Relazioni tra editoria online e social media

Rapida trasferta, ieri, per l'incontro Social media e editoria online: relazione virtuosa o pericolosa?, svoltosi a Milano nella sede del Sole 24 Ore, su iniziativa della sezione italiana dello IAB – Interactive Advertising Bureau, associazione internazionale dedicata allo sviluppo della comunicazione pubblicitaria interattiva e presieduta in Italia da Layla Pavone.

L'incontro – ben condotto dal giornalista, conduttore televisivo ed esperto di new media Carlo Massarini – ha visto la partecipazione di realtà editoriali italiane ed internazionali.

Christian Hernandez Gallardo, responsabile International Business Development Facebook, ha dichiarato:"Con riferimento al successo di Facebook in Italia, penso che l'aspetto culturale abbia avuto il suo peso, per via della cultura mediterranea e per il piacere di potersi connettere velocemente con gli amici. A livello globale, abbiamo l'ambizione di connettere sempre più persone. Su Facebook, le persone sostanzialmente si profilano da sé e questo fatto, sommato alla massa raggiunta di utenti, facilita le soluzioni pubblicitarie". [si può leggere anche questa intervista a Gallardo a cura di Luca Salvioli sul Sole 24 Ore.com]

Daniele Bellasio, responsabile della Redazione Online del Sole 24 Ore, ha proseguito:"Ritengo che editoria online e social media non siano competitori bensì partners. Non bisogna commettere errori di prospettiva: in questa fase, il giornalista deve preservare l'autorevolezza della fonte d'informazione. E bisogna essere presenti nella communities, dove si fruisce anche informazione. E' necessario saper distinguere fra la commodity delle news e l'autorevolezza, che non è una commodity. Le nuove sfide digitali si vincono con l'innovazione e pensando sempre al valore dell'informazione. In tal senso, tra qualche tempo Il Sole 24 Ore si presenterà con una versione online rinnovata".

Ha concordato Diego Antonelli, direttore Gazzetta.it:"Anche per noi della Gazzetta dello Sport, l'autorevolezza è importante. Il sito web Gazzetta.it è nato nel 1997 ed oggi conta su una community di crica 400.000 utenti. Puntiamo molto sul nostro marchio e dal punto di vista pubblicitario abbiamo raggiunto e superato il break-even (punto di pareggio fra costi e ricavi aziendali, N.d.A.) da due anni".

Intervento successivo di Lorenzo Montagna, amministratore delegato e direttore commerciale Yahoo! Italia:"Yahoo! ha circa 11 milioni di utenti in Italia, e, dopo il Brasile, è il paese in cui il servizio gratuito Yahoo! Answers viene usato maggiormente. Stiamo vedendo soltanto l'inizio del fenomeno del social networking. Yahoo! Italia è una azienda media che acquista contenuti di qualità ed è sempre in evoluzione. Gli incontri rappresentano delle opportunità, ma va considerato anche il lato economico. Per quanto riguarda il settore dei micropagamenti, attualmente vedo possibilità soltanto per piccoli servizi a valore aggiunto".

A seguire, Andrea Santagata, responsabile dell'aggregatore di news online Liquida:"La rete è diventata il più grande produttore di contenuti. La tecnologia è uno strumento a disposizione degli editori, che dovrebbero fare qualche passo in più. Bisogna mettere insieme, in maniera efficace, l'informazione (che è un bisogno) e il tempo speso per informarsi".

Ha aggiunto Francesco Barbarani, responsabile .FOX Networks Italia:"Il fatto di poter commentare un contenuto di qualità, dà soddisfazione agli utenti. Stiamo iniziando a muoverci in tal senso".

Piero Gaffuri, direttore new media Rai e amministratore delegato RaiNet, ha osservato:"Si può dire che abbiamo riposizionato i contenuti Rai attraverso YouTube: per quanto riguarda i contenuti condivisi, c'è forte complementarità fra YouTube e la nostra offerta Rai new media. Le persone desiderano 'meticciare' i contenuti. Credo all'autorevolezza del racconto".

Massimo Melica, managing partner dello Studio Legale Melica Scandelin & Partners, ha notato:"Internet è nata per essere libera, ma oggi vediamo che si cerca di limitare il business degli altri. All'interno della società digitale, l'Italia non sta andando allo stesso ritmo del resto del mondo. Possono avere successo quegli operatori che lavorano bene fin dall'inizio, con qualità e bravura. Lo user generated content in sé sta diventando quasi anacronistico: gli utenti generano community. E questo comporta implicazioni giuridiche nuove e da valutare. Ha senso responsabilizzare il provider di contenuti, non condannarlo. Un internet service provider non ha la responsabilità dei suoi utenti".