La politica non è il tema principale di questo Blog. Ma alcune vicende recentemente accadute, mi inducono a scrivere alcune riflessioni sulla politica italiana di questi tempi.
Un paio di anni fa, durante uno dei miei vari viaggi, ho conosciuto Loretta Napoleoni e ho avuto modo di ascoltarla in occasioni formali (seminari ed incontri scientifici). Si tratta di una brillante economista italiana che vive dagli anni Ottanta a Londra. Emigrò perché, da neolaureata in economia, non riuscì a trovare possibilità in Italia. Nel frattempo, è diventata una esperta internazionale di economia e terrorismo, producendo analisi e studi di cui si avvalgono numerosi governi nel mondo. Chi legge regolarmente questo Blog, ricorderà forse l'intervista che la Napoleoni mi concesse ad ottobre 2009 a Ferrara, in occasione del festival della rivista Internazionale.
Tra la fine di dicembre 2009 e l'inizio di gennaio 2010, è uscita la notizia della candidatura della Napoleoni alla presidenza della Regione Lazio. E' stata contattata da alcune persone che, a vario titolo, gravitano attorno al PD, e su Facebook la sua candidatura ha iniziato a prendere sempre più corpo. Una candidatura di spessore: studi d'alto livello in Gran Bretagna e Stati Uniti, viaggi nel mondo, libri e pubblicazioni scientifiche in inglese, consulenze per numerosi governi. Inoltre, è nata e cresciuta a Roma e chi la conosce dal vivo sa che è una persona con cui si può parlare di tutto.
Nel frattempo, i vertici del PD hanno deciso di non indire le elezioni primarie per trovare il/la candidato/a da presentare per la regione Lazio. In generale, non mi aspetto grandi novità dalla campagna elettorale per le Regionali di quest'anno. Il paese ha bisogno di questo? Non credo.
Allargando la visione, la proposta di candidatura della Napoleoni fa emergere anche un'altra dimensione: quella degli italiani che vivono all'estero e vorrebbero poter fare qualcosa per l'Italia. Ovviamente, non tutti gli italiani che vivono all'estero nutrono questo desiderio. Ma l'Italia è una 'mamma' dalla quale difficilmente ci si stacca in modo definitivo.
La questione di fondo riguarda l'infinita transizione italiana verso una dimensione post-politica compiuta. E tanto più in una fase storica in cui il mondo cambia velocemente, sarebbero necessarie idee in grado di cogliere ed interpretare lucidamente i mutamenti della società. E proprio un pensiero di sinistra – teoricamente progressista – dovrebbe essere attento a fiutare il vento che cambia. Ma questo non è avvenuto con la sinistra italiana, divisa e ancora prigioniera delle logiche di partito novecentesche. D'altra parte, l'Italia è un paese tendenzialmente conservatore, uscito dalla fame da appena un paio di generazioni e arricchitosi negli ultimi cinquant'anni in maniera disordinata. E Berlusconi ha incarnato le culture del consumo e del consumismo modellandole, a volte, a sua immagine e, a volte, attingendo ad un certo tipo di italianità…
Qualcuno potrebbe dire che gli italiani hanno i governanti che meritano. C'è una parte di vero in questo, ma non si può generalizzare. Nella società italiana, ci sono persone che non si sentono rappresentate dall'attuale ceto politico. Ed è proprio la società civile che fatica ad emergere in Italia. Perché è scoraggiata, perché non nutre speranze, perché viene ostacolata.
In questi anni di crisi e cambiamento, le destre, in Italia e nel mondo, hanno trovato temi convincenti per gli elettori. Seppur fragile e pieno di contraddizioni, il PD è l'unica strada rimasta per una sinistra italiana progressista. Cercare di percorrerla tenendo presenti i segnali che arrivano dalla realtà della società e delle persone, sarebbe un buon inizio. Oltretutto, la società intera può avvantaggiarsi di una politica che abbia a cuore le sorti dei giovani e che si occupi di dare strumenti per la realizzazione delle persone e il raggiungimento della felicità. Obama, in America, sembra aver compreso questi temi ed ora è alla prova nella complessa arte del governo.
Nonostante lo sbarramento della politica istituzionale, Loretta Napoleoni ha deciso di continuare il suo impegno politico, scrivendo un manifesto per un Rinascimento Politico.