Strategia significa scegliere con un criterio, e questo non è avvenuto con l'industria culturale italiana. In Italia, spesso si creano realtà culturali che si elidono a vicenda e che non riescono a costruire un sistema complessivo di cui si dà una buona valutazione. Si crea così il paradosso di una somma di eccellenze locali che fa zero".
La sessione pomeridiana è stata aperta da Cecilia D'Elia, assessore alle Politiche Culturali della Provincia di Roma: "Non è semplice fare politiche culturali per un ente locale, considerate le esigenze di consenso immediato che hanno gli enti locali. Abbiamo scelto di investire sui talenti: abbiamo pensato a centri per la creatività e l'innovazione sul territorio e stiamo operando una mappatura degli spazi".
Intervento video del critico d'arte Philippe Daverio: "Il meccanismo della creatività è poliforme. Oggi è necessario anche il decentramento. Il caso di Roma è interessante, in quanto è da sempre urbis ma anche orbis. La creazione di cultura non si può fare con un atto accentratore".
Matteo Caroli (docente di gestione d'impresa all'Università LUISS di Roma) ha commentato i numeri dell'industria creativa dell'area metropolitana: "I dati sono stati prodotti dall'Istituto Tagliacarne. Il numero di aziende creative a Roma e provincia rappresenta il 7% del totale nazionale. Non abbiamo dati quantitativi di tendenza ma la sensazione derivante dai dati qualitativi indica un accrescimento delle imprese creative negli ultimi anni. Più che in altri settori, le imprese creative si sviluppano meglio secondo logiche di reti d'impresa. Una delle sfide della nostra economia è dare alle piccole imprese creative la possibilità di crescere. La finanza segue una buona idea ma bisogna saper attrarre le risorse e il sistema finanziario valuterà le proposte con maggiore rigore rispetto a prima della crisi. Bisogna poi insegnare ai creativi a rapportarsi con la parte manageriale. L'industria della creatività è un attrattore e, fra le altre, va collegata con l'industria del turismo".
Andrea Granelli (presidente Kanso) ha delineato alcune linee per la creatività romana: "La città di Roma ha degli asset importanti nella creatività e nella cultura, ma bisogna stabilire in quale direzione andare. Certamente, è necessaria una maggiore innovazione. L'artigianato è anche un modo di fare: secondo l'antropologo Claude Lévi-Strauss, 'l'artigiano sa sedurre la forma'. Il mondo dei creativi va aiutato a raccontarsi meglio e i grandi leader sanno narrare il futuro. La creatività è un termine importante ma ormai abusato: oggi bisogna migliorare la produttività dei creativi e, in questo, il mondo digitale può aiutare. L'invenzione è un fatto tecnico, l'innovazione è un fatto sociale".
Sono iniziati, successivamente, gli interventi di esponenti che hanno mostrato le loro case-histories.
Salvo Mizzi (responsabile internet media&digital communication Telecom Italia): "Con l'iniziativa Working Capital, crediamo nell'innovazione bottom-up e stiamo svolgendo un roadshow in tutta Italia. La prossima tappa sarà il 22 maggio all'Università LUISS a Roma. La rete universitaria si è fatta trovare ricettiva su questi temi. Telecom non vuole essere l'unico attore nell'ecosistema della Rete. Sulla creatività in quanto tale, abbiamo aperto un contest, detto 'Jpeggy', focalizzato sulla fotografia e sull'arte contemporanea".
Tonino Paris (docente alla Sapienza Università di Roma): "Solamente una competenza tecnica sollecitata da un'emozione può sublimarsi in un'opera. Negli ultimi 15 anni, sono stati progressivamente introdotti corsi specifici sul design nell'università italiana: è stata una rivoluzione di cui non tutti si sono accorti. Il Laboratorio Factory Sapienza Design è una occasione per far sperimentare gli studenti e aiutare i giovani a farsi impresa. La Factory della Sapienza intende essere aperta a tutti".
Alberto Iacovoni (direttore sede di Roma dello IED – Istituto Europeo di Design): "Al loro tempo, i designer come, ad esempio, Achille Castiglioni avevano un territorio di riferimento più chiaro rispetto ad oggi, dove i contorni sono più sfumati. I successi più grandi sono arrivati dall'ibridazione di culture. Una delle capacità del design italiano è saper scomporre l'oggetto e ricostruirlo secondo logiche nuove. Bisogna parlare di spazio pubblico come spazio di relazione fra Stato e cittadino".
Guido Avigdor (Avigdor Associati): "La nostra esperienza è EGG 2.0 e siamo un gruppo di imprenditori. Noi paghiamo i ragazzi per lavorare con noi. L'obiettivo del nostro progetto è metterli a lavorare per un anno, li stiamo selezionando e finora abbiamo visto buoni lavori".
Alberto Masetti-Zannini (The Hub World): "Sono un innovatore sociale. L'innovazione può essere inutile, in quanto può essere figlia di una società troppo opulenta. L'innovazione deve essere applicata a cose reali: la crisi e i problemi del nostro tempo richiedono soluzioni basate sulla sostenibilità. Gli innovatori sociali riescono ad unire la passione con il pragmatismo. E devono comunque crescere. The Hub World è un network di spazi fisici per innovatori sociali. Il primo hub in Italia aprirà a Milano dopo l'estate e con tutta probabilità ne nascerà uno anche a Roma".
La giornalista de La Stampa, Antonella Rampino, ha condotto l'ultima tavola rotonda della giornata, dedicata ad alcune esperienze creative sul territorio italiano.
Paola Zini (responsabile Torino World Design Capital 2008), ha spiegato: "Torino non ha voluto porsi come rivale con Milano per la leadership nel design. L'anno scorso c'è stato un grande lavoro di raccordo fra le istituzioni coinvolte in Torino World Design Capital, con un ruolo molto attivo della Camera di Commercio".
Giorgio Monaci (direttore Settore Attività Economiche ed Innovazione della Provincia di Milano) ha notato: "I giovani creativi, in realtà, sono molto soli e hanno bisogno di essere seguiti lungo tutta la filiera della creazione d'impresa".
Roberto Santolamazza (direttore Treviso Tecnologia) ha affermato: "Treviso Tecnologia è un'azienda speciale dedicata alla tecnologia. Esistiamo da 20 anni e lavoriamo con aziende di tutte le dimensioni. Spesso, nelle aziende, il designer è solo".
Deborah Pietrobono (direttrice organizzativa progetto "Punta Corsara" Scampia, Fondazione Campania dei Festival) ha portato la sua esperienza: "Il progetto Punta Corsara è triennale e vive di finanziamenti
pubblici per recuperare il teatro di Scampia. E' stato importante aver creato un pubblico: all'inizio, gli abitanti non sapevano neanche dell'esistenza dell'auditorium che ospita il teatro di Scampia".
Gian Paolo Manzella (direttore Dipartimento Sviluppo Economico della Provincia di Roma) ha concluso la giornata: "Oggi c'è stata, a livello embrionale, la costituzione di una rete e do appuntamento alla prossima giornata della creatività, in corso di definizione".