Parlando di economia con Loretta Napoleoni

Loretta Napoleoni
Le vicende economiche, finanziarie e politiche sono state al centro dell'attenzione durante l'estate 2011, e continuano ad esserlo. Europa, Italia, Stati Uniti, Cina e paesi emergenti: l'economia mondiale è ormai un intreccio di interdipendenze.

Loretta Napoleoni è una economista italiana di fama internazionale, vive da molti anni a Londra, e ha recentemente pubblicato un libro – Il Contagio, Rizzoli editore, Milano 2011 – dedicato all'analisi degli attuali fenomeni economici e politici mondiali. Le abbiamo posto alcune domande sui fatti economici che stanno accadendo nel 2011.

L'opinione pubblica internazionale è sempre più preoccupata per l'attuale situazione economica e politica nel mondo ed è sempre più disorientata sulle prospettive per il futuro. Come si è arrivati a questa situazione? Siamo arrivati a questa situazione attraverso l'applicazione di un modello economico neoliberista che ha promosso le diseguaglianze. Questo modello ha funzionato sia nelle democrazie sia nei regimi non democratici. Già l'Argentina, nel 2001, finì nel fallimento dopo aver applicato questo modello. Ciò che sta succedendo in questi anni nell'economia è la conseguenza di un cattivo governo da parte della politica. Le rivolte in Nord Africa e in Europa sono contro i politici più che contro i banchieri.

Cosa si deve fare per impostare l'attuale crisi economica e politica verso una soluzione corretta? Si esce dalla crisi soltanto quando si riesce a ripianare il debito. La politica che l'Europa sta conducendo – ovvero cercare di tenere in piedi l'euro attraverso l'acquisto da parte della Banca Centrale Europea del debito pubblico dei paesi PIIGS [Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna, nda] – non può funzionare nel lungo periodo, perché la Banca Centrale Europea deve stampare carta moneta e questo inflazionerebbe moltissimo l'economia europea. Anche se è vero che siamo in una fase di deflazione e gli effetti non si vedrebbero subito. Ma questa strategia politica si dirige contro una amministrazione dell'economia nordeuropea molto più disciplinata. Se tutto ciò avvenisse, quella disciplina che l'Europa si era imposta verrebbe a mancare. Nel lungo periodo, non credo che questa politica verrà approvata da tutti i paesi membri dell'Unione Europea, per cui paesi come ad esempio l'Olanda, la Finlandia e forse anche la stessa Germania non accetteranno questo tipo di politica. E, a quel punto, il rischio del default diventa molto elevato.

Cosa si deve fare per migliorare la situazione politica ed economica dell'Italia? Per quanto riguarda l'Italia, è necessaria una politica completamente nuova. Prima di tutto, bisogna risolvere il problema del debito e secondo me l'attuale politica economica italiana ed europea non funzionerà. L'alternativa può essere un default pilotato, simile a quello fatto per l'Islanda, dove si garantisce  il sostenimento dell'economia nazionale attraverso la garanzia del debito interno. Per garantire questo debito, sarebbe sufficiente una patrimoniale secca, dunque una tantum che produca abbastanza denaro: ciò manterrebbe in piedi le banche e avverrebbe l'uscita dall'euro con conseguente ritorno alla moneta nazionale: moneta nazionale che perderebbe quota rispetto all'euro e questo fatto rilancerebbe le esportazioni e rimetterebbe in moto l'economia.

Ci sono differenze fra l'approccio europeo e quello americano alla crisi? Non credo. Ci troviamo in una situazione che è ingestibile perché non è mai stata gestita prima di oggi. E non esistono clausole e protocolli di uscita da una situazione come questa: ad esempio, l'ipotesi che un paese dell'Unione Europea esca dall'euro non è mai stata presa in considerazione. Gli Stati Uniti, poi, non si sono mai trovati in una situazione in cui il debito è di dimensioni così rilevanti, e con una realtà politica interna così polarizzata da non riuscire neanche a trovare un accordo sull'aumento del tetto imposto al deficit. Per quanto riguarda il modello democratico, siamo in situazioni nuove, ed ingestibili secondo i modelli e i paradigmi del passato. Bisogna creare qualcosa di nuovo.

Nei paesi emergenti, Cina in testa, si assemblano e si producono molti beni di consumo destinati ad essere utilizzati in Occidente. Se le economie occidentali continuano ad essere in difficoltà, quali effetti si avranno sulle economie dei paesi emergenti? Le economie asiatiche hanno retto benissimo la contrazione del 2008 perché i mercati interni asiatici sono in crescita. Non credo che l'impatto di un'altra recessione occidentale – il double dip – possa creare una caduta della crescita o una recessione nei paesi emergenti, in particolare in Cina. Penso che il mercato asiatico sia ormai sufficientemente maturo per compensare gran parte della caduta relativa alla domanda occidentale. E, in tal senso, non dimentichiamo che ci sono anche altre aree in crescita come il Sud America, l'Australia e una parte sempre più consistente dell'Africa. Noi occidentali non siamo più importanti come un tempo.

Come si può valutare l'impatto delle nuove tecnologie e dei social networks negli avvenimenti geopolitici di questi anni? I social networks hanno dato alla società civile un potere che essa non aveva mai avuto. E questo nuovo potere viene usato per chiedere condizioni di vita migliori e una democrazia migliore. Senza i social networks, le rivolte politiche e sociali alle quali stiamo assistendo, non ci sarebbero, e non ci sarebbe neanche la consapevolezza di ciò che sta succedendo a livello politico ed economico.

Quale tipo di guida politica è necessario per affrontare il presente ed impostare il futuro? A questa domanda, può rispondere soltanto il popolo, perché bisogna vedere quale tipo di leadership ci si vuole dare. Sicuramente, in paesi dove c'è la possibilità di un default – Italia compresa – e se ciò avverrà, si richiederà un cambio totale della classe politica. Questo cambiamento non va inteso come un cambiamento della democrazia in un'altra forma di governo, ma come un mantenimento della democrazia con nuove figure politiche.

  • Gabriele Caramellino |

    @ Roberto Castellazzi
    Non è detto che la patrimoniale significhi denaro perso… In questo momento storico, la situazione economica e politica è decisamente complessa e bisogna tenere conto di molti elementi…
    @ Giulio Mancabelli
    ?

  • Gabriele Caramellino |

    @ Roberto Castellazzi
    Non è detto che la patrimoniale significhi denaro perso… In questo momento storico, la situazione economica e politica è decisamente complessa e bisogna tenere conto di molti elementi…
    @ Giulio Mancabelli
    ?

  • Giulio Mancabelli |

    condivisibili sono le sue preoccupazioni visto che grazie all’autoreferenzialità di casta l’Europa sembra sempre più italianizzarsi!? Purtroppo è l’obesità che rimane il rischio conclamato d’una devianza che si sta purtroppo imbrigliando in un’endemica patologica, quella che affligge l’intero occidente che ci sta rubando ogni futuro! Obesità, non solo per l’aspetto alimentare ma sempre più per l’aspetto burocratico particolarmente questo è quanto sta colpendo l’Italia ed sempre più l’Europa nel suo insieme dato il trend espansivo pluto burocratico che gli ambiti politici amministrativi stanno sempre più occupando. Incontrovertibilmente dimostrato dall’eccessiva proliferazione di livelli politico amministrativo che anacronisticamente caratterizza la realtà date le pachidermiche assemblee nelle quali si resta sempre più incartati per siffatti eccesivi livelli abnormemente rigonfi di rappresentanti. In quanto i parlamenti degli Stati europei così come i loro parlamentari sin dalla nascita ed insediamento del Parlamento Europeo avrebbero dovuto, tutti, scemare e numericamente ridursi sempre più in modo tale da scomparire nel tempo! Invece restiamo legati alla solita obsolescenza strutturale quando il muro è già dal secolo scorso –’89- crollato e non servono più contraltari per ripristinare nuove guerre fredde. Allora a quale europeismo ci stiamo richiamando se l’obsolescenza diventa regime! L’anacronismo di siffatti parlamenti statati europei è palesemente dimostrato dal fatto che talora i loro governi vengono commissariati dalle direttive europee l’attuale momento ne è pregno di siffatti condizionamenti. Allora, serve il coraggio d’un salto di qualità! Urge invertire questo perverso patologico trend iniziando ed applicare quanto le nuove tecnologie ed internet dimostrano permettere dato d quanto hanno saputo copiosamente applicare in modo fruttuoso i paesi emergenti -BRIC- che gli ha resi strutturalmente competitivi questo avallata dalla cronaca che sta diventando storia!? Oggigiorno, la competitività è tale da mettere tutti contro tutti e non ci possono essere più tempi diversi e/o comparti stagni, solo i nostri avi vivevano in ambiti ben definiti legati alla continuità, attualmente l’accelerazione e la discontinuità è tale da imporre di cambiare i parametri continuativamente urgono aggiornamenti su tutti i fronti. Quindi, per non rischiare nuove schiavizzazioni serve poter e saper superare questi gap (spread) inequivocabilmente, bisogna riguadagnare a livello “strutturale” fisiologia e, ciò non può che significare rendersi organicamente snelli a filiere corte! Bisogna ridurre i livelli di siffatte pletoriche pachidermiche assemblee: quella stessa europea per esimersi dal ridimensionarsi per non rischiare di restare imbrigliati nell’autoreferenzialità che potrebbe facilmente degenerare in patologia (La Dittatura europea I. Magli)!
    Quindi, serve iniettare ovunque competitività anche nei meccanismi elettorali per ingenerare dinamismo nei processi e nelle prassi effetti indispensabili a rendere autenticamente fisiologica la competitività. Serve un sistema elettorale che si strutturi secondo le esigenze dei nostri tempi questo è quanto la realtà trasuda ad ogni latitudine e quanto col semialterno si propugna che su una base proporzionale venga sostituito da una mandata al maggioritario in caso di fine anticipata della legislatura, ma, in questa evenienza la legislatura entrante non può modificare la Costituzione dopo la quale comunque, si ritornerà a mandate a base proporzionale! Proprio perché il momento pretende soluzioni sistemiche capace d’ingenerare un autentico dinamico concorrenziale bipolarismo aperto all’intero catalogo delle opportunità.
    Servono strutturali enucleati meccanismi tali da generare per “benchmarketing” sinergiche soluzioni capace di farci allinearci a quanto la stessa realtà protende e già offre su molti fronti per inscindibile intreccio fra democrazia e mercato che solo attraverso una strutturale convergenza per mainstream potrà sviluppare quel sinergismo che tuttora latita! Pertanto, si rende inderogabile adottare sistemi aperti che strutturalmente agiscano direttamente sui processi in modo da dissipare e contrastare rischi d’autoreferenzialità “di casta”! Specialmente in Italia si rischia di continuare a restare prigionieri di quel latente storico “inciucio” che la nostrana storia annovera: un rissoso immobilismo che fa confondere mezzi e fini… tale da lasciare ai soliti soli speculatori di turno mano libera a tutto tondo!
    trend avrebbe dovuto invertirsi ancora dagli anni 80 grazie a quanto le nuove tecnologie ed internet concedono e permettono di ridersi sempre più elastici e snelli a filiere corte per rendersi incontrovertibilmente competitivi
    che sempre più anacronisticamente caratterizza la sua struttura organizzativa sempre più prona ad ulteriormente autopromuovere e proliferare questo suo elefantismo burocratico quando questo suo demenziale anacronistico.

  • Giulio Mancabelli |

    condivisibili sono le sue preoccupazioni visto che grazie all’autoreferenzialità di casta l’Europa sembra sempre più italianizzarsi!? Purtroppo è l’obesità che rimane il rischio conclamato d’una devianza che si sta purtroppo imbrigliando in un’endemica patologica, quella che affligge l’intero occidente che ci sta rubando ogni futuro! Obesità, non solo per l’aspetto alimentare ma sempre più per l’aspetto burocratico particolarmente questo è quanto sta colpendo l’Italia ed sempre più l’Europa nel suo insieme dato il trend espansivo pluto burocratico che gli ambiti politici amministrativi stanno sempre più occupando. Incontrovertibilmente dimostrato dall’eccessiva proliferazione di livelli politico amministrativo che anacronisticamente caratterizza la realtà date le pachidermiche assemblee nelle quali si resta sempre più incartati per siffatti eccesivi livelli abnormemente rigonfi di rappresentanti. In quanto i parlamenti degli Stati europei così come i loro parlamentari sin dalla nascita ed insediamento del Parlamento Europeo avrebbero dovuto, tutti, scemare e numericamente ridursi sempre più in modo tale da scomparire nel tempo! Invece restiamo legati alla solita obsolescenza strutturale quando il muro è già dal secolo scorso –’89- crollato e non servono più contraltari per ripristinare nuove guerre fredde. Allora a quale europeismo ci stiamo richiamando se l’obsolescenza diventa regime! L’anacronismo di siffatti parlamenti statati europei è palesemente dimostrato dal fatto che talora i loro governi vengono commissariati dalle direttive europee l’attuale momento ne è pregno di siffatti condizionamenti. Allora, serve il coraggio d’un salto di qualità! Urge invertire questo perverso patologico trend iniziando ed applicare quanto le nuove tecnologie ed internet dimostrano permettere dato d quanto hanno saputo copiosamente applicare in modo fruttuoso i paesi emergenti -BRIC- che gli ha resi strutturalmente competitivi questo avallata dalla cronaca che sta diventando storia!? Oggigiorno, la competitività è tale da mettere tutti contro tutti e non ci possono essere più tempi diversi e/o comparti stagni, solo i nostri avi vivevano in ambiti ben definiti legati alla continuità, attualmente l’accelerazione e la discontinuità è tale da imporre di cambiare i parametri continuativamente urgono aggiornamenti su tutti i fronti. Quindi, per non rischiare nuove schiavizzazioni serve poter e saper superare questi gap (spread) inequivocabilmente, bisogna riguadagnare a livello “strutturale” fisiologia e, ciò non può che significare rendersi organicamente snelli a filiere corte! Bisogna ridurre i livelli di siffatte pletoriche pachidermiche assemblee: quella stessa europea per esimersi dal ridimensionarsi per non rischiare di restare imbrigliati nell’autoreferenzialità che potrebbe facilmente degenerare in patologia (La Dittatura europea I. Magli)!
    Quindi, serve iniettare ovunque competitività anche nei meccanismi elettorali per ingenerare dinamismo nei processi e nelle prassi effetti indispensabili a rendere autenticamente fisiologica la competitività. Serve un sistema elettorale che si strutturi secondo le esigenze dei nostri tempi questo è quanto la realtà trasuda ad ogni latitudine e quanto col semialterno si propugna che su una base proporzionale venga sostituito da una mandata al maggioritario in caso di fine anticipata della legislatura, ma, in questa evenienza la legislatura entrante non può modificare la Costituzione dopo la quale comunque, si ritornerà a mandate a base proporzionale! Proprio perché il momento pretende soluzioni sistemiche capace d’ingenerare un autentico dinamico concorrenziale bipolarismo aperto all’intero catalogo delle opportunità.
    Servono strutturali enucleati meccanismi tali da generare per “benchmarketing” sinergiche soluzioni capace di farci allinearci a quanto la stessa realtà protende e già offre su molti fronti per inscindibile intreccio fra democrazia e mercato che solo attraverso una strutturale convergenza per mainstream potrà sviluppare quel sinergismo che tuttora latita! Pertanto, si rende inderogabile adottare sistemi aperti che strutturalmente agiscano direttamente sui processi in modo da dissipare e contrastare rischi d’autoreferenzialità “di casta”! Specialmente in Italia si rischia di continuare a restare prigionieri di quel latente storico “inciucio” che la nostrana storia annovera: un rissoso immobilismo che fa confondere mezzi e fini… tale da lasciare ai soliti soli speculatori di turno mano libera a tutto tondo!
    trend avrebbe dovuto invertirsi ancora dagli anni 80 grazie a quanto le nuove tecnologie ed internet concedono e permettono di ridersi sempre più elastici e snelli a filiere corte per rendersi incontrovertibilmente competitivi
    che sempre più anacronisticamente caratterizza la sua struttura organizzativa sempre più prona ad ulteriormente autopromuovere e proliferare questo suo elefantismo burocratico quando questo suo demenziale anacronistico.

  • roberto castellazzi |

    spett sig.ra Loretta Napoleoni,convengo con lei quando dice che è una classe vecchia che ci governa e soprattutto incapaci di analizzare il mercato per poter trarre le giuste misure per superare ciò che sta avvenendo.io non sono un economista ma una ricetta l’avrei ed è semplice.si tratta a chi vendere il debito italiano alle scadenze dei btp,cct ectc.L’Italia è un paese ricco si dice.gli italiani hanno in pancia valori otto volte il debito.bene,allora i casi sono due;o si mette una patrimoniale come fanno negli altri paesi o si obbligano gli italiani tutti ad acqiustare i titoli di stato secondo il patrimonio posseduto.i titoli verranno remunerati a basso tasso, alla speculazione viene spuntato le unghie e tutto il sistema tornerà tranquillo come prima.certo chi non ha niente non acquisterà niente e chi ha tanto acquisterà tanto.comunque i propri soldi uno non li perde.Il debito è degli italiani della mia età,e da questi deve essere ripianato.Con la patrimoniale sono soldo persi e basta.poi a questo deve seguire in contemporanea una trasformazione della spesa dello stato in ogni settore e i soldi ricavati potrebbero andare in investimenti per lo sviluppo del paese e delle industrie.spero che con queste poche righe il mio concetto le sia chiaro .ringraziandola anticipatamente porgo distinti saluti.roberto castellazzi

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